“A chi dice ‘aprite, aprite, aprite’ rispondo sì, ma in sicurezza. I prossimi focolai potrebbero essere nei luoghi di lavoro.
Il rischio c’è – mentre nella prima fase lo erano stati gli ospedali e le Rsa, dove ora invece c’è sicurezza massima”. Lo dice all’Adnkronos il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia.
“Ecco perché – prosegue – serve prudenza e occorre poter ripartire garantendo la massima sicurezza nei bar, ristoranti, centri estetici, ad esempio, prima di farli ripartire. Massima sicurezza per clienti e lavoratori, naturalmente”.
Quanto alla cig, assicurare la cassa integrazione entro un mese “è essenziale, dobbiamo farlo. E’ un imperativo e sarà fatto tutto il possibile” sottolinea.
I protocolli di sicurezza che attendono le Regioni per riaprire le attività ancora chiuse? “Meglio qualche giorno in più ma far le cose per bene, e non tornare indietro per farle in fretta, come avvenuto in altri Paesi europei” dice il ministro per gli Affari regionali.
“Come è accaduto sempre finora – rivendica – i protocolli verranno sottoposti al vaglio delle parti sociali dal premier. Per noi ha senso agire così: fare le cose per bene, nel confronto e col tempo necessario. Sicurezza sul lavoro, diffusione del contagio e regole condivise sono all’ordine del giorno della riunione di domani col premier, il ministro della Salute Roberto Speranza e tutti i governatori. Ci confronteremo sui contenuti, ma stiamo lavorando per una differenziazione territoriale a partire dal 18 maggio: da lì probabilmente ogni regione potrà decidere di aprire o restringere” la stretta anti-Covid-19.
Anche perché, spiega ancora il ministro, “da giovedì partirà questo monitoraggio dei dati basato su un modello efficace che consente di controllare lo stato di ogni regione. Tutti potranno andare sul sito della Protezione Civile e del ministero della Salute per monitorare i rischi e il livello di contagio, e ogni presidente” sulla base dei parametri messi a punto con la circolare del ministero della Salute e la griglia delle variabili “può decidere di aprire o restringere”.
Una delle ipotesi sul tavolo, spiega, è aprire agli spostamenti da una Regione all’altra step by step, prima dando il disco verde a quelle limitrofe e con minori contagi, poi in seconda battuta a tutte le altre. Di certo però è escluso che ci si potrà muovere tra Regioni diverse già dal 18 maggio.
Gli spostamenti interregionali “dipendono dal sistema di monitoraggio, poi, con ogni probabilità, ci sarà un meccanismo che consentirà di decidere chi può andare dove. La mia tesi è la seguente: se ci sono due Regioni limitrofe e con basso rischio, lo stesso rischio, allora ci si può spostare, ma non dal 18 maggio comunque, occorrerà più tempo. Ma è chiaro – rimarca – che chi è a basso rischio non può aprire a chi, invece, ha un alto rischio di contagio”.
A chi gli chiede di possibili chiusure di ‘frontiera’ tra Nord e Sud, Boccia risponde: “Nessuno deve chiudere a nessuno, ma bisognerà aprire gradualmente in base alle condizioni della singola regione per contenere i rischi. In questo c’è la massima collaborazione, quando saremo pronti, i cittadini di due Regioni a basso rischio e limitrofe potranno spostarsi“.
Il bagno nel mare di Mondello o l’aperitivo ai Navigli? “Per ora l’unico vaccino che abbiamo è il nostro comportamento, fin quando non ci sarà certezza di star meglio, di aver superato” il Covid-19 e di aver trovato un vaccino che metta ko il virus “l’unica arma che abbiamo è il distanziamento sociale. Perciò rispettiamo il prossimo, chi abbiamo accanto e chi incontriamo per strada” dice Boccia.
“A nessuno piace essere rigoroso o burbero – riconosce – è come in casa quando c’è da far rispettare le regole, il mestiere più complicato. Questo ha portato il premier ad adottare quella che per me è la madre di tutte le virtù, la prudenza. E’ chiaro dal primo momento che quella che noi chiamiamo normalità tornerà solo quando avremo un vaccino. Quella che viviamo dal 4 maggio è una ‘nuova normalità’, ma non prevede certo gli aperitivi ai Navigli o il bagno a Mondello. Devono capirlo tutti, è in questo ha fatto bene il sindaco Sala ad essere molto duro”.
Siamo usciti dal lockdown “con un sacrificio enorme per tutto il Paese, per sei settimane gli italiani sono rimasti a casa, dandoci la possibilità di rafforzare il Sistema sanitario a dare respiro agli operatori, medici e infermieri. Ecco perché ora gli interruttori vanno premuti uno alla volta e non tutti insieme, altrimenti vanificheremmo i nostri sacrifici. Dobbiamo fare il possibile per non tornare indietro, sarebbe un danno economico immenso che non possiamo permetterci. Ecco perché occorre agire con gradualità”, rimarca Boccia.
(AdnKronos)