La pandemia Covid-19 manda in frantumi l’economia globale
Oltre all’aspetto medico sanitario, che vede ancora contagiate decine di migliaia di persone ed enormi fette di popolazione ancora a rischio, c’è un altro dato lampante che l’epidemia Covid sta mostrando in maniera lampante: l’economia globale sta andando in frantumi sotto i nostri occhi. La pandemia ha già provocato e provocherà perdite economiche colossali: 9000 miliardi di dollari per il 2020. Più delle economie di Germania e Giappone messe insieme (cioè la terza e la quarta economia del mondo). Il Pil mondiale calerà del 3%, e sarà in negativo per la prima volta dalla gigantesca crisi del 2008 (che ha bruciato 10 anni di crescita e le cui diseguaglianze create stiamo ancora scontando) ma in maniera assolutamente più catastrofica: nella prefazione al rapporto, diffuso a marzo, la capoeconomista dell’Fmi, Gita Gopinath, ha esposto a chiare lettere che la recessione generata dalla pandemia “non ha precedenti e fa impallidire quella legata alla crisi finanziaria globale: nel 2009, la flessione fu dello 0,1%”. Sempre il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nel suo World Economic Outlook trimestrale ha cercato di tracciare i contorni di una crisi senza precedenti e che in pochi mesi ha stravolto tutto. A fare la differenza, rispetto passato, è che stavolta ad essere colpito è il mondo intero.
Il virus ha cambiato il nostro modo di vivere per sempre? Ci sono delle azioni che possiamo compiere per non farci trovare impreparati? Probabilmente si, ma la salvaguardia della nostra salute ci invita a fare alcuni passi in avanti: ragionare come comunità e non solo some individui, considerare la cooperazione civile come una conquista e non come una restrizione, rimettere al centro la salute, intesa anche come stili di vita che investono dalla filiera produttiva all’urbanizzazione, come un bene comune.
Tra i beni comuni, la ricerca scientifica svolge e svolgerà sempre di più nel futuro un ruolo fondamentale in una Società sempre più complessa. Abbiamo imparato quali sono i tempi necessari per sviluppare un vaccino e abbiamo visto anche il tentativo di acquisire egoisticamente i risultati dei laboratori di ricerca esclusivamente a beneficio del proprio Paese. Tutto sommato, in questo periodo siamo entrati in possesso di una serie di conoscenze che probabilmente nella nostra vita non avremmo mai sfiorato, ma che abbiamo voluto acquisire per capire meglio cosa ci aspettava. Non abbiamo però idea degli anni che sono stati necessari per realizzare e mettere a punto tutte le attrezzature utilizzate negli ospedali così come per tutti gli oggetti che utilizziamo e che ormai consideriamo normali nella nostra dotazione quotidiana, come per esempio i sistemi di comunicazione multimediali ormai indispensabili nella nostra vita.
Eppure, quando si deve “far cassa”, la ricerca, la scuola e la sanità, sono i primi che subiscono pesanti tagli di bilancio. Ci si deve rassegnare, la questione non è se ci sarà o meno una nuova pandemia, ma quando ci sarà. La conoscenza è una delle armi più potenti che abbiamo, speriamo che la lezione sia stata appresa e non vorremmo più vedere o sentire la demonizzazione e l’insofferenza per chi applica il metodo scientifico nelle risposte date.
Infine, dobbiamo ringraziare tutti quegli operatori sanitari, a tutti i livelli, che senza cercare la ribalta sui mezzi di comunicazione e sui social media, hanno lavorato e pagato un alto prezzo in termini di vite umane e che grazie alla loro preparazione, hanno salvato un numero importante di persone colpite dalla pandemia.
Simone Pazzaglia
e Salvatore Scaglione