Election day a settembre per Suppletive in Parlamento, referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, elezioni regionali e comunali. Alla fine è questa la norma che sintetizza e caratterizza il decreto legge approvato dalla Camera e che ora passa all’esame del Senato, disposizione inserita durante l’esame del provvedimento a Montecitorio e contestata dai comitati referendari, per i quali la consultazione sulla riforma istituzionale non andrebbe confusa con quelle amministrative. Ma a dividere è anche la data che dovrà essere scelta per le urne, non esplicitamente prevista dal decreto, che indica soltanto una finestra, ma che potrebbe essere quella del 20 e 21 settembre.
SUPPLETIVE
Diversa e più articolata tuttavia la genesi del testo, emanato a causa dell’emergenza coronavirus che ha reso necessario il rinvio di alcune elezioni. In primo luogo, in riferimento alle suppletive, il decreto ne fissa il termine per lo svolgimento per i seggi dichiarati vacanti alla Camera e al Senato entro il prossimo 31 luglio, in 240 giorni dalla dichiarazione della vacanza, rispetto ai 90 previsti dalla legge elettorale.
Attualmente è stato dichiarato vacante il 18 marzo scorso il seggio del Senato del collegio 3 della Sardegna. Senza l’emanazione del decreto legge si sarebbe quindi dovuto votare entro ieri. A questa vacanza potrebbe aggiungersi, sempre a palazzo Madama, quella del collegio 9 del Veneto, dopo la morte ieri del senatore di Fdi Stefano Bertacco.
REGIONALI
Per quanto riguarda le elezioni regionali, viene prolungata di tre mesi la durata in carica dei consigli regionali, il cui rinnovo era previsto entro il prossimo 2 agosto 2020 e si stabilisce che le elezioni si svolgano nei 60 giorni successivi o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori. In pratica la legislatura che in Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia scadeva lo scorso 31 maggio viene prolungata al 31 agosto e le elezioni potranno svolgersi a partire dal 6 settembre.
COMUNALI
Passando alle Comunali, il turno annuale ordinario del 2020 viene spostato ad una domenica compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre, anziché tra il 15 aprile e il 15 giugno. Nello stesso periodo si voterà anche per l’elezione dei consigli comunali e circoscrizionali che devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato, se le condizioni che rendono necessarie le elezioni si sono verificate entro il 27 luglio 2020. Si stabilisce tuttavia che quest’ultima disposizione non si applica alle elezioni degli organi circoscrizionali nei Comuni, come ad esempio Roma, dove il Consiglio comunale rimarrà in carica fino alla scadenza naturale prevista nel 2021.
PROVINCIALI
Previsto infine che le elezioni dei presidenti di Provincia e dei Consigli provinciali in scadenza nel 2020 si svolgano entro 90 giorni dalle elezioni dei Consigli comunali, con la conseguente proroga della durata del mandato fino al rinnovo degli organi.
RIDUZIONE FIRME E PAR CONDICIO
Per l’emergenza sanitaria è stato ridotto ad un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e candidature per le elezioni comunali e regionali, salvo diversa disposizione adottata, per queste ultime, dalle Regioni. Viene poi stabilita l’applicazione delle norme sulla par condicio.
REFERENDUM ED ELECTION DAY
Come detto il nodo che ha suscitato maggiori polemiche nell’esame del decreto legge è quello relativo all’election day e conseguentemente alla data in cui si svolgeranno le elezioni, considerando che in alcuni Comuni potrebbe essere necessario il ballottaggio.
Già a marzo il cosiddetto decreto ‘Cura Italia’ aveva prorogato il termine di indizione del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari portandolo da 60 a 240 giorni dalla comunicazione di ammissibilità. Quindi il governo avrà tempo fino al 19 settembre, ma la consultazione dovrà svolgersi in una data compresa tra i 50 e i 70 giorni successivi. Per votare il 20 settembre occorrerebbe perciò indire il referendum entro il primo agosto.
Il decreto legge prevede infatti l’applicazione del principio dell’election day anche per lo svolgimento del referendum, mentre l’orientamento del governo sarebbe quello di votare per regionali e amministrative il 20 e 21 settembre. Due questioni che come detto sono oggetto di polemica, con componenti del comitato referendario che contestano l’accorpamento, mentre in generale sulla data del voto le opposizioni, in particolare Fratelli d’Italia, hanno manifestato contrarietà, unitamente ad alcune Regioni.
Tuttavia durante il dibattito parlamentare sono arrivate aperture da parte del governo.
“Appare auspicabile -ha affermato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese- che nella prosecuzione del dialogo si individui una data da parte di tutti i soggetti deputati a farlo, dal governo come dalle Regioni, che rappresenti un punto di equilibrio per lo svolgimento delle elezioni nelle migliori condizioni. Una data che ritengo auspicabilmente unitaria, al fine di conciliare, con modalità uniformi, le esigenze di tutela della salute con quella della ripresa economica”.
Con il parere favorevole del governo, è stato inoltre approvato a larghissima maggioranza un ordine del giorno, presentato da Simone Baldelli, di Forza Italia, che nello stabilire la data del referendum impegna il governo a “valutare la volontà del comitato promotore”.
(AdnKronos)