Per ripartire è necessario il blocco dei licenziamenti con ammortizzatori sociali più efficaci
che garantiscano una continuità di copertura attraverso la contrattazione e la formazione, realizzare il contratto collettivo nazionale, confronto istituzionale sui settori principali per un piano di investimenti pubblici condizionati all’innovazione e occupazione stabile, garantire la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro diffondendo comitati, applicando i protocolli e investendo nell’Inail e nella medicina del lavoro, contrattare il lavoro da remoto e garantire diritti e salario a parità di lavoro.
Con queste proposte Fiom, Uilm e Fim tornano in piazza per la prima volta nell’era post-Covid.
Lo faranno il 25 giugno a Roma, chiedendo al governo di mettere al centro le 100 vertenze aperte al ministero dello Sviluppo Economico come prima spinta per il rilancio dell’economia. Non a caso, in piazza del Popolo ci saranno proprio i rappresentanti delle aziende metalmeccaniche che stanno affrontando la crisi, da Ilva a Jabil passando per Embraco e Whirlpool. La crisi sanitaria e la conseguente crisi economica hanno “peggiorato la situazione delle crisi industriali che affrontiamo da anni nella siderurgia, automotive, elettrodomestico” aggiungendone di nuove come quelle “nel settore dell’avionica civile” e “al rischio delle piccole e medie imprese con il calo dei volumi di mercato rischiano di diventare drammatiche mettendo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e buona parte della capacità industriale”, avvisano i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil.
Il lavoro degli operai, rivendicano i sindacati, “è strategico per il futuro del nostro Paese in Europa” e ritengono quindi “essenziale che il governo utilizzi le risorse nazionali ed europee per realizzare un reale “green new deal” investendo nei settori strategici dell’industria dalla siderurgia alla mobilità, dall’elettrodomestico all’informatica, dalla cantieristica alla microelettronica fino alle macchine utensili ed al medicale”. E quindi richiedono “un piano straordinario per l’occupazione e l’ambientalizzazione dei luoghi di lavoro e dei prodotti siano essi merci o servizi”. Una “nuova visione” che metta al centro “il lavoro e l’ambiente” per “resistere meglio agli shock esterni a cui non possono sottrarsi il sistema delle imprese ed il governo”. Allo stesso tempo le sigle dei metalmeccanici “respingono qualsiasi tentativo di mettere in discussione la contrattazione come strumento di tutela generale delle lavoratrici dei lavoratori” e si mobilitano “perché è necessario ripartire in una nuova direzione”.
Il 25 giugno “sarà una giornata di lotta, di protesta e di monito al Governo”,
dice il leader della Uilm, Rocco Palombella, a Ilfattoquotidiano.it perché “il tempo delle parole e delle promesse è terminato, vogliamo vedere i fatti, progetti concreti di politica industriale e come si vuole rilanciare l’Italia”. La situazione del nostro Paese è “drammatica”, aggiunge, e “il governo non ha proposto nessun momento di discussione sulle crisi industriali, mentre ci sono situazioni che stanno diventando sempre più complesse, come la crisi profonda del settore auto e il mancato rilancio dello stabilimento Jindal a Piombino, o al limite della tenuta sociale come l’ex Ilva, Whirlpool, l’ex Alcoa e tante altre”. Il coronavirus “ci sta consegnando un Paese con migliaia di posti di lavoro in meno, con il dilagare della povertà, l’aumento delle disuguaglianze sociale e il rischio di disgregazione del nostro Paese”, continua Palombella che chiede al governo “un immediato intervento per evitare la perdita di ulteriori migliaia di posti di lavoro, oltre ai circa 300mila già persi da marzo secondo i dati Istat diffusi oggi”.
“L’emergenza sanitaria Covid 19 – scrivono ancora i sindacati – ha colpito duramente e lasciato segni indelebili nella società e nell’economia sia a livello mondiale che a livello italiano, ha mostrato le fragilità di una società che ora deve mettere al centro la vita e la salute delle persone e la compatibilità ambientale come nuova visione del futuro, investendo nel lavoro che innova per migliorare la società”. Rivendicando la lotta di marzo per arrivare a un protocollo condiviso anti-contagio nelle fabbriche, i metalmeccanici insistono sulla necessità di continuare a “investire nella prevenzione e tutela per impedire recrudescenze del contagio nei prossimi mesi”. E quindi ritengono “inaccettabile la mancanza di un piano nazionale pubblico sanitario di prevenzione (con test e tamponi) e di seri interventi per la mobilità sicura”.
(Il Fatto Quotidiano)