Istat: livello mai registrato finora, superiore alla crisi del 2008. Giù anche l’alimentare
Crolla a marzo la produzione industriale italiana. Lo rileva l’Istat, che stima a marzo un calo dell’indice destagionalizzato della produzione industriale del 28,4%. Corretto per gli effetti di calendario, l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 29,3% (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di marzo 2019).
“A marzo – osserva l’Istat nel commento – le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19 determinano un crollo della produzione industriale italiana. In termini tendenziali l’indice corretto per gli effetti di calendario mostra una diminuzione che e’ la maggiore della serie storica disponibile (che parte dal 1990), superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009. Senza precedenti anche la caduta in termini mensili dell’indice destagionalizzato”.
Nella media del primo trimestre dell’anno, il livello destagionalizzato della produzione diminuisce dell’8,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel dettaglio, spiega l’Istat, l’indice destagionalizzato mensile mostra marcate diminuzioni congiunturali in tutti i comparti; variazioni negative caratterizzano, infatti, i beni strumentali (-39,9%), i beni intermedi (-27,3%), i beni di consumo (-27,2%) e l’energia (-10,1%).
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a marzo 2020 diminuzioni particolarmente accentuate in tutti i settori; pertanto variazioni negative si registrano per i beni strumentali (-39,0%), i beni intermedi (-28,7%), i beni di consumo (-26,2%) e l’energia (-10,5%).
Tutti i principali settori di attività economica registrano variazioni tendenziali negative. Le più rilevanti sono quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto (-52,6%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-51,2%), della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-40,1%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-37,0%) mentre il calo minore si registra nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-6,5%).
“Tutti i principali settori di attività economica registrano flessioni tendenziali e congiunturali – osserva ancora l’Istat nel commento – in molti casi di intensità inedite: nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta congiunturale e tendenziale supera ampiamente il 50%. Relativamente meno accentuato e’ il calo nelle industrie alimentari, bevande e tabacco che, considerando la media degli ultimi tre mesi mantengono una dinamica tendenziale positiva”.
(Agi)