Servono subito investimenti per sostenere il sistema produttivo, l’occupazione, l’istruzione e per arginare povertà e disuguaglianze, in linea con l’Agenda 2030 e il Green deal europeo. È uno dei punti qualificanti del nuovo Rapporto dell’ASviS “Politiche per fronteggiare la crisi da COVID-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. Con questo studio, pubblicato il 5 maggio, l’Alleanza valuta l’effetto della crisi sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, proponendo una serie di azioni ritenute necessarie e urgenti per stimolare la ripresa. IL DOCUMENTO E’ AL SEGUENTE LINK:
https://www.lagone.it/wp-content/uploads/2020/05/RapportoASviSCovidAgenda2030.pdf
Il Rapporto parte da un’assunzione: gli italiani sono ormai consapevoli non solo dei legami tra rischi ambientali e possibile insorgenza di pandemie, ma anche della fragilità dell’attuale sistema economico e sociale. Come confermano le recenti rilevazioni di Ipsos e Eumetra, è aumentata rispetto a pochi mesi fa la priorità assegnata alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile. Per questo, incalza l’Alleanza, anche le politiche di rilancio per superare la crisi dovranno seguire la stessa ottica: maggiore sicurezza dei lavoratori, innovazione e capacità di cogliere le opportunità offerte dalla Green economy.
“L’Italia deve decidere che direzione prendere: se proseguire su quella indicata dalla Legge di Bilancio per il 2020, molto più orientata alla sostenibilità delle precedenti, e degli orientamenti strategici dell’Unione europea o se, in nome della crescita del Pil a tutti i costi, sacrificherà i progressi fatti o programmati per i prossimi anni, primo fra tutti il processo di decarbonizzazione, la sicurezza dei lavoratori e l’equità sociale”, ha sottolineato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini.
Il Rapporto, realizzato grazie al contributo degli oltre 600 esperti operanti nei gruppi di lavoro dell’Alleanza, rileva che lo shock da Covid-19 ha un grave impatto sul capitale economico (drastica riduzione della capacità produttiva, accelerata dalla caduta degli investimenti, e quindi dell’accumulazione di capitale; caduta della ricchezza attuale e prospettica), sul capitale umano (la disoccupazione e la sottoccupazione riducono le conoscenze degli individui; il lockdown ha un impatto negativo sulle attività formative nei confronti dei giovani, degli adulti e dei lavoratori) e sul capitale sociale (riduzione delle interazioni; difficoltà operative per il Terzo Settore). D’altra parte gli effetti sul capitale naturale, positivi nella fase di blocco delle attività socio-economiche, possono diventare negativi nella ripartenza, qualora non si adottino misure per lo smaltimento corretto di dispositivi di protezione individuali come mascherine e guanti, per ridurre l’uso di plastica monouso nelle attività di ristorazione, per evitare il ricorso generalizzato ai mezzi di trasporto privati e per evitare l’abbandono dei programmi di transizione ecologica e di decarbonizzazione.
Di fronte ai tanti e variegati riflessi della crisi, è il ragionamento dell’Alleanza, occorre un deciso cambio di paradigma produttivo, che consenta al Paese di “rimbalzare in avanti”, scongiurando il semplice ritorno al passato, in coerenza con gli orientamenti europei, anche in vista dell’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno messe a disposizione dall’Unione europea.
Il Rapporto propone una serie di azioni, sia trasversali sia specifiche, a favore dello sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni (economiche, sociali, ambientali e istituzionali). Azioni che, ha osservato il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini, “potrebbero essere utilizzate dal Governo per disegnare le politiche orientate a fronteggiare l’emergenza economica e sociale, nonché per disegnare quelle per il rilancio del Paese”. Tra le più rilevanti,
• la semplificazione delle procedure amministrative per consentire un’attivazione rapida degli investimenti pubblici, anche in vista di un utilizzo tempestivo dei futuri fondi europei;
• il ripensamento del ruolo dello Stato, a integrazione e supporto dell’azione del settore privato, per la salvaguardia dei beni comuni e la promozione di comportamenti economici orientati al benessere di tutti. Ciò comporta l’accelerazione della transizione all’economia circolare, una maggiore protezione della salute e dei diritti dei lavoratori, l’estensione alle medie imprese dell’obbligo di rendicontazione dell’impatto sociale e ambientale della loro attività, l’introduzione di finanziamenti con garanzia pubblica per lo sviluppo sostenibile;
• l’accelerazione della transizione digitale come driver per lo sviluppo sostenibile, da affiancare a misure per la conciliazione tra vita e lavoro (con particolare attenzione alla condizione femminile, che in questa situazione rischia di essere sacrificata) attraverso il welfare aziendale e lo smart working, con effetti positivi sulla mobilità e vantaggi per il clima e la qualità dell’aria;
• considerare centrale il capitale naturale, base della nostra salute, del nostro benessere e del modello di sviluppo, e promuovere un piano di azione per le politiche abitative, la rigenerazione urbana e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio;
• salvaguardare e rafforzare l’infrastruttura culturale, in ogni territorio e a livello nazionale, favorendo una relazione integrata fra mondi della cultura, dell’educazione e del turismo;
• cogliere la sfida della didattica a distanza per migliorare l’accesso alla conoscenza, la qualità dell’apprendimento, ridurre le disuguaglianze e offrire anche agli adulti occasioni di formazione continua lungo l’intero arco della vita;
• utilizzare rapidamente, e in un’ottica sistemica, i fondi di coesione europei e nazionali della programmazione 2014-2020 ancora non impegnati dallo Stato e dalle Regioni per progetti nel Mezzogiorno.
‘L’obiettivo delle politiche pubbliche deve essere quello di ridurre al massimo gli effetti negativi dello shock e stimolare la “resilienza trasformativa” del sistema socioeconomico. Per questo si devono “ricostruire” al più presto tutte le forme di capitale deteriorato dalla crisi, specialmente quello umano”, ha concluso Giovannini.
Insieme al Rapporto l’ASviS ha anche diffuso un’analisi del cosiddetto “Decreto liquidità” il decreto legge 23 dell’8 aprile “Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali”, alla luce dei17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Per ogni articolo di questo decreto, l’Alleanza, basandosi sul paper elaborato dal Joint Research Center (JRC) della Commissione europea “Building a scientific narrative towards a more resilient EU Society”, ha assegnato i provvedimenti basandosi sulle cinque dimensioni individuate dalla ricerca: politiche che prevengono, preparano, proteggono, promuovono e trasformano. Nel caso del decreto “Liquidità”, come già per il “Cura Italia” analizzato con la stessa metodologia il 30 marzo, gran parte degli articoli possono essere ricondotti a misure di “Protezione”, ma in questo casocon particolare attenzione agli Obiettivi 8 e 9 dell’Agenda 2030 (Lavoro, Investimenti). Non mancano tuttavia misure relative agli Obiettivi 1 e 10 (lotta alla povertà e riduzione delle disuguaglianze), all’Obiettivo 3 (rafforzamento del sistema sanitario) e all’Obiettivo 16 (Miglioramento dei meccanismo istituzionali).
Il Portavoce dell’Alleanza è Enrico Giovannini, professore ordinario di statistica economica presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e già presidente dell’Istat e ministro del lavoro e delle politiche sociali,
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) è nata il 3 febbraio del 2016, su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
L’Alleanza riunisce attualmente oltre 220 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile, quali:
- associazioni rappresentative delle parti sociali (associazioni imprenditoriali, sindacali e del Terzo Settore);
- reti di associazioni della società civile che riguardano specifici Obiettivi (salute, benessere economico, educazione, lavoro, qualità dell’ambiente, uguaglianza di genere, ecc.);
- associazioni di enti territoriali;
- università e centri di ricerca pubblici e privati, e le relative reti;
- associazioni di soggetti attivi nei mondi della cultura e dell’informazione;
- fondazioni e reti di fondazioni;
- soggetti italiani appartenenti ad associazioni e reti internazionali attive sui temi dello sviluppo sostenibile.