Papa Francesco ha varato con un Motu Proprio il codice per i contratti e gli appalti.
Il testo, intitolato “Norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello della Città del Vaticano”
si compone di 86 articoli ai quali se ne aggiungono altri 12 relativi alla tutela giurisdizionale nei casi di contenzioso. La nuova legislazione assume i principi della Convenzione Onu contro la corruzione e si sostituisce alle precedenti normative in vigore. A conti fatti, si tratta di un passo in avanti importante dopo anni nei quali ogni dicastero poteva decidere autonomamente a chi affidare i propri lavori interni. Da oggi non sarà più così.
La nuova normativa in materia di appalti e contratti in Vaticano,
infatti, “consentirà di ridurre in modo notevole il pericolo di corruzione di quanti sono chiamati alla responsabilità di governo e di gestione degli Enti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”. Lo sottolinea lo stesso papa Francesco aggiungendo che concorrenza leale e trasparenza consentiranno anche “una migliore gestione delle risorse che la Santa Sede amministra per conseguire i fini che della Chiesa sono propri”.
Per partecipare alle gare in Vaticano riguardanti appalti e contratti pubblici ci sarà un apposito Albo al quale gli operatori economici potranno chiedere di far parte.
L’iscrizione allo stesso, e di conseguenza la partecipazione alle gare, non sarà consentita agli operatori economici che siano in quel momento sottoposti a indagini, a misure di prevenzione o condanne in primo grado per “partecipazione a un’organizzazione criminale, corruzione, frode, reati terroristici”, per “riciclaggio di proventi di attività criminose” e “sfruttamento del lavoro minorile”. Ma tra le cause di esclusione c’è anche il non aver ottemperato “agli obblighi relativi al pagamento di imposte o contributi previdenziali secondo le normative del Paese in cui si è stabilito”, come pure risiedere o essersi stabilito in Stati “aventi regimi fiscali privilegiati”.
Sulla nuova legislazione interviene anche Giuseppe Pignatone,
Presidente del Tribunale dello Stato della Citta’ del Vaticano, che sottolinea come il codice degli appalti con “nuovi diritti e nuovi obblighi richiede naturalmente che vi sia un giudice che ne possa assicurare l’osservanza e che regoli i conflitti tra le parti. Questa competenza, che potrà diventare molto impegnativa, è stata attribuita al Tribunale dello Stato in primo grado, con possibilità di proporre impugnazione alla Corte di Appello”.
Pignatone aggiunge che “a somiglianza di quanto avviene in Italia davanti al Tar, è anche prevista la possibilità di un provvedimento cautelare di sospensione degli atti impugnati, ma sono dettati tempi assai brevi per evitare il pericolo di ritardi o addirittura di un blocco nell’esecuzione del contratto”. Il magistrato ricorda tra le finalità della nuova legge la realizzazione di “notevoli economie di spesa come risultato di una piu’ ampia e corretta concorrenza tra gli operatori economici interessati che potranno iscriversi in un apposito Albo” nonché “una efficiente gestione delle risorse e un rinnovato, deciso impegno contro il rischio di corruzione”.
(La Repubblica)