Il decreto che rinvia all’autunno il voto per le Regionali, le comunali e il referendum per il taglio dei parlamentari non sarà approvato oggi.
La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha infatti deciso che l’inizio delle votazioni, in Aula alla Camera, sul dl elezioni è rinviato a lunedì 8 giugno. Oggi si concluderà solamente la discussione generale sul provvedimento. Mercoledì il testo aveva ricevuto il via libera dalla commissione Affari Costituzionali, ma nel frattempo i governatori delle 5 Regioni coinvolte hanno scritto persino al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo che si vada alle urne già a luglio. L’altro tema riguarda l’accorpamento del referendum alle elezioni locali: questa mattina c’è stato un colloquio a palazzo Chigi tra i rappresentanti del comitato promotore e il premier Giuseppe Conte.
Il comitato chiede di rivedere l’ipotesi del super election day, previsto dal decreto in autunno, in cui verrebbero appunto accorpate le elezioni regionali, comunali e il referendum.
Nel provvedimento non viene menzionata una data, solo la proroga in autunno: il governo ragiona sull’ipotesi del 20 settembre, a cui i governatori di Campania, Puglia, Marche, Liguria e Veneto si oppongono drasticamente, tanto da far saltare ieri sera il tavolo con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. La posizione delle regioni coinvolte viene ribadita dal governatore ligure Giovanni Toti: “Abbiamo chiesto più volte, visto che dal 4 e poi dal 15 giugno il Paese tornerà ad essere aperto e non riteniamo le elezioni qualcosa di più pericoloso di andare al lavoro o in vacanza, di votare nella prima finestra utile che è fine luglio“. “Ove il governo e Parlamento decidano qualcosa di diverso, le regioni sceglieranno di votare nella prima data utile del 6 settembre“, ha poi aggiunto Toti a margine di un incontro a Genova.
“Nessun presidente di Regione si prenderà la responsabilità di far riaprire le scuole dopo sette mesi di chiusura, di far andare i ragazzi a scuola, poi di richiuderle,
di far andare a votare milioni di persone, di doverle sanificare e di rimandare i ragazzi a scuola”, dice Toti, motivando il voto per le elezioni non oltre il 6 settembre. Dura anche la reazione del governatore del Veneto, Luca Zaia: “Noi pensiamo che non sia rispettata la Costituzione. La Costituzione prevede di sospendere le elezioni in caso di guerra, questo articolo lo abbiamo inaugurato con il Coronavirus”. “Nella riunione di ieri sera – aggiunge Zaia – tensione ce n’è stata perché è messa in discussione la leale collaborazione tra le istituzioni. E’ grave tradurre in dibattito politico un rapporto istituzionale tra noi e il Governo, che è un fatto di Costituzione”, conclude il leghista.
Il premier Conte “ha detto che si prenderà un surplus di riflessione con i partiti della maggioranza”,
spiega Andrea Cangini, rappresentante del comitato promotore del referendum sul taglio dei parlamentari. “Noi abbiamo illustrati anche i pareri di tanti costituzionalisti secondo cui non si possono abbinare due voti di natura diversa. La legge sull’election day, infatti, prevede tutti gli accorpamenti possibili ma non quello con un voto sulla Costituzione che ha un rango e una logica diversa”. Un’opzione possibile per arrivare a una sintesi potrebbe essere quella di accorpare il referendum ai ballottaggi: “Sarebbe il male minore”, sottolinea Cangini. Altrimenti con il super election day “non solo avresti un’alterazione del risultato del referendum ma anche della partecipazione. E sappiamo, perché conosciamo il sistema, che si parlerebbe solo delle regionali e affatto del referendum. Mentre vorremmo almeno poter informare il Paese sul taglio del numero dei parlamentari e il ruolo del Parlamento. Un’azione di buon senso nei confronti della collettività“.
(Il Fatto Quotidiano)