Il governo si compatta contro il ricatto di Atlantia.
Ma l’ultimatum della holding, che ha vincolato gli investimenti sulla rete autostradale al prestito garantito dallo Stato, riapre le tensioni sulla revoca della concessione ad Aspi. Il capitolo è uno dei più delicati per la maggioranza giallorossa e se l’emergenza coronavirus ha costretto a mettere in stand-by la decisione, ora il tempo stringe. Ieri il cda di Atlantia ha congelato gli investimenti, citando il “no grazie” al prestito garantito del viceministro M5s Stefano Buffagni, come “una risposta contrastante con lo spirito del decreto Rilancio” e “ha dato mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del gruppo, visti i gravi danni”.
All’attacco ha replicato oggi lo stesso ministero dei Trasporti:
“Il comunicato stampa ha il sapore di un ultimatum”, hanno detto fonti interne del dicastero all’agenzia Ansa. “Premesso che nessuno, né tanto meno Atlantia, può permettersi di minacciare le istituzioni, è bene ricordare che determinate decisioni vanno aspettate con rispetto delle istituzioni e di coloro che hanno lavorato senza mai fermarsi alla procedura di caducazione”. Una replica dura, per mettere in chiaro che la vicenda non riguarda solo il Movimento 5 stelle e tutto il governo è coinvolto nella questione. Tanto che, alle parole del Mit, ha controreplicato poco dopo la stessa Atlantia smentendo che il loro intento fosse ricattatorio: “Nessun ultimatum è stato espresso nei confronti dei decisori istituzionali“, hanno detto fonti interne alle agenzie. “Atlantia e ASPI dal mese di gennaio 2020 hanno inviato 9 lettere a tutti gli attori istituzionali coinvolti, non ricevendo alcuna formale risposta su nessuno dei punti salienti evidenziati o delle proposte formulate”. Insomma, se da una parte smentiscono minacce dirette, dall’altra ribadiscono la richiesta di prestito e dimostrano che la situazione rimane molto tesa: “Per i prossimi 6 anni Autostrade per l’Italia dovrà raccogliere circa 13 miliardi per spese di investimento, manutenzione e rimborso dei debiti in scadenza, che rappresentano 10 volte il valore del prestito richiesto contemplato dal decreto Liquidità recentemente emanato dal governo per motivazioni legate agli effetti della pandemia Covid-19″. Perché, dicono ancora, “il ricorso ai mercati finanziari per sostenere questo sforzo non può essere reso inaccessibile da comportamenti, dichiarazioni o interventi legislativi che hanno reso di fatto incerto il futuro stesso della società Aspi”.
La partita però non è solo tra Atlantia e il governo. Perché gli stessi equilibri tra le forze di maggioranza sono molto tesi.
Se i 5 stelle vogliono la revoca a tutti i costi, il Pd prende tempo, mentre Italia viva già più volte si era detta contraria. Non a caso oggi il primo a replicare ad Altantia era stato il viceministro M5s Giancarlo Cancelleri su Facebook: ha attaccato “quelli del crollo del ponte Morandi che non hanno neanche chiesto scusa”, ha mostrato insofferenza per “il tempo perso” e attaccato la stessa ministra dicendo che “il dossier non si è mai visto”. Il fascicolo, ha specificato il Mit è però nella mani del premier. In serata è arrivato anche il Blog delle Stelle: che, non solo ha chiesto “giustizia”, ma ha ribadito la difesa al viceministro Buffagni: “I Benetton hanno un debito da saldare con la collettività”, si legge nel post. “Giustizia sia fatta”. Una linea condivisa anche dall’ex deputato Alessandro Di Battista: “Questo è il modus operandi dei soliti padroni che si sentono potenti non in virtù delle loro qualità etiche e industriali, ma solo per via del sistema di potere che sono riusciti a costruire attraverso il finanziamento di partiti politici e l’acquisto di spazi pubblicitari sui giornali”.
Sul fronte Pd, la questione è ancora più complessa.
Il vicesegretario dem Andrea Orlando, intervistato da Maria Latella su SkyTg24, diceva, ha parlato tra i primi e rivolgendosi ad Atlantia ha detto: “Da ligure penso che sarebbe meglio evitare ultimatum e ricatti per quello che c’è stato in questa regione e a Genova, sarebbe meglio che i toni cambiassero“. Ma non tutti la pensano allo stesso modo. E non a caso il sottosegretario dem ai Trasporti Salvatore Margiotta, intervistato ad Omnibus su La7, è stato più cauto: “Una decisione va assunta, perché se non si decide, poi non si può chiedere ad Atlantia, come ho visto fare da parte di alcuni colleghi, anche della maggioranza, di assumersi responsabilità rispetto ad un programma di investimenti da fare”. E ha chiuso: “Non si può stare due anni in questa situazione”. Chi è d’accordo invece con i 5 stelle sulla revoca immediata è Leu: “Quando qualcuno ricatta”, ha detto il deputato Nicola Fratoianni, “da uno Stato autorevole e credibile, che sta dalla parte dell’interesse pubblico e della giustizia, c’è solo una pacata e ragionevole risposta da dare: ritirare la concessione“.
Cancelleri contro autostrade e le tensioni sul dossier della De Micheli
Il primo a replicare era stato in realtà, nel primo pomeriggio, il viceministro M5s dei Trasporti Giancarlo Cancelleri che, con un video su Facebook, si è rivolto alle altre forze di maggioranza: “Abbiamo solo perso tempo”, ha detto. “Ora via la concessione”. Ma non solo: a sorpresa ha anche attaccato la ministra Pd Paola De Michelis, che da mesi sta lavorando al dossier sul quale il consiglio dei ministri dovrà poi decidere sulla sorte di Autostrade: “Non l’ha visto nessuno”, ha detto. Le fonti del Mit hanno replicato anche al grillino: “È completato, come già annunciato nei giorni scorsi e in Parlamento dalla ministra”, ed “è stato inviato alla presidenza del consiglio per avviare una discussione e un confronto necessari prima della decisione che avverrà in Consiglio dei ministri, come più volte sottolineato pubblicamente dalla ministra De Micheli”.
L’intervento di Cancelleri però, è la prova delle tensioni che vive la maggioranza su un tema che fin dall’inizio ha creato divisioni. “Aspi, quelli del crollo del ponte di Genova, che si sono macchiati delle 43 vittime, che non hanno neanche chiesto scusa, quelli lì dei Benetton, ci ricattano“, è stata la sua durissima presa di posizione. “Abbiamo perso solo tempo, mi rivolgo a Iv al Pd, stiamo perdendo tempo, revochiamogli le concessioni, questa non è gente seria“. Mai fino ad ora, almeno dalla nascita del governo giallorosso, si era arrivati a uno strappo così netto. Cancelleri infatti, non si è limitato a criticare l’atteggiamento di Atlantia nei confronti del governo, ma ha messo sotto accusa tutto il lavoro fatto in questi mesi dalla ministra De Micheli: “Ha questo dossier dove ha fatto insieme con Aspi una sorta di trattativa. Non lo conosce nessuno questo dossier, non lo conosce né il M5s né altre forze di governo, né Conte. Lo ha dichiarato lei sui giornali. Ebbene che lo tirasse fuori, cominciamo a parlarne è inutile che ci giriamo intorno”. Secondo Cancelleri, “il tempo è scaduto”: “Perché quando andremo a consegnare il ponte di Genova, quando sarà finito, lo dovremo consegnare a qualcuno e se non sappiamo a chi va la concessione, non sapremo neanche a chi va il contratto di governo”.
M5s: “I Benetton hanno un debito da saldare con la collettività”
Per i 5 stelle, da sempre in prima linea per chiedere la revoca della concessione, la richiesta di Atlantia è solo l’ultima occasione per accelerare la procedura. “I Benetton”, si legge in un post pubblicato sul Blog delle stelle, “prima di ottenere altri prestiti hanno un debito altissimo da saldare nei confronti della collettività. Qualcuno forse ha dimenticato di chi è la responsabilità del crollo del Ponte Morandi e di quei 43 morti innocenti? Se qualcuno pensa che semplicemente si possa voltare pagina per di più usando i ricatti, ha fatto male i conti. Giustizia deve essere fatta”.
In difesa di Buffagni si è schierato il M5s. E in particolare l’eurodeputato Ignazio Corrao su Facebook ha scritto: “Ma che roba inquietante è che il cda di Atlantia minacci azioni legali contro un esponente del governo? Massimo sostegno a Buffagni, vittima della minacce di azioni legali da parte di uno dei Golia di questo Paese, i Benetton”. E, ha aggiunto, i “Benetton pensino a rispondere anche alle legittime richieste di tutti quegli imprenditori che in Italia hanno investito sul loro marchio e che si trovano in difficoltà a causa di scelte aziendali, a quanto pare, abbastanza discutibili, per le quali ci sono contenziosi in corso. Che loro facciano finta di nulla e chiedano prestiti garantiti per miliardi è perfettamente lecito. È vero. Ma ritengo altrettanto lecito pensare alla revoca delle concessioni statali e metterli di fronte alle loro responsabilità di gestione”.
Orlando a SkyTg24: “Atlantia? Da ligure dico che sarebbe meglio che i toni cambiassero”
Tra i dem il primo a parlare è stato il vicesegretario Orlando non ha nascosto fastidi per il ricatto di Atlantia: “Da ligure”, ha detto a “L’intervista di Maria Latella” su SkyTg24, “penso che sarebbe meglio evitare ultimatum e ricatti per quello che c’è stato in questa regione e a Genova, sarebbe meglio che i toni cambiassero“. Quindi ha specificato: “Il decreto prevede che ci sia un trattativa per un’erogazione di fondi di questo livello e” nel caso di Atlantia “occorra tenere conto di due fattori: il primo è che si tratta di un’azienda che gestisce una concessione e quindi serve il rispetto delle tariffe. L’altro è che una controllata di questa azienda ha un contenzioso aperto con lo Stato. Questi due temi andranno risolti come precondizione” della trattative per il prestito.
Per quanto riguarda gli equilibri di governo, Orlando non è entrato nel merito, ma in generale ha dichiarato: “Non si può convivere con gli alleati minacciando o dando ultimatum. Finché riusciamo a dare riposte porgiamo anche l’altra guancia, ma ne abbiamo solo due e alcune pratiche di logoramento possono tagliare il ramo anche su cui stanno seduti gli esponenti politici che le praticano. Non si può andare avanti con ultimatum e alzando costantemente i toni”. Una considerazione, quella di Orlando, arrivata dopo che in settimana Italia viva aveva minacciato di votare la sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (minaccia che poi non si è verificata). Intanto con i 5 stelle i terreni di scontro rimangono più di uno: da Autostrade alla modifica del codice appalti fino alle tensioni sui concorsi scolastici.
Forza Italia in difesa di Atlantia: “Governo sotto scacco della logica anti-imprese M5s”
Chi si schiera apertamente con Atlanti è Forza Italia. Che tira in ballo anche le polemiche sullo stesso tipo di prestito chiesto in settimana da Fca. “Tanto sulla vicenda Fca quanto su quella Atlantia”, ha detto la capogruppo alla Camera di Fi Mariastella Gelmini, “il governo continua ad essere sotto scacco della logica anti-imprese del Movimento 5 stelle. Ma non sono tollerabili atteggiamenti ricattatori nei confronti delle aziende e, indirettamente, dei lavoratori italiani. Su Atlantia poi siamo al corto circuito: le indecisioni della maggioranza rischiano di provocare lo stop agli investimenti, e mettere in ginocchio migliaia di lavoratori”. E ha chiuso: “I prestiti non si concedono per via ‘politica’ o dietro preventivo assenso della Cgil: si danno a chi, a norma di legge, ne ha diritto”.
(Il Fatto Quotidiano)