23 Novembre, 2024
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Il bazooka disarma i sovranisti

Salvini e Meloni balbettano sui 500 miliardi a fondo perduto del Recovery Fund Nella Lega e in Fdi un profluvio di “vediamo”. Forza italia favorevole

Francia e Germania spiazzano i sovranisti italiani. Il bazooka da 500 miliardi euro, denaro da rastrellare sui mercati e da cedere ai governi Ue (Recovery Fund), mette in imbarazzo il destracentro.

Quando ieri pomeriggio la notizia piomba a Montecitorio, a Palazzo Madama, nella segreteria della Lega, la reazione non è la solita a colpi di tweet, di dirette facebook, di comunicati al vetriolo contro la tecnocrazia europea di Merkel e Macron. No. Semmai la notizia si trasforma in una domanda: “E ora cosa facciamo?”. Matteo Salvini replica di primo acchito ma poi si silenzia. “Merkel e Macron – scolpisce ospite di Barbara D’Urso su Canale 5 – hanno fatto una conferenza stampa. Sempre soli. Non si capisce se c’è una Unione europea o decidono tutto Francia e Germania. Ci hanno detto che il Recovery Fund è dimezzato ed è solo un prestito destinato ad alcuni settori”.

Fino a sera via Bellerio non proferisce verbo. Tutti muti perché imbarazzati da una proposta che questa volta appare “irrifiutabile”. Non a caso un altissimo dirigente del fu Carroccio che segue il dossier si serve di queste parole: “Mi sembra positivo. Vediamo come evolve”. Apriti cielo.

Che è cosa differente e distante dalla solita propaganda anti Ue a prescindere propalata dall’euroscettico Alberto Bagnai. Il responsabile economico di via Bellerio si prende 24 ore prima di pronunciarsi. Ed è già questo un segnale di come lui, Bagnai, abbia pochi proiettili in canna. Prima un tweet e poi una nota: “Le fake news che stanno circolando rendono però necessario un chiarimento importante. Definendo il fondo Merkel-Macron un finanziamento ‘a fondo perduto’ il premier ha mentito agli italiani. In realtà la proposta franco-tedesca parla esplicitamente di un ‘piano vincolante di restituzione’ da parte degli Stati dei denari da essi ricevuti. Per gli Stati membri l’accesso al fondo quindi sarà un debito”. A dire il vero, però, la nota franco-tedesca non affida la restituzione agli Stati ma a un meccanismo secondo il quale la Commissione accantona una parte del bilancio per ripagare gli investitori.

Sia come sia, la domanda delle domande è sempre la stessa: “Ma qual è la posizione di Salvini?  “La linea del partito è quella di Bagnai”, giurano.

Non a caso, ospite di Stasera Italia su Rete 4, Salvini sposa la linea dell’euroscettico: “Questi soldi del fondo europeo sono in prestito, sono come il Mes, mica è un regalo. Non condanno l’idea, ma è un prestito. Uno può dire se un prestito gli conviene o meno. Ma al momento non c’è una lira, un euro a fondo perduto”. Eppure da ambienti leghisti si fa notare come l’ala che fa riferimento a Giancarlo Giorgetti, vale a dire la costola moderata-europeista della Lega che giorno dopo giorno prende forma, preferisca non alimentare la polemiche. E si tiene a debita distanza. Non interviene Massimo Garavaglia, ex sottosegretario all’Economia. Non interviene Edoardo Rixi. E non lo fa nemmeno Riccardo Molinari, altro colonnello che può considerarsi di rito giorgettiano.

Ed è questo ultimo un atteggiamento non dissimile da Fratelli d’Italia, l’altra gamba del sovranismo italiano.

E’ vero, a caldo Giorgia Meloni ha sparato ad alzo zero: “Macron e Merkel oggi ci tenevano a farci sapere un po’ di cose. Primo: in Europa comanda l’asse franco tedesco. Secondo: Conte e il governo Pd- M5s non contano nulla. Terzo: il Recovery Fund non sarà di 1600 miliardi come aveva detto Gentiloni, ma di 500 miliardi. Avanti così?“. Ma non c’è solo la reclame. Il responsabile del programma degli eredi di Alleanza nazionale, Giovanbattista Fazzolari, ripete sì il ragionamento delle pasionaria di Fdi ma aggiunge un dettaglio che non è di poco conto: “Vediamo quando la proposta sarà formalizzata nelle sedi opportune della Ue”. “Vediamo” appunto. Posizione che fa il paio con quella di Ignazio La Russa, uno degli uomini più ascoltati dalla leader di Fdi. Il vicepresidente del Senato la mette così: “La proposta di Francia e Germania? La stiamo esaminando. Non ho atteggiamenti preconcetti. L’obiezione di fondo è: in cambio di cosa? Timeo Danaos et dona ferentes! Temo i greci anche quando portano i doni”.

Va da sé che chi non si discosta dal suo atteggiamento responsabile è Forza Italia.

Il partito di Silvio Berlusconi non ha dubbi che la strada intrapresa da Germania e Francia sia quella migliore. Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia, dice  a Radio Radicale: “Sempre in attesa di vedere i particolari, che si vedranno il 27 di maggio, quando l’Unione europea si è data la scadenza per precisare le condizioni per il Recovery Fund, questa anticipazione dell’accordo franco-tedesco sui cosiddetti 500 miliardi, tutto sommato mi lascia positivamente incondizionato. Nel senso che fa parte della filosofia europea”. “Il nostro è un giudizio estremamente positivo”, gli fa eco il senatore Gilberto Pichetto Fratin, responsabile Bilancio degli azzurri. Il motivo? “La raccolta fondi fatta dalla Commissione Ue significa dare garanzie e certezze con tassi molto buoni. L’Italia a stima potrebbe arrivare a 100 miliardi. Ecco è difficile opporsi salvo che ci sia l’opposizione all’Unione europea”. A tarda sera in una lunga intervista a Studio Aperto Silvio Berlusconi rompe il silenzio. Il Cavaliere elogia l’Europa, “ci ha già garantito aiuti molto importanti” e sottolinea che sui Recovery Fund occorre essere più coraggiosi della proposta franco-tedesca di ieri”. L’obiettivo del Cavaliere resta uno soltanto: “Ci batteremo per arrivare oltre i 500 miliardi, per arrivare almeno a 1000 miliardi, dei quali la metà a fondo perduto da dividere tra gli Stati che sono stati i più colpiti dal virus, come l’Italia e che questi fondi arrivino al più presto”. In sostanza, l’inquilino di Arcore non è sulla linea no. Anzi. A questa punto si torna al punto di partenza. “E ora cosa facciamo?”. Sembrano prefigurarsi tre linee. Una contraria, un’altra dubbiosa, e una terza favorevole. Ma a pesare più di tutti è il silenzio di Salvini. Non si lascia scappare una parola e si occupa della manifestazione del centrodestra del 2 giugno. Un caso?

(huffingtonpost)

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