Il Codacons, ipotizzando uno scenario in cui ad agosto gli ombrelloni saranno distanziati in spiaggia e vi saranno limiti alle presenze presso ristoranti e altri locali pubblici, stima che una vacanza di 10 giorni arriverà a costare complessivamente tra il 18% e il 20% in più rispetto allo scorso anno.
L’estate si avvicina. Non tutti andranno in vacanza. Secondo un’indagine
di Facile.it, mUp research e Norstat oltre la metà degli italiani
quest’estate non andrà in vacanza e il 90,2% di chi viaggerà lo farà entro i confini nazionali. Chi potrà permettersi un’estate al mare o i montagna e non ha la fortuna di possedere una seconda casa, rischia di dover fare i conti però con dei costi più elevati da sostenere. Il rispetto del distanziamento sociale e delle norme di sanificazione e sicurezza, porterà a rincari generalizzati.
Aumenti tra il 18% e il 20% in più rispetto allo scorso anno
È quello di cui è convinto il Codacons. L’associaziobe di tutela dei consumatori ritiene che sdraio, lettini, ombrelloni, parcheggi auto, cibi, bevande e tutti i servizi offerti dagli stabilimenti balneari costeranno di più rispetto agli anni passati rendendo l’estate 2020 la più “salata” di sempre per le tasche dei cittadini italiani. Ipotizzando uno scenario in cui ad agosto gli aerei potranno partire con un numero limitato di passeggeri per garantire le distanze minime a bordo, gli ombrelloni saranno distanziati in spiaggia e vi saranno limiti alle presenze presso ristoranti e altri locali pubblici, una vacanza di 10 giorni arriverebbe a costare complessivamente tra il 18% e il 20% in più rispetto allo scorso anno. Il tutto includendo il bonus vacanze (il contributo statale da 500 euro per le famiglie composte da 3 o più soggetti, 300 per le famiglie di due persone e 150 per le famiglie mononucleari per chi soggiorma in Italia in alberghi, campeggi, villaggi, bed & breakfast).
«Aumenti anche per trasporti e ristorazione»
«A parte il fatto che dal bonus è escluso chi prenota attraverso le piattaforme online, e si tratta della maggior parte dei clienti, il bonus – spiegano dal Codacons – è più che compensato dai rincari dell’8% che stimiamo nelle strutture ricettive. A ciò si aggiunge un +9% stimato nei ristoranti, + 15% del trasporto aereo e +12% di traghetti e navi. Senza contare che sappiamo con assoluta certezza che gli stabilimenti balneari aumenteranno i prezzi». I motivi li spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi: «I posti in spiaggia dovranno rispettare le distanze minime, gli stabilimenti potranno contare su un minor numero di ombrelloni, sdraio e lettini da collocare in battigia, con presenze giornaliere ridotte rispetto agli scorsi anni e conseguenti minori guadagni».
Unione nazionale consumatori: rischio aumento prezzi del 10%
Il timore di aumenti per le prossime vacanze è segnalato anche dall’Unione nazionale consumatori. «Il rischio – dice il presidente Massimiliano Dona – è che i maggiori costi di gestione legati al Covid, come le spese di sanificazione, i mancati guadagni durante il lockdown e i minori ricavi dovuti al distanziamento sociale, siano trasferiti sui futuri clienti. Sarebbe un errore, considerato che anche le famiglie attraversano un momento di difficoltà e che, quindi, andrebbero invogliate a spendere con sconti, non certo con rialzi dei prezzi, per quanto giustificati.
Se questo, malauguratamente, avvenisse, la spesa media giornaliera pro capite per una vacanza trascorsa in Italia, in esercizi ricettivi (alberghieri e extra-alberghieri), per il trimestre luglio settembre, stimiamo possa passare da 74 ad 81 euro, con un rialzo di 7 euro al giorno e un incremento percentuale di circa il 9,5%. La spesa media giornaliera pro capite per una vacanza trascorsa in esercizi alberghieri, per il trimestre luglio settembre, stimiamo possa passare da 97 ad 107 euro, con un rialzo di 10 euro al giorno e un incremento percentuale del 10,3%.
Sib Confcommercio: prezzi inalterati solo con una riduzione fiscale
Gli aumenti sono considerati inevitabili anche dagli addetti ai lavori . « La linea è quella di non aumentare i prezzi ma bisogna essere realisti» dichiara Antonio Capacchione, presidente della Sib (Sindacato italiano balneari) Confcommercio, che spiega: «Dobbiamo fare i conti da un lato con una domanda internazionale assente e una domanda interna che si dimezzerà nel migliore dei casi; e dall’altro con incassi in calo verticale a causa del ridotto numero di postazioni in spiaggia e dei maggiori costi di sanificazione e di personale. A ciò si aggiungono costi inalterati sul fronte dei canoni demaniali, dell’Iva e delle tasse locali. Per questo senza una riduzione fiscale gli aumenti dei prezzi saranno inevitabili». Anche se saranno a macchia di leopardo. «Dove ci sono spiagge profonde come sulla riviera romagnola e in veneto – conclude Capacchione – non ci sarà una riduzione significativa delle postazioni e le tariffe non dovrebbero aumentare. Discorso diverso in Liguria dove i cali di fatturato si annunciano pesanti».
Federalbergi Roma: molti stanno pensando di non riaprire
Sul fronte alberghi invece il presidente di Federalbergi Roma, Giuseppe Roscioli, è scettico sui rincari estivi. «Se in estate le prenotazioni cresceranno e torneranno i turisti stranieri, i prezzi potrebbero salire – ammette -. Ma non credo che avverrà. Il mercato al momento ristagna e i prezzi sono scesi in picchiata. Del resto i tassi di occupazione delle camere intorno al 10-15%. E una camera in un 4 stelle a Roma costa oggi intorno ai 12o euro rispetto ai 250 euro di un anno fa». Una situazione critica che secondo Roscioli sta portando molti albergatori a decidere di non riaprire e di saltare questa stagione, soprattutto in alcune località turistiche dove l’incidenza dei turisti stranieri è molto alta». E Roscioli non prevede un’inversione di tendenza con il bonus vacanze. «Il tetto Isee a 40mila euro per l’utilizzo è un limite molto stringente – conclude – e inoltre va cosiderato che il soggiorno incide solo per un 30% sul costo totale di una vacanza. Per questi motivi credo che il voucher sarà poco utilizzato».
Rincari comunque sono già segnalati soprattutto da parte di parrucchieri ed estetisti, che offrono un servizio al momento piuttosto richiesto dal mercato.
Sempre il Codacons parla di aumenti del 25% per taglio capelli o messa in piega. Con in più quella che è stata ribattezzata la “tassa Covid”. Un surplus da due a quattro euro, con tanto di voce a parte sugli scontrini (per le spese di sanificazione e messa in sicurezza del locale) rilasciati da alcuni parrucchieri e centri estetici.
(Il Sole24Ore)