Appello del giornale La Repubblica:
Mandate una mail alla nostra redazione dicendo quale attività o iniziativa pensate vada sostenuta: sceglierete con noi chi aiutare. E il giornale la adotterà fino al giorno in cui riuscirà a riaprire
Una Caporetto economica che rischia di trasformarsi in devastazione sociale, con conseguente impoverimento delle relazioni tra i cittadini. Il lockdown imposto dal coronavirus ha colpito duro nella Capitale, di per sé già grande contenitore di fragilità e sperequazioni.
Ora, più che mai, non bisogna mollare. Ora, più che mai, sono importanti le iniziative dal basso. In pieno coprifuoco Roma non ha perso il suo volto inclusivo e solidale. Anche chi era in grande difficoltà si è dato da fare. La Locanda dei girasoli, per esempio, il ristorante al Quadraro dove lavorano 14 ragazzi down, nonostante rischi la chiusura per i suoi conti in profondo rosso, ha portato ogni giorno per 20 giorni consecutivi 150 pizze alla Croce Rossa, perché le consegnasse ai nuovi poveri. I tassisti hanno trasportato gratis i medici diretti agli ospedali, mentre la Caritas, il mondo del volontariato e del Terzo settore hanno visto decuplicato il loro intervento.
Questa solidarietà, questa inclusione per Repubblica sono sempre stati un valore. Per questo il nostro giornale vuole essere ancora un punto di riferimento per sostenere le attività che da sole stentano a ripartire. Ma vuole farlo partendo da voi. Dalle vostre segnalazioni, dai vostri appelli, dalle vostre battaglie. Perché siete voi il termometro cittadino, siete voi che ci date la misura della sofferenza, della fatica, delle necessità, ma anche della tenacia di pezzi di città che ostinatamente vuole salvaguardare e recuperare il suo patrimonio sociale. Siete voi le sentinelle del territorio, i nostri occhi.
Mandate una mail a lettereroma@repubblica.it o segnalate nei commenti in fondo all’articolo quale attività o iniziativa pensate vada sostenuta Sceglierete con noi chi aiutare. E il giornale la adotterà fino al giorno in cui riuscirà a riaprire
Lo sapete: non possiamo semplicemente ripartire come fossimo marinai che contano le vittime risucchiate in mare e mestamente si rallegrano per essere sopravvissuti. Ne va del nostro tessuto sociale. Del nostro essere comunità. La comunità dei lettori di Repubblica è quella della ” Città che resiste”, a cui per tanti mesi abbiamo dato voce sulle nostre pagine, cittadini che fanno massa critica e si consorziano per salvare un parco, ma anche per non lasciare solo chi è nel mirino del racket, cittadini che non si fanno scoraggiare e creano fermento e cultura dove altrimenti ci sarebbero abbandono e desolazione.
Ora si tratta di sostenere botteghe, gruppi, associazioni, persone, cooperative che non ce la fanno, che stentano a riprendere. Attività diventate di riferimento per il territorio. Vederle sparire potrebbe oscurare la vita di una quartiere. Ci renderebbe tutti più poveri. Repubblica ha deciso di sostenere questo sforzo di valorizzazione e recupero, che passa prima di tutto attraverso la vostra sensibilità e la vostra attenzione. Dunque stringiamo un patto ancora una volta. Consorziamoci. Perché certo, non cambierà le sorti dell’economia una piccola bottega salvata, ma restituirà il sorriso a chi la gestisce e a chi la frequenta. Perché ogni attore del territorio nel quale viviamo è un pezzo della nostra vita. Della nostra storia.
Dunque noi siamo pronti. Che poi significa fare per bene il nostro lavoro di cronisti: raccontare ed essere mediatori tra comunità e istituzioni, rafforzare il senso di appartenenza. Inviate alla nostra redazione (alla mail lettereroma@ repubblica.it) le segnalazioni, i casi per voi significativi. Noi selezioneremo, racconteremo e a voi chiederemo di votare quali sono le attività che meritano più di altre di essere salvate, di riaprire dopo la quarantena. La più votata verrà “adottata”, e noi continueremo a raccontarla sperando in un lieto fine. Ripartiamo da noi.
(La Repubblica)