Il ministro dell’Economia francese, promotore della proposta che vale 500 miliardi di euro, avverte: “Trovare un accordo sarà difficile”.
La sintesi franco-tedesca è già un compromesso fra le richieste del Sud e i veti dei Paesi rigoristi, ma mentre a Berlino viene salutato come “un grande passo avanti”, a Vienne Kurz già anticipa il suo no: “Pronti ad aiutare solo con prestiti”.
Ora l’attesa è per il 27 maggio, quando arriverà la proposta di Bruxelles. Il vicepresidente: “Non solo investimenti, anche riforme. Lavoriamo per anticipare fondi già al 2020”
Sul recovery fund i negoziati saranno difficili. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, invita alla prudenza e fa esplicitamente i nomi di chi saranno i nemici della proposta franco-tedesca da 500 miliardi di euro per rilanciare l’Europa dopo la crisi per il coronavirus. “È un accordo decisivo ma bisogna ancora conquistare la convinzione di altri Stati membri, in particolare quattro Stati: Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi“. L’Italia spinge nella direzione opposta, per un Recovery Fund “davvero ambizioso” che dia “una risposta economica europea all’altezza della sfida”. Questo è quello che il premier Giuseppe Conte ha ribadito al presidente francese, Emmanuel Macron, in una conversazione telefonica sulle prospettive del negoziato riportata da Palazzo Chigi. Messaggio simile a quello lanciato alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, con la quale, nel corso di un colloquio telefonico, il premier ha concordato sul fatto che il Recovery Fund rappresenta una “componente fondamentale per una risposta economica europea tempestiva ed efficace alla sfida senza precedenti del Covid-19“.
“Sarà una partita difficile ha avvertito Le Maire
intervenendo all’Assemblea Nazionale- non dobbiamo nascondercelo”. Intanto la proposta franco-tedesca riceve l’approvazione del vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis che rilancia: “La nostra ambizione non è quella di aumentare la capacità di finanziamento nel range di centinaia di miliardi, ma piuttosto di una cifra che supera il trilione di euro“, quindi oltre i mille miliardi. La proposta di Bruxelles per il fondo e per il bilancio 2021-2027 dell’Ue arriverà il 27 maggio.
“Questo è il livello di ambizione di cui stiamo discutendo nel contesto della nostra proposta di recovery fund”, ha spiegato Dombrovskis in una conferenza stampa al termine dell’Ecofin, in cui è arrivato l’ok definitivo allo Sure, lo strumento temporaneo contro la disoccupazione da 100 miliardi di euro che fa parte del pacchetto di aiuti deciso dall’Ue per contrastare la crisi. “Sul fondo di garanzia per le imprese lanciato dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti, siamo vicini all’accordo”, ha specificato il vicepresidente della Commissione.
Sure, Bei e Mes: è il primo pacchetto di aiuti. Il recovery fund dovrebbe essere il passo successivo:
in attesa della Commissione, la proposta franco-tedesca è già il frutto di un altro compromesso tra la posizione dei Paesi dell’Europa meridionale, con Italia e Francia in testa, e quella dei nordici più rigorosi dal punto di vista fiscale. Infatti, i 500 miliardi proposti sono un quarto rispetto a quanto auspicato dal Parlamento europeo e la metà rispetto alle richieste di Roma. D’altro canto, è prevista una prima apertura all’emissione di debito comune e in più i fondi verranno concessi a titolo di sovvenzioni, non prestiti, a disposizione delle regioni e dei settori più colpiti dalla pandemia. Per l’Italia si parla di circa 100 miliardi a fondo perduto.
“È la prima volta che Francia e Germania si trovano d’accordo per finanziare il debito comune e le spese di bilancio della Ue”, ha sottolineato Le Maire, promotore del recovery fund.
“Per la prima volta – ha aggiunto il ministro francese – possiamo sostenere il rilancio economico nei paesi più toccati dalla crisi del coronavirus ed evitare le divergenze economiche e di crescita fra gli stati membri Ue e della zona euro”. La partita però è tutt’altro che vinta: “Abbiamo qualche giorno per avviare le discussioni con i nostri partner europei per cercare di costruire un accordo che, lo ripeto, sarà difficile, al consiglio europeo di giugno”, ha concluso.
La proposta franco-tedesca sul Recovery Fund è “commisurata alla sfida”, e “alimenterà” quella che la Commissione Ue svelerà la prossima settimana, ha spiegato ancora Dombrovskis. Bruxelles però presenterà anche “uno strumento per la ripresa e la resilienza che si concentra su investimenti e riforme strutturali“, visto che “non ci servono solo soldi aggiuntivi, ma anche riforme per creare un ambiente più favorevole per le imprese, per rafforzare la capacità amministrativa affinché i fondi extra abbiano massimo effetto”. Dombrovskis ha aggiunto che “la maggior parte dei finanziamenti sarà disponibile nel 2021“, ma “studiamo la possibilità di anticipare alcuni fondi nel 2020, tecnicamente ancora non è risolto ma stiamo guardando cosa fare”.
In ogni caso, per fare in fretta serve prima di tutto “un accordo rapido sul Recovery fund” da parte del vertice Ue.
Questo è il nocciolo del problema: nonostante la proposta sia già un compromesso e sia stata elaborata anche dalla Germania, capofila dei Paesi rigoristi europei, saranno proprio questi Stati a opporsi.
In Austria il cancelliere Sebastian Kurz ha subito sbarrato la strada: “La nostra posizione rimane invariata. Siamo pronti ad aiutare i paesi più colpiti con prestiti“, non trasferimenti, ha scritto su Twitter, dopo “un buono scambio con i primi ministri di Danimarca, Paesi Bassi e Svezia“.
Una reazione opposta quella arrivata da Berlino, dove i commenti sono positivi sia tra i socialdemocratici che (meno scontato) all’interno dell’Unione cristiano-democratica. Il piano Merkel-Macron ha posto “la prima pietra per una nuova Europa”, ha detto il candidato alla guida della Cdu, Armin Laschet, spesso critico nei confronti della cancelliera nelle ultime settimane. “È un grande passo avanti e un’ottima notizia non solo in termini di economia e occupazione, ma anche per il futuro dell’Unione europea”, il commento del ministro delle Finanze tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz.
(Il Fatto Quotidiano)