Con il lockdown si è registrato “un indebolimento delle misure anti corruzione“.
Un deficit non solo italiano, ma esteso a tutta Europa. E dunque tra gli effetti collaterali del coronavirus rischia di esserci anche questo: il dilagare di corrotti e corruttori. L’allarme arriva da una fonte autorevole, cioè il Greco, il Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa. “I segnali che riceviamo mostrano un indebolimento delle misure anti corruzione e quindi un aumento del rischio dell’espansione di questo fenomeno ora e in futuro legato alla crisi generata dal Covid-19″, ha detto Marin Mrcela il presidente dell’organismo, che oggi ha presentato il rapporto annule. In pratica le statistiche su quanto e quando gli Stati hanno seguito le raccomandazioni del Greco.
Ma cosa intende Mrcela quando parla di “indebolimento delle misure anti corruzione” dovuto al virus? Lo ha spiegato lui stesso:
“Appalti fatti senza o con poche regole, chiusura dei portali per la pubblicazione degli atti pubblici che garantiscono la trasparenza, il venir meno del rispetto delle regole sulle lobby e il conflitto d’interessi,
sono alcuni dei segnali che mostrano che l’allarme che abbiamo lanciato qualche settimana fa, con la pubblicazione di una guida su come individuare i rischi e intervenire, è reale”. Il riferimento è al documento diffuso da Strasburgo il 15 aprile scorso: cinque pagine intitolate “Rischi di corruzione e utili riferimenti legali nel contesto di Covid-19“. Un dossier che è praticamente un’allerta: le procedure speciali adottate nei vari campi – soprattutto sul fronte sanitario – agevolano le condotte corruttive. “E questo allarme non è rivolto solo agli Stati ma anche alle organizzazioni internazionali” continua il presidente di Greco, anticipando un nuovo fronte di lavoro: “Siccome la crisi ha rivelato lacune nel sistema sanitario, non può essere escluso che l’organo conduca una valutazione dei rischi di corruzione in questo ambito“.
Mrcela ha illustrato il rapporto annuale che esamina le misure prese nel 2019 negli Stati membri per prevenire la corruzione fra i parlamentari, i giudici e i pubblici ministeri, nonché nei governi centrali, comprese le alte cariche esecutive. Una è la richiesta avanzata dall’organo di Strasburgo all’Italia: “mettere fine” alla commistione tra politica e magistratura regolando il fenomeno “delle porte girevoli” che permette ai giudici di passare in politica e poi tornare a indossare la toga, e che consente ai magistrati di detenere contemporaneamente una carica a livello locale. Il presidente dell’organo del Consiglio d’Europa ha ricordato di aver raccomandato sin dal gennaio 2017 al nostro Paese d’intervenire su questo fronte. La riforma, annunciata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo l’inchiesta di Perugia su Luca Palamara e il cosiddetto sistema delle nomine, va proprio in questa direzione. “Quando il Greco emette una raccomandazione, lo fa perché ha scoperto una falla nel sistema e gli Stati non dovrebbero aspettare che scoppi uno scandalo per intervenire e risolverla”, commenta Mrcela, sottolineando che “la messa in atto delle raccomandazioni è strettamente correlata alla volontà politica. La fiducia nelle istituzioni continuerà a diminuire se chi ha responsabilità pubbliche non è esemplare, e questa corrosione della fiducia e del rispetto per le istituzioni erode la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani”.
Sul fronte europeo Mrcela ha espresso preoccupazione per le accuse di corruzione dilagante mosse in molti paesi negli ultimi anni e relative a persone che rivestono cariche nelle istituzioni pubbliche. “Nessuna persona, Stato o istituzione è immune alla corruzione. I politici, indipendentemente dall’appartenenza politica, devono dare l’esempio e da loro ci si aspetta una condotta esemplare. I politici devono servire il popolo, non dominarlo”, ha commentato il numero uno dell’organismo anticorruzione.
Dal rapporto si apprende che nel 2019, la conformità alle “raccomandazioni formulate dal Greco nel quadro del 4° ciclo di valutazione è lievemente aumentata:
alla fine dell’anno, il 36% delle raccomandazioni era stato completamente attuato. Le raccomandazioni con il livello più basso di conformità restavano quelle relative ai parlamentari (27%), mentre la percentuale di quelle relative ai giudici e ai pubblici ministeri era più elevata (rispettivamente 37% e 46%)”.
Cosa vuol dire? Che i suggerimenti più seguiti per combattere la corruzione sono quelli che riguardano il campo della magistratura. Viceversa è più facile che gli input di Strasburgo rimangano lettera morta quando chiedono agli Stati maggiore trasparenza nel mondo delle cariche pubbliche, cioè della politica. “Questo spiega in gran parte il motivo per cui la fiducia delle persone nella politica sia molto bassa e continuerà a ridursi se i politici non miglioreranno il loro livello di conformità in relazione alle norme d’integrità”, ha dichiarato il Presidente del Greco.
(Il Fatto Quotidiano)