23 Novembre, 2024
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Plasma, la nuova promessa contro il coronavirus, fra bufale social e polemiche politiche

(La Repubblica)  Il trattamento con gli anticorpi delle persone guarite è promettente.

I risultati della sperimentazione a Pavia e Mantova sono attesi a giorni.

I medici lanciano l’appello: “Raccogliamo sacche oggi per la seconda ondata in autunno”. Il governo promette più risorse. E Salvini si chiede: “Perché nessuno ne parla in tv?”

Sulla cura con il plasma dei convalescenti, gli esperti mettono in guardia contro il clima da stadio e le bufale social. E come dargli torto. La sperimentazione al San Matteo di Pavia e al Carlo Poma di Mantova sui primi 52 pazienti con il coronavirus ha dato risultati promettenti. Che però non sono stati pubblicati: ci vorrà ancora qualche giorno. Il plasma dei guariti – da cui vengono estratti gli anticorpi, poi reinfusi in altri pazienti – si è dimostrato terapia utile anche in Cina. E circa 4 mila pazienti sono in trattamento negli Stati Uniti. I dati sui primi 15 – tutti dimessi dall’ospedale – sono già stati pubblicati.

Con tutte le cautele del caso, ci sono speranze che il metodo usato in passato anche contro Sars ed Ebola possa darci una mano. Ma il sedicente medico Mauro Rango, residente alle Mauritius, in un messaggio molto diffuso su WhatsApp si spinge oltre, dicendo: la cura per il coronavirus esiste già “ma noncielodicono”. Non si trattiene il virologo del San Raffaele Roberto Burioni, che invita a stare attenti alle “sciocchezze” relative al plasma che girano sui social. Lo stesso Burioni, sul suo sito Medicalfacts, descrive comunque la terapia come promettente, anche se condizionata da una serie di limiti.

Il primo collo di bottiglia è la carenza di donatori. Non tutti i convalescenti hanno un numero di anticorpi sufficiente (poco più di uno su due, fra gli ex pazienti che hanno avuto una malattia seria, con ricovero in ospedale). Un buon donatore può aiutare al massimo altri due pazienti, perché il numero dei suoi anticorpi è limitato. Lo stesso primario di immunoematologia del San Matteo, che ha condotto la sperimentazione ufficiale, Cesare Perotti, ha invitato tutti gli ospedali a “raccogliere più sacche possibile e congelarle, in vista di un possibile ritorno del virus a ottobre”.

Ci sono poi dei problemi di sicurezza: con il sangue si possono trasmettere eventuali infezioni, Hiv ma non solo. I controlli, prima di un prelievo, sono ovviamente rigorosissimi. Ma in Gran Bretagna il National Health System ha deciso di escludere dalle donazioni i convalescenti omosessuali (uomini che negli ultimi tre mesi hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini). I gay sono stati per lunghi periodi banditi anche dalle normali donazioni di sangue. Le polemiche sono ovviamente state al calor bianco.

Sul carro molto popolare della plasmaterapia non poteva non saltare il leader della Lega Matteo Salvini. “Dateci una mano, facendo sapere agli italiani quello che molte tv nascondono” ha detto su Facebook. “Funziona in tanti ospedali una cura al virus che è gratis o quasi. Perché non si sperimenta a livello nazionale, non se ne parla a livello nazionale?”. L’uso del plasma in realtà non è un segreto per nessuno. Lo hanno suggerito per primi i cinesi. La sperimentazione ufficiale di Pavia e Mantova è partita il 17 marzo e da giorni filtrano le prime notizie incoraggianti sui risultati. Oltre ai 52 pazienti arruolati per il trial, i medici del San Matteo e del Carlo Poma ne hanno curati altri 45-50 in regime di uso compassionevole. Alcune decine di sacche sono state donate ad altri ospedali in tutta Italia. E la terapia viene già studiata o applicata in Puglia, Trentino, Lazio, Toscana e in un’altra manciata di regioni italiane.

Quanto ai costi, il direttore del centro trasfusionale del Carlo Poma di Mantova, Massimo Franchini, spiega: “E’ una terapia molto semplice, usata da tanti anni. Per trattare il plasma da usare contro il Covid e renderlo sicuro oggi vengono usate tecnologie innovative. Anche i costi sono contenuti. Il plasma viene infatti donato gratuitamente. Il costo per la cessione ad altri ospedali è abbastanza basso, attorno ai 172 euro. Considerando che da ogni sacca si ricavano due dosi da infondere nei pazienti, ogni trattamento ha un costo di 86 euro”.

Un altro dei limiti della terapia è la disponibilità di macchine chiamate “separatori cellulari”, capaci di estrarre gli anticorpi dal sangue. Diversi ospedali stanno aspettando il loro arrivo per poter iniziare a usare la tecnica. A nome del governo ha parlato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. Ad Agorà, su Raitre, ha ribadito che occorre attendere la pubblicazione dei risultati ufficiali della sperimentazione. “Ma si tratta di una ricerca su cui è opportuno investire e il Centro nazionale sangue è già stato attivato”.

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