La denuncia nel primo rapporto della Commissione europea sulla disinformazione relativa alla pandemia che sarà diffuso domani
“Alcuni Paesi terzi, in particolare Russia e Cina, sono impegnati in campagne di disinformazione sul Covid 19 in Europa e a livello mondiale nel tentativo di minare il dibattito democratico, esacerbare la polarizzazione all’interno delle società e migliorare la propria immagine”.
La denuncia arriverà domani dalla Commissione europea, che approverà la prima Comunicazione sulla disinformazione relativa alla pandemia. Stando alla bozza del documento che sarà lanciato dal team di Ursula von der Leyen, Bruxelles lancia un vero e proprio allarme contro le fake news promosse da Paesi terzi con lo scopo di peggiorare l’impatto sanitario e sociale della crisi per minare la democrazia occidentale. Un pericolo talmente grande che l’Europa parla di “infodemia“.
L’esecutivo comunitario propone una serie di contromisure
per il futuro prossimo sostanzialmente basato su sistemi di “early warning” contro la propaganda malevola straniera, cooperazione tra governi Ue, a livello di G7 e con Nato e Oms. Si punta a smascherare i falsi, a rimuoverli dal Web e a costruire una “contro-narrativa” capace di contrastare le notizie inventate all’interno di strategie di destabilizzazione lanciate da attori (spesso filo governativi) stranieri. Si chiede infine a provider, piattaforme e social network di fare di più per smascherare le fake news. Contromisure quanto mai necessarie, anche perché i pericoli con l’affievolirsi della pandemia non sono ancora finiti. Ad esempio, scrive Bruxelles, “la disinformazione sui vaccini continua e probabilmente renderà più difficile la loro distribuzione quando saranno a disposizione”.
La Commissione europea parla di pandemia accompagnata da una “infodemia senza precedenti”.
Costruita da un ridondante flusso di informazioni false che si spargono a tutta velocità sui social media in un periodo nel quale, causa lockdown, le persone sono state più presenti in Rete a caccia di notizie. “Un fenomeno mirato a creare confusione, ansia, sfiducia e a compromettere l’efficacia della risposta sanitaria pubblica”. La disinformazione, aggiunge l’Eurogoverno, “può avere gravi conseguenze, può portare le persone a ignorare le indicazioni sanitarie ufficiali o a comportamenti pericolosi che hanno poi un impatto negativo sulle istituzioni democratiche, sulle società, sulle nostre economie e sulla loro tenuta finanziaria”.
Secondo Bruxelles, dietro all’infodemia c’è una regia di attori stranieri, in particolare Russia e Cina, che danno vita a vere e proprie campagne “mirate a minare la democrazia” indebolendo la credibilità delle “istituzioni europee, nazionali e regionali”. Si parla di “influenza malevola, manipolazione e interferenza per provocare danni”.
La Commissione ha individuato centinaia di esempi
(500 provenienti solo dalla Russia con intenti pro-Cremlino) e cita i casi più noti al grande pubblico. Come le campagne con informazioni sanitarie fasulle, medicine dannose alla salute, cure miracolose o indicazioni fuorvianti, come quella secondo la quale lavarsi le mani non servirebbe a nulla contro il virus o che il Covid ucciderebbe solo gli anziani. Fake news che si sono trasformate in convincimenti tanto diffusi nella popolazione da “mettere in pericolo diverse vite e compromettono gli sforzi di contenimento della pandemia”. Allo stesso modo, le teorie cospirative basate sulle antenne 5G che diffondono il virus o che incolpano alcuni gruppi etnici o religiosi “portano a violenza pubblica e danneggiano la coesione delle nostre società”. In molti Paesi europei, oltretutto, sono stati diffuse false informazioni con intenti antisemiti.
Per tutte queste ragioni, la Commissione propone una serie di azioni mirate a “combattere il flusso di disinformazione e le operazioni di influenza malevola esterna con pratiche proattive e comunicazione positiva coinvolgendo governi, società civile e piattaforme”. Per l’Europa i media indipendenti e la stampa svolgono un ruolo centrale in questa battaglia.
Ovviamente Bruxelles sottolinea l’importanza di mantenere l’equilibrio tra la garanzia assoluta della libertà di espressione e dei diritti fondamentali con il contrasto alla propaganda condotta da attori stranieri.
E si stigmatizza l’operato dei governi che con la scusa della pandemia hanno messo in campo leggi speciali che hanno compresso i diritti e l’attività dei mezzi di informazione. Un chiaro riferimento all’Ungheria di Viktor Orbàn: “Bisogna evitare – ammonisce Bruxelles – di compromettere i diritti fondamentali per scopi politici”. Anche in questo caso si sottolinea che “l’attività di scrutinio dell’operato dei governi svolta dai media è fondamentale”.
In definitiva, scrive l’Europa, “il Covid 19 è diventato un test per dimostrare come l’Unione e le sue società democratiche siano capaci di affrontare la sfida” della disinformazione. “Se la vinceremo – è la conclusione – ne usciremo più forti”.
(La Repubblica)