Se il peggio è alle spalle, lo dobbiamo ai cittadini che hanno modificato i loro stili di vita”.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, arrivato di fronte al Parlamento pochi giorni dopo l’ulteriore allentamento delle restrizioni anti-contagio, ha esordito ricordando la “responsabilità” degli italiani nell’affrontare l’emergenza coronavirus. E, dopo aver nuovamente difeso la necessità del lockdown degli scorsi mesi, ha illustrato la strategia in vista della fase 2 che non si baserà solamente “sull’autodisciplina degli italiani”. “Il rischio dei nuovi contagi è calcolato“, ha detto, “ma non potevamo fermarci in attesa del vaccino”. Sia per le difficoltà economiche, ma anche per evitare eccessive limitazioni ai diritti fondamentali. Il problema, sul quale si è soffermato a lungo nel suo discorso, è la “gravità e profondità” della crisi economica che sta affrontando l’Italia. Proprio la parola “crisi” è tra quelle che ha pronunciato più volte: una crisi che deve diventare “un’opportunità”, ma che sta mettendo a dura prova l’Italia.
Alla vigilia della discussione parlamentare sul decreto Rilancio, Conte ha ricordato gli strumenti messi in campo dal governo per dare sostegno alle varie fasce della popolazione. E, in questo senso, si è spinto fino a chiedere “maggiore collaborazione” da parte delle banche che “devono e possono fare di più“. E in particolare sui “prestiti da erogare in 24 ore“. Un passaggio molto contestato dalle opposizioni che hanno lamentato la lentezza delle procedure per avere i fondi. Contestazioni che sono state ben presto dimenticate per focalizzarsi piuttosto sull’intervento del deputato M5s Riccardo Ricciardi che, all’avvio del dibattito, ha messo sotto accusa il modello della sanità lombarda.
Il premier dal canto suo, si è limitato a smentire che l’intervento del 5 stelle fosse “coordinato” con il premier, così come invece aveva insinuato la leader Fdi Giorgia Meloni.
Le misure prese e l’autodisciplina dei cittadini
Chiusa la fase 1, ha detto Conte, “siamo consapevoli che quella che abbiamo davanti è una sfida ancora più difficile“. Che dovrà in primo luogo, partire dalla responsabilità dei sigoli: “Gli italiani hanno pienamente compreso il rischio rappresentato da questo virus insidioso e sconosciuto e hanno condiviso il grande sforzo collettivo realizzato per contenerlo e mitigarlo. Le misure – salvo limitate eccezioni prontamente sanzionate – sono state ovunque rispettate con disciplina e consapevolezza”. Tanto che, ha riconosciuto il premier, “se oggi possiamo constatare che il peggio è alle nostre spalle, e ovviamente lo affermo con tutta la dovuta prudenza, lo dobbiamo ai nostri cittadini, ai sacrifici che hanno compiuto in queste settimane, durante le quali è stato loro chiesto di modificare profondamente le abitudini di vita. Forse non tutti allora avrebbero assunto decisioni così sofferte”. Mentre, ora, a tre mesi esatti dal primo caso registrato all’ospedale di Codogno, “possiamo affermare di aver compiuto la scelta giusta”.
La fase 2 e il ritorno alla normalità
Conte ha quindi difeso la necessità di procedere gradualmente con ulteriori aperture a partire dal 18 maggio. “Ritengo oggi possibile, anzi doveroso, pur in presenza di un quadro epidemiologico non completamente risolto, compiere una scelta coraggiosamente indirizzata verso un rapido ritorno alla normalità. Siamo nella condizione di attraversare la fase 2 con fiducia e responsabilità. Tutti ormai conosciamo meglio il virus, sappiamo come proteggerci, quali sono le regole di distanziamento sociale e di igiene, la funzione utile, a volte necessaria, dei dispositivi di protezione individuale”. Una responsabilità che, ha specificato Conte, prevede anche di evitare party e movida: “Mi rivolgo a tutti, in questa fase rimane fondamentale, anche quando siamo all’aperto, il rispetto delle distanze di sicurezza e, ove necessario, l’utilizzo delle mascherine. Non è ancora questo il tempo dei party, delle movide e degli assembramenti. Occorre fare attenzione perché esporre se stessi al contagio significa esporre al contagio anche i propri cari”.
Dai test sierologici alla app Immuni
La fase 2 però, ha garantito Conte, non sarà affidata solo all’autodisciplina. “Abbiamo predisposto un accurato piano nazionale di monitoraggio”. Il rischio, ha assicurato, è stato preso in considerazione: “Siamo consapevoli che l’avvio della nuova fase potrebbe favorire, in alcune zone, l’aumento della curva del contagio, un rischio che però abbiamo calcolato. Dobbiamo accettare questo rischio, non possiamo fermarci in attesa di un vaccino. Altrimenti non saremo mai nelle condizioni di ripartire e ci troveremo con un tessuto produttivo, un tessuto sociale irrimediabilmente compromesso“. Ma, ha detto, non solo le ragioni economiche hanno spinto a rivedere le restrizioni: “Non ci possiamo permettere di protrarre l’efficacia delle misure limitative per un tempo indefinito”. E, la permanenza di “così severe misure limitative oltre il tempo necessario a invertire la curva del contagio sarebbe dunque irragionevole e assolutamente incompatibile con i principi della nostra Costituzione”.
Per procedere con le riaperture, ha spiegato Conte, la strategia è quella del ‘testare, tracciare e trattare’.
In Italia sono stati fatti, sin qui, 3.171.719 tamponi, “che”, secondo Conte, “collocano il nostro Paese al primo posto per numero di tamponi per abitante (5.134 per 100.000 abitanti)”. Ma in questa fase, è necessario aumentare i “test molecolari” e per questo si è avviata una richiesta di offerta per “kit e reagenti per permettere la somministrazione di ulteriori 5 milioni di test“. Da lunedì 25 maggio, inoltre partiranno i già più volte annunciati “test sierologici gratuiti su un campione di 150.000 cittadini, per esclusive finalità di ricerca scientifica. Per i quali sono stati mobilitati 550 tra volontari e operatori su base regionale, con la predisposizione di una struttura nazionale di coordinamento”.
Il secondo pilastro della fase 2 dovrebbe essere, secondo il governo, “il contact tracing“, ovvero l’implementazione di una app.
Per questa, ha detto Conte, “sono state interessate società pubbliche interamente partecipate dallo Stato, PagoPA e Sogei, con le quali sono state stipulate convenzioni a titolo gratuito”. E la sperimentazione avverrà “nei prossimi giorni”. “Ricordo che il codice sorgente, aperto, potrà essere conosciuto da chiunque nei prossimi giorni e i dati verranno impiegati solo per tracciare la diffusione del virus e cancellati appena terminata l’emergenza”.
Infine, “il terzo pilastro” è quello del trattamento dei pazienti e “si fonda su un costante incremento della capacità ricettiva del nostro sistema sanitario”
“I posti letto in terapia intensiva sono pari a 7.864, con un incremento del 52% rispetto all’inizio dell’emergenza. Al contempo, i posti letto nei reparti di malattia infettiva e pneumologia sono pari a 28.299, con un incremento ancora più significativo pari al 334%”. Il decreto Rilancio ha previsto “uno stanziamento pari 3,2 miliardi di euro per la sanità“, grazie al quale, ha precisato, “potremo rendere stabile l’incremento di 3.500 posti letto in terapia intensiva disposto per far fronte all’emergenza, e riqualificare 4.225 posti letto di area semi-intensiva, che saranno fruibili sia in regime ordinario, sia in regime di trattamento infettivologico ad alta intensità di cure e il 50 per cento dei quali dovrà essere immediatamente convertibile in posti letti di terapia intensiva”.
Le misure economiche
Conte ha assicurato di essere consapevole che “la riapertura delle attività non è sufficiente a riattivare il motore della nostra economia”. Quindi ha brevemente illustrato il decreto Rilancio, da poco emanato dal presidente della Repubblica e che presto arriverà alle Camere: “Lo offriamo alla valutazione del Parlamento e al contributo migliorativo che ne deriverà”.
Tra i beneficiari degli aiuti ha ricordato, oltre al settore sanitario, le famiglie, la scuola e i disabili. E naturalmente le imprese e i lavoratori. “Tutelare la nostra struttura produttiva in questa difficile fase recessiva richiede uno sforzo ulteriore, che valga a rafforzare la capitalizzazione delle nostre imprese per difenderne la competitività e la resilienza. E troverete nel decreto delle agevolazioni fiscali notevoli per favorire la ricapitalizzazione, soprattutto delle PMI”.
Non da ultimo, Conte ha citato il turismo “un comparto che mobilita oltre il 13% del nostro PIL, e che sarà messo a dura prova dall’impatto globale del Covid-19”. E ha chiuso facendo un appello: “Colgo l’occasione per invitare tutti i cittadini a fare le vacanze in Italia: scopriamo le bellezze che ancora non conosciamo o torniamo a godere e visitare quelle che già conosciamo, e in questo il modo migliore per contribuire al rilancio della nostra economia in questa fase d’emergenza”.
Per ripartire, sarà quindi necessaria secondo Conte una maggiore collaborazione anche da parte delle banche
“Il sistema bancario, che pure sta offrendo la sua collaborazione, può fare e deve fare ancora di più e, in particolare, deve accelerare le procedure necessarie a erogare i prestiti coperti dalla garanzia pubblica”. Perché, “le norme contenute nel decreto-legge Liquidità consentono, soprattutto nel caso delle richieste inferiori a 25.000 euro, di erogare prestiti garantiti nel giro di 24 ore. In alcuni casi sono state rispettare queste tempistiche”. Un passaggio molto contestato dalle opposizioni, tanto che Conte si è corretto: “Ma mi giungono anche numerose segnalazioni che in molti casi, e giungono anche a voi, che questo non sta avvenendo. È essenziale che le banche riescano ad allinearsi alle pratiche più efficienti, assicurando la liquidità garantita nei tempi più rapidi”. Perché “non possiamo tollerare che le imprese possano sentirsi private del denaro necessario per garantire la continuità economica delle proprie attività”.
La riforma per le semplificazioni e l’intervento sulla giustizia
Conte ha anche parlato di quello che per lui dovrà essere “il primo tassello del progetto riformatore”. Ovvero “una drastica semplificazione della macchina burocratica“. E, a tal proposito, ha confermato che “il prossimo decreto-legge sarà dedicato proprio alla semplificazione amministrativa e burocratica e introdurrà molti elementi per fornire all’Italia uno shock economico senza precedenti, in particolare nel settore delle infrastrutture”. E’ questa, secondo il premier, “la madre di tutte le riforme”. E “se non riusciremo nell’opera di semplificazione neppure in questa condizione di assoluta emergenza, dubito che sarà possibile farlo in futuro”. All’interno, “una sezione specifica sarà dedicata al rafforzamento della capacità di spesa e all’accelerazione dei cantieri”. Con un elenco di “opere strategiche” “che potranno essere realizzate con un iter semplificato rispetto al quadro normativo vigente, valutando la concessione di poteri derogatori, senza che ciò faccia venir meno i controlli più rigorosi, che assicurano piena trasparenza e tengono lontano gli appetiti delle infiltrazioni criminali”. In chiusura, ha ricordato anche un intervento sulla giustizia, una citazione che sta molto a cuore a renziani e Partito democratico: “Queste riforme dovranno necessariamente accompagnarsi alla riforma dei tempi della giustizia civile e penale”.
La crisi
Conte ha ripetuto più volte di essere consapevole della “gravità” della crisi economica che il Paese sta affrontando. “Sento la sofferenza che cresce e si diffonde nel Paese”, ha detto. “Avverto le paure, le ansie e le inquietudini di tutti i nostri concittadini: di quelli che, dopo aver investito anni ed energie nelle proprie attività commerciali, temono di vedere vanificati tutti i loro sacrifici”. E ha detto, “è una prova molto dura dalla quale ci rialzeremo in fretta se ciascuno farà la propria parte e se riusciremo a coordinare gli sforzi”. Però, ha chiuso: “Abbiamo di fronte un’opportunità storica. Spetta a noi tutti trasformare questa emergenza in opportunità“
(Il Fatto Quotidiano)