Riceviamo e pubblichiamo
“Secondo me Travaglio ha alzato le insegne ed è partito lancia in resta a guisa del cavaliere pronto a sfidare chiunque a singolar tenzone per difendere la “principessa ” Bonafede.
Ma non credo che Bonafede gli avesse dato il suo foulard come viatico per la pugna.
Ha scritto un centinaio di righe per ricordarci che coloro che ora attaccano Bonafede sono gli stessi a cui vengono attribuiti gravi errori ,accertate o asserite collusioni con la mafia,in sede di procedimenti indiziari o in reati prescritti.
Ha tenuto a raccontare,con assoluta , inappellabile e granitica convinzione, le inenarrabili malefatte dei socialisti,i peccati mortali di Berlusconi e le dolose amnesie di Renzi, Salvini e Meloni.
Per il momento non ha conficcato troppo il coltello nella piaga del PD ,dimenticando all’occorrenza le molteplici accuse rivolte al partito ,tenuto conto che attualmente è al governo alleato dei cinque stelle.
Detto questo ho cercato di rispolverare la mia modesta, scusate la falsa modestia, esperienza per cercare di trovare il bandolo della matassa.
I fatti.
Nel 2018 il ministro Bonafede chiede al dott. Di Matteo se era disponibile a ricoprire l’incarico di direttore del Dap,il dipartimento che ha la responsabilità del sistema carcerario,
o quello di responsabile degli Affari Penali,che dopo la morte di Falcone veniva considerato un ruolo di livello inferiore.
Questo avviene il giorno x.
Il dott. Di Matteo chiede 48 ore per rispondere.
Il giono x più uno,cioé il giorno successivo il dott. Di Matteo dichiara al ministro di accettare l’incarico di direttore del DAP e aggiunge che da relazioni riguardanti le realtà delle carceri emergerebbe un chiaro dissenso e una manifesta contrarietà alla sua nomina ad un incarico così influente sul sistema carcerario.
In tale circostanza ,il ministro comunica di avere già affidato quella funzione ad un altra persona e gli propone di accettare il ruolo di capo degli Affari Penali.Il dott.Di Matteo rifiuta sottolineando che questo incarico alternativo lo poneva in posizione subalterna e non direttamente incidente sulla lotta che lo vedeva da anni impegnato contro le mafie.
Prescindo dal trattare quello che è successo nel corso della trasmissione di Giletti. I commenti li lascio a Travaglio.maestro del processo alle intenzioni,e agli esperti della domenica dopo pranzo.
Analisi dei fatti.
Primo,il ministro ha detto che conosceva da tempo la relazione sul dissenso dei carcerati e ha dichiarato che non vi fu interferenza diretta o indiretta nella sua decisione.
Bene,quindi dobbiamo credere che non vi abbia dato peso. E ci mancherebbe che gli incarichi ora venissero dati sentito il parere dei condannati al 41 bis.
Secondo,il ministro ha detto a Di Matteo di ritenere che nello svolgimento dell’incarico alternativo avrebbe potuto ottenere risultati ancora maggiori.
E del tutto evidente che questa cosa il ministro non la pensasse veramente altrimenti avrebbe l’avrebbe proposto in via prioritaria e non in alternativa,oltre al fatto che è noto che si tratti di un incarico non apicale.
Considerazioni.
Ha senso la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Bonafede?No.
La sua è stata una decisione politica assunta, a mio parere in buonafede.
Si può addossare a lui la responsabilità del disastro tecnico giuridico conseguente alla numerosissime scarcerazioni?No ,a meno che non venga provato che il ministro abbia avallato la decisione di scarcerare i mafiosi senza avere pensato a trasferirli in strutture idonee a salvaguardarne la salute.
Al massimo gli si potrebbe attribuire negligenza in vigilando ,anche se dovremmo tirare in ballo tutto il suo staff della cui caratura professionale sarebbe ora che ci si accertasse.
Questo è un discorso che ci porterebbe oltre, fino allo staff del Presidente del consiglio, di cui prima o poi sarà necessario che i media, non proni, ne conoscano e analizzino i curricula e i mentori.
I media.
La questione non ha suscitato grande interesse sui giornali.Il corrierone ha riportato la notizia a pagina 25 nelle cronache.Successivamente c’è stato qualche timido tentativo di capirci qualcosa.Prendo come esempio valido quanto ha scritto oggi Aldo Grasso che ha titolato” l’oscura apoteosi del vago” in cui ipotizza che uno dei due abbia mentito.
Personalmente non sono di questo parere.
Il dott,Di Matteo si è espresso da magistrato raccontando i fatti senza fare allusioni al peso che avrebbe esercitato la relazione sul dissenso dei carcerati.
Il ministro ha replicato che la sua decisione prescindeva dalla relazione di cui era a conoscenza.
Valutazioni.
I cittadini italiani ,non uso le parole popolo italiano per non essere tacciato di populismo, hanno il diritto di sapere veramente cosa e chi abbia convinto il ministro Bonafede a cambiare idea in merito all’incarico da affidare al dott. Di Matteo.
Ribadisco che a mio parere il ministro abbia agito secondo coscienza ma allo stesso tempo mi permetto di chiedergli di fare mente locale e ricordare con chi ha esaminato la questione nelle 24 ore intercorrenti tra il giorno in cui ha proposto al dott.Di Matteo l’incarico quale direttore del Dap e il giorno successivo quando ha cambiato idea.
Quali sono gli appunti che il suo staff o altri personaggi hanno sottoposto alla sua attenzione e quale “disinteressato ” parere gli è stato formulato e da chi.
Non si tratta di una questione di “secondo momento”,potremmo arrivare a comprendere molte cose e non solo riguardanti questa vicenda.
Donato Mauro”