27 Dicembre, 2024
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Coronavirus, braccio di ferro su Decreto Maggio. Più fondi agli ammortizzatori. Stato nelle imprese ma senza il controllo

Da 13 a 14 miliardi la copertura per la proroga della Cassa integrazione, dopo il giallo dei conteggi sbagliati. Sostegno pubblico per le aziende, con partecipazioni al capitale e risorse a fondo perduto. Tensioni tra Pd, M5S e Italia Viva

ROMA – Tensioni e relative lungaggini l’hanno trasformato da Decreto Aprile a Decreto Maggio. Ancora stanotte il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, e i capi-delegazione dei partiti di maggioranza, hanno limato (rigorosamente in videoconferenza) il provvedimento che dovrà innescare la “fase 2” dell’economia italiana.i La graduale uscita del nostro Paese dall’emergenza e l’ingresso in quella che, bene che vada, sarà una lunga recessione con il rischio ulteriore di precipitare in una depressione epocale. Il braccio di ferro tra i “soci” di governo si gioca soprattutto su ammortizzatori sociali e aiuti alle imprese. Nel primo caso, oltre alle diverse visioni di Pd e M5S, è andato in scena anche un balletto delle cifre sulle coperture necessarie alla proroga della Cassa integrazione Covid-19, con estemporanei problemi di risorse dovuti a presunti errori tecnici di conteggio tra Inps e governo (l’Adn Kronos in tarda serata ha paventato addirittura la necessità di reperire 7 miliardi). Con la soluzione finale dell’innalzamento da 13 a 14 miliardi dei fondi a copertura degli ammortizzatori che, nella bozza del decreto circolata negli ultimi giorni, vengono prorogati a tutto ottobre prossimo.

Tensioni tra Pd e M5S anche sull’incrocio tra Reddito di emergenza (Rem), Reddito di cittadinanza (Rdc) e ammortizzatori sociali, creato dalla ministra del Lavoro, la pentastellata Nunzia Catalfo, nella definizione delle misure del decreto: “Non vorremmo che passi il principio per cui è più vantaggioso farsi assistere che lavorare”, ha sostenuto il capo-delegazione dem, Dario Franceschini,  durante i vari vertici susseguitesi da ieri mattina, inaugurati da quello tra il premier Giuseppe Conte e lo stesso Gualtieri. Il Pd, in particolare, pone una questione di equità: un lavoratore part time o intermittente in cassa integrazione, così come il precettore della Naspi – ragionano i dem che, almeno su questo punto, ieri sera avrebbero incassato l’ok del M5s – rischia di vedersi riconoscere meno risorse di chi percepisce il Reddito di emergenza o il Rdc. Inoltre, il Rem conterrebbe la stessa distorsione nei criteri di equivalenza del Rdc, risultando più vantaggioso per i single che per le famiglie con figli.

Le misure su Rem, Rdc e sull’estensione a tutto ottobre degli ammortizzatori sociali dovrebbero dunque essere armonizzate nella versione definitiva del decreto, così come potrebbe essere sanata un’altra incongruenza: “Tre mesi di blocco dei licenziamenti e solo due di proroga degli ammortizzatori – fa notare il Pd – equivale a far fallire molte aziende”. Più fluido, politicamente, il percorso delle indennità (rimodulate e in alcuni casi rinforzate) per i lavoratori autonomi, dei vari bonus in soccorso alle famiglie e degli incentivi alle ristrutturazioni (possibile raddoppio di ecobonus e sismabonus). Per le misure a sostegno delle imprese, sulle barricate è invece Italia Viva che evidenzia “differenze culturali molto profonde su come spendere i soldi”. Gualtieri pensa a uno schema a quattro punte: l’intervento di Cdp nel capitale delle aziende con fatturato oltre i 50 milioni da rilanciare o a rischio assalto straniero; l’affiancamento pubblico a fondo perduto “condizionato” per le ricapitalizzazioni delle imprese tra 5 e 50 milioni di fatturato; intervento a fondo perduto per quelle sotto i 5 milioni; intervento delle Regioni per le imprese più piccole.”I contributi e gli incentivi alle ricapitalizzazioni – spiegano fonti del Tesoro – non prevedono interventi nel controllo e nella governance delle imprese” .Risorse in arrivo anche per sanità e editoria.

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