Tra i nodi, lo scudo penale per i datori di lavoro in merito alla sanatoria di 500 mila stranieri con un permesso di soggiorno di 6 mesi, e l’Irap, con Iv che chiede la cancellazione per tutto il 2020. I pentastellati: no a regolarizzazioni indiscriminate. Slitta ancora la riunione preparatoria.
Sono ancora molti i nodi da sciogliere che ostacolano l’atteso via libera all’ex decreto aprile, ora ribattezzato dl rilancio. E nonostante i propositi difficilmente il provvedimento potrà approdare in Consiglio dei ministri stasera. Tanto che la riunione preparatoria, prevista inizialmente stamattina, poi slittata alle 14, è stata spostata alle 18.
Le distanze all’interno della maggioranza restano ampie e su diversi fronti, a partire dalla regolarizzazione dei migranti. Ieri notte il compromesso sembrava raggiunto con il via libera alla sanatoria dei lavoratori irregolari per agricoltori, colf e badanti subordinando i permessi temporanei previsti per sei mesi a un rigido controllo dell’Ispettorato del lavoro. E con la condizione che la regolarizzazione fosse accompagnata dalla garanzia di uno scudo legale per il datore di lavoro e che la platea fosse limitata a chi ha un permesso di soggiorno scaduto dall’ottobre 2019.
Perché M5s dice no
Ma i 5 Stelle continuano a sollevare obiezioni e la mediazione non è gradita da chi nel Movimento si oppone a qualsiasi tipo di sanatoria. “Sul tema dei lavoratori stagionali, rimaniamo fortemente contrari rispetto a qualunque intervento che si configuri come una regolarizzazione indiscriminata. Non riteniamo questa una soluzione che possa rispondere alle reali esigenze nostre aziende del settore agroalimentare. Confermiamo il nostro principio di partenza: il permesso di soggiorno deve essere legato ad un contratto di lavoro, non viceversa”, si legge in una nota M5s, “resta poi confermato il nostro fermo ‘no’ rispetto a qualunque ipotesi di sanatoria sui reati commessi”.
Fonti parlamentari del Pd fanno trapelare lo stupore per la presa di posizione del Movimento 5 stelle. “Pensavamo – osservano le stesse fonti – che fosse stato raggiunto un accordo coerente. Non si capisce qual è il punto di sofferenza”.
Le divergenze su Irap e turismo
Altro tema spinoso il taglio dell’Irap, fortemente richiesto da Confindustria. Un primo segnale di risposta alle istanze del mondo degli industriali era arrivato ieri sera dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che aveva annunciato l’eliminazione del saldo e acconto di giugno, ma già stamattina il viceministro Misiani ha corretto parzialmente il tiro parlando di una riflessione in corso. Le imprese chiedono di più eIv e M5s spingono per la cancellazione generalizzata della rata, un intervento che richiederebbe più risorse di quelle disponibili. Italia Viva è tornata a ribadire che bisogna aiutare le aziende a ripartire senza entrare nei cda.
Un altro fronte aperto è quello del turismo. Ai renziani non piace il tax credit fino a 500 euro per le vacanze destinato alle famiglie a basso reddito e hanno chiesto di modificare l’impianto della misura.
Ad alzare il tiro è stata Maria Elena Boschi su Facebook: “Sono stata la prima a chiedere di istituire un bonus vacanze e giudico questa misura molto utile. Ma ieri abbiamo visto che il bonus è diventato un complicato meccanismo di credito di imposta che non garantisce risorse immediate alle imprese. Oltre ad essere limitato ad alcune famiglie e non per tutti. Considerato che le risorse sul turismo sono meno del previsto nel DL, credo sia giusto cambiare il bonus vacanze per renderlo più semplice e immediato”. E se questo non è possibile Iv chiede di “destinare gli oltre 2 miliardi – almeno in parte – per misure che vadano alle imprese alberghiere direttamente. A cominciare da Imu e fondo perduto”.
Anche sul Reddito di emergenza restano le divergenze: nonostante la formula di compromesso alla fine preveda una dote ridotta a circa 1 miliardo per il sussidio che sarà riconosciuto in due quote con una serie di paletti – quindi nessuna soluzione strutturale come richiesto dai 5 Stelle – i malumori dei renziani continuano a farsi sentire. E anche il capitolo delle risorse per la sanità e’ ancora al centro del confronto.
(Agi)