Un’accurata indagine condotta dal Censis ha messo in evidenza come il problema dei disturbi dell’udito sia ampiamente diffuso nel nostro Paese: sono infatti ben 7,3 milioni gli italiani colpiti da deficit uditivo, diffuso soprattutto tra gli over 80, ma anche nella fascia tra i 46 e i 60 anni. Le cause sono diverse e spesso entrano in gioco diversi fattori: proprio per questo è opportuno comprendere bene le varie tipologie di deficit ed intervenire in modo accurato cercando di risolvere tempestivamente il problema. Generalmente uno dei primi sintomi che si manifesta è la perdita parziale della capacità uditiva, soprattutto per quanto riguarda la percezione dei rumori ambientali. I deficit della funzione uditiva sono definiti ipoacusie, ma ognuna si differenzia in base alla localizzazione del problema, vi sono infatti ipoacusia di trasmissione e ipoacusia neurosensoriale o di percezione: vediamo quindi questi problemi nel dettaglio.
Ipoacusia: come riconoscerla e prevenirla
Più del 12% della popolazione italiana soffre di disturbi dell’udito, ma i numeri sono in sensibile aumento: si stima che nel 2050 le persone con tale calo uditivo saranno circa 11 milioni. L’indebolimento dell’apparato uditivo è detto ipoacusia: quella di trasmissione provoca una diminuzione della capacità uditiva e può essere causata da infezioni temporanee dell’orecchio (dunque curabili con appositi antibiotici) ma anche da malformazioni del condotto uditivo o traumi del padiglione auricolare, diventando in questo caso permanente. Quella neurosensoriale o di percezione, invece, è dovuta a problemi più seri che distorcono completamente la percezione di alcuni suoni a causa di un danneggiamento interno dell’orecchio o del nervo acustico in seguito a tumori, disposizione genetica, traumi cranici, gravi infezioni, esposizione a forti rumori e invecchiamento. I livelli di ipoacusia vanno dalla più leggera a quella più profonda, dove non si è più in grado di sentire nulla fino a risultare fortemente invalidante, date le conseguenze riscontrate anche su linguaggio, capacità cognitive e apprendimento.
L’ipoacusia di trasmissione può essere prevenuta con opportuni controlli medici, quella neurosensoriale con vaccini e difesa da rumori eccessivi. Il trattamento più efficace in alcuni casi è il ricorso ad apparecchi acustici e servizi di supporto.
Acufene: come riconoscerlo e come curarlo
Tra i tanti italiani che soffrono di abbassamento dell’udito, molti sono anche quelli che soffrono di un disturbo ben più fastidioso: l’acufene. Si tratta di una perdita uditiva con diversi gradi d’intensità fino ad una perdita completa dell’udito, talvolta accompagnata da un continuo fischio o ronzio fastidioso avvertito nelle orecchie. Sono circa 3 milioni gli individui adulti in Italia che ne soffrono, ma capire cos’è l’acufene e come si manifesta, e in questo pagine specializzate possono essere di grande aiuto, è importante per iniziare fin da subito le giuste terapie. Innanzi tutto, è bene dire che informazioni scientifiche e trattamenti consigliati da uno specialista potranno stabilire meglio l’entità del danno. Tra le maggiori cause di questo malessere troviamo in genere età, obesità, esposizione a forti rumori, deposito di colesterolo, ipertensione, molte delle quali possono essere quindi quanto meno scongiurate attraverso uno stile di vita sano e una dieta attenta e regolata. In base all’entità del problema (se breve o cronico), l’acufene può essere curato attraverso l’uso di integratori alimentari ma, anche, aiuti psicologici, dato che può essere una problematica fortemente invalidante nella vita quotidiana. Nel caso il problema sia persistente, si può pensare di avvalersi di una terapia del suono, evitando situazioni di silenzio e creando attorno a sé rumori familiari che possono aiutare a diminuire la percezione del disturbo.
Il numero crescente di italiani che soffrono di problemi uditivi rende ancora più importante imparare a riconoscere da subito i sintomi di acufene e ipoacusia, in modo da cominciare subito una terapia atta a contrastarne il peggioramento.