Strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della Magistratura“.
E ancora:
“Mi venga garantito il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale“.
Sono due passaggi della lettera inviata da Matteo Salvini al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedere garanzie sul processo che lo vede imputato per sequestro di persona a Catania per il caso della nave Gregoretti. La lettera in questione è stata anticipata da una telefonata con il Capo dello Stato, definita “cordiale” da fonti leghiste, ed è arrivata dopo l’appello del leader leghista al Colle in una nota diramata nel pomeriggio. Quella che sembra una precisa strategia in tre fasi è partita dal commento leghista a un articolo de La Verità, che ha pubblicato i contenuti di alcune chat whattsapp dei magistrati, risalenti al 2018, che avevano per oggetto l’allora ministro dell’Interno. In particolare la frase “Salvini ha ragione, ma va attaccato”, oggetto delle accuse del leader del Carroccio, è stata pronunciata da Luca Palamara ed è l’unica nelle conversazioni in cui si parla di attacchi a Salvini. Lo stesso concetto, infatti, non viene mai rilanciato da altri colleghi del magistrato, indagato per corruzione a Perugia.
Ma per Salvini e la Lega sono parole che, pur essendo state pronunciate dal solo Palamara, ben rappresentano l’atteggiamento ostile della magistratura nei confronti del leader del Carroccio in vista del processo di Catania.
Ciò che il leghista non ha voluto ricordare, però, è che i giudici del capoluogo etneo chiesero per lui l’archiviazione, istanza poi respinta dal Tribunale dei ministri, che a sua volta ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a procedere. Lo scorso 12 febbraio con 152 voti il Senato ha dato il via libera al processo, che inizierà a ottobre. Lunedì 25 maggio alle 18, invece, la Giunta per le immunità e le elezioni del Senato riprenderà la discussione sul caso Salvini-Open Arms. L’organismo presieduto dal senatore di Fi, Maurizio Gasparri, voterà sulla vicenda martedì mattina alle 10.
Concetti ripresi dall’ex vicepremier anche nella telefonata ‘cordiale’ con Mattarella, in cui Salvini ha espresso il proprio stupore per le rivelazioni de La Verità
(preannunciando al capo dello Stato l’invio di una lettera), la preoccupazione per la situazione economica e l’amarezza per i pesanti attacchi di alcuni parlamentari della maggioranza di governo nei confronti della Lombardia duramente colpita dalla tragedia del Covid-19. Temi e argomenti che sono stati riferiti alle agenzie di stampa da fonti della Lega.
Le stesse che, con tutta probabilità, hanno reso noti i contenuti della lettera al Colle. “L’articolo della Verità documenta uno scenario gravissimo: diversi magistrati nei loro colloqui privati concordavano su come attaccare la mia persona” si legge nella missiva, dove si fa riferimento a ‘diversi magistrati‘ e non al solo Luca Palamara, come invece si legge chiaramente nell’articolo del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. L’uscita di Palamara, tuttavia, basta per sostenere che “è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importanti magistrati“. Salvini poi ha sottolineato come alcuni magistrati “concordavano su come attaccare la mia persona per la politica sull’immigrazione che all’epoca, quale Ministro dell’Interno, stavo portando avanti”. “L’avversione nei miei confronti – ha sottolineato l’ex ministro – è evidente al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni riportate sul quotidiano, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati“. Di cui però non vi è traccia nell’articolo in questione.
Tanto basta a Salvini per formulare il quadro: “Le intercettazioni pubblicate documentano come l’astio nei miei riguardi travalichi in modo evidente una semplice antipatia.
In tal senso – ha aggiunto, pubblicando stralci di quelle intercettazioni – è inequivocabile il tenore delle comunicazioni dei magistrati”. “Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della Magistratura o se abbiamo rapporti con i magistrati che mi giudicheranno – ha scritto ancora Salvini – tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani. Quelle frasi captate nell’ambito del procedimento a carico di Palamara – ha osservato – palesano, invero, una strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della Magistratura. Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri – ha detto ancora – e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull’esito del procedimento a mio carico”. Da qui il vero obiettivo della strategia leghista: “Come noto, a ottobre inizierà l’udienza preliminare innanzi al GUP presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell’esercizio delle mie funzioni di Ministro dell’Interno. Mi appello – è il messaggio di Salvini a Mattarella – al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e del CSM, affinché mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale, nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione“.
(Il Fatto Quotidiano)