19 Luglio, 2024
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Portavoce Cei, paritarie discriminate

Il mancato sostegno alle paritarie non è legato solo a questa emergenza coronavirus: “Prima ancora, queste scuole soffrono la faziosità con cui sono guardate.

A minarne la sopravvivenza è, infatti, una sorta di discriminazione culturale, che impedisce di riconoscere loro piena cittadinanza.

Ne porta traccia un vocabolario che ancora le considera ‘private’, scuole di classe, diplomifici per asini d’oro”. Lo dice il portavoce e sottosegretario Cei, don Ivan Maffeis, in un intervento che verrà pubblicato da ‘Vita pastorale’.

Le scuole paritarie non chiedono “privilegi” ma il riconoscimento del loro ruolo e “il diritto alla libertà di scelta educativa”.

“Quello che si chiede al Governo non è un aiuto specifico – chiarisce don Maffeis – alle paritarie, che potrebbe essere interpretato come una sorta di privilegio. La scuola paritaria non vuole soldi dallo Stato, ma che sia riconosciuta per l’importante servizio pubblico che offre”.

La Cei chiede di usare per il sostegno alle scuole paritarie la quota del suo otto per mille.

“In questa situazione, forse, sarebbe plausibile anche avviare una riflessione – argomenta il portavoce, don Ivan Maffeis, su ‘Vita Pastorale’ – sulla legge 222/1985. Essa stabilisce che la Chiesa cattolica può usare le somme provenienti dall’otto per mille che i cittadini le destinano per ‘esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di Paesi del terzo mondo’. Anche qui vengono escluse, sulla base di un pregiudizio tardo a morire, le opere educative, accademiche e scientifiche in quanto tali. Laddove ‘caritativi’ fosse integrato con ‘educativi e formativi’, prevedendo ‘interventi a favore della comunità’, si potrebbe valutare la possibilità di destinare risorse, quanto meno ad tempus, anche alle scuole paritarie o ad altre istituzioni che si ritengano meritevoli di un sostegno finalizzato al bene comune”.

(Ansa)

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