La vendetta di Donald Trump si abbatte su Twitter, il suo social media favorito che di colpo si è trasformato in nemico. 48 ore dopo lo “scontro”,
provocato dalla decisione di Twitter di mettere in guardia gli utenti su messaggi del presidente potenzialmente falsi, è arrivato il castigo. Quanto sarà efficace, è presto per dirlo. Stasera Trump ha firmato un ordine esecutivo (l’equivalente di un decreto) che dovrebbe rendere più agevole perseguire per vie giudiziarie i social come Twitter e Facebook qualora assumano il ruolo di “moderatori” delle fake news, cancellando dei post o chiudendo degli account. In questo modo il decreto cerca di abbattere o di indebolire uno scudo legale che protegge i social media e le piattaforme online.
La tesi di Trump è che questi social hanno un’agenda politica progressista, che il loro ruolo di moderatori non è neutrale, anzi nelle sue parole “fanno dell’attivismo”.
Nell’annunciare la firma del decreto ha aggiunto che sarebbe pronto a chiudere il proprio account su Twitter. Quest’ultima minaccia è forse più inquietante – se fosse vera – per il social media che dall’uso quotidiano del presidente degli Stati Uniti ha ricavato un aumento di audience e una pubblicità notevole. Trump ha detto che la sua mossa serve a “difendere la libertà di parola contro uno dei più grandi pericoli”.
Interpellato dai giornalisti sulla possibilità che l’ordine esecutivo venga bloccato da ricorsi in tribunale, lo ha dato per scontato: “Lo sono tutti, no?”
In effetti la storia dei decreti nell’era Trump è ricca di rovesci in sede giudiziaria: a inaugurare questo genere di battaglie fra ricorsi e contro-ricorsi fu uno dei primissimi atti della sua presidenza, il cosiddetto Muslim Ban con cui vietava l’ingresso negli Stati Uniti a cittadini di alcune nazioni islamiche. In questo caso l’ordine esecutivo solleverà eccezioni di incostituzionalità perché potrebbe violare il Primo Emendamento, quello che tutela la libertà di espressione e di stampa.
Inoltre è dubbio se un decreto presidenziale possa cancellare le normative vigenti che regolano le responsabilità dei social media e li proteggono da azioni legali.
Di sicuro questo decreto entra nell’arsenale della campagna elettorale:
Trump ha sempre accusato i giornali e le tv di essere a maggioranza di sinistra, ora aggiunge i social media nel novero dei nemici che lo perseguitano e lo boicottano.
(La Repubblica)