26 Novembre, 2024
spot_imgspot_img

Un grande Napoli si riprende la Coppa Italia ai rigori: Juve tradita da Dibala e Danilo

La coppa Italia tinta di azzurro brilla nel cielo di Roma

e il pensiero vola ai tanti che non ci sono più: il primo trofeo di questo orribile 2020 è vinto meritatamente dal Napoli con le emozioni aggiuntive dei rigori. Poter palpitare per una finale, perfino oltre il 90esimo, ecco ciò che conta davvero dopo troppi lutti. Per il vero calcio, invece, rivolgersi altrove: solito ritmo da blanda ripartenza post covid, niente che ricordi minimamente l’ardore di Italia-Germania 4-3, la “partita del secolo” di cui si festeggia il cinquantenario. Eppure si ricorderà la partita coraggiosa e intelligente degli azzurri fermati nei 90’ solo dalle manone di Buffon. Gigi poi non può niente ai rigori, mentre la sua Juve può mangiarsi le mani: spreca subito i primi due con Dybala e Danilo.

IL DUELLO

Questa è la prima coppa Italia assegnata senza tifosi, ma con curiosa scenografia da videoclip musicale anni ‘80: tutto ad uso delle tv. In campo, invece, dopo essere stato quasi costretto a vestirsi da centravanti contro il Milan, Cristiano ritorna nelle sue amate terre: dovrebbe planare da sinistra verso il centro, ma non c’è ancora traccia del vero Ronaldo. Nel ruolo di 9, falso e imprevedibile, c’è Dybala, mentre dall’altro lato Douglas ingaggia un duello a velocità supersoniche con Mario Rui, scelto saggiamente per arginare l’esuberanza brasiliana. Semmai, le novità bianconere sono l’insistenza iniziale su Pjanic in regia e la scelta di Cuadrado laterale di difesa. Il colombiano ha il compito di portare la palla dall’altra parte, ma deve anche guardarsi le spalle: Gattuso, infatti, rispolvera il tridente dei tempi belli: Callejon-Insigne-Mertens. Sarri avrà avuto un fremito della memoria: quel trio lo ha assemblato lui stesso nel lontano 2016 dopo l’infortunio di Milik.

PRIMO TEMPO

Il Napoli è corto e accorto, “gattusiano” nei generosi recuperi dei suoi attaccanti e nelle linee strettissime che tolgono ossigeno ai bianconeri: soprattutto nel primo tempo, sta raccolto in una ventina di metri e la tattica funziona perché così la Juve, più manovriera, sbatte sempre contro il muro azzurro. La Juve, invece, è “sarrista” solo in potenza: ha l’ambizione di comandare il gioco, ma il pallone viaggia troppo lento. In questo scenario bloccato, solo qualche errore individuale può aprire le acque, come quello iniziale di Callejon (per una sera con curiosi baffetti da zorro): retropassaggio morbido, Dybala borseggia la palla e Cristiano piazza un destro inoffensivo se paragonato ai suoi standard.

SALTA IL TAPPO

Il Napoli, invece, per uscire sa come usare le mezzali, pronte a invertirsi e pure a inserirsi: Zielinski, ad esempio, è bravo al 24’ a prendersi un fallo in zona pericolosa e dalla punizione seguente nasce un destro magnifico di Insigne che scheggia il palo. E’ l’occasione più importante di un primo tempo che sembra per lunghi minuti una partita a scacchi: pesano i ritmi non troppo elevati, fin quando poi salta il tappo. Prima i bianconeri approfittano di un altro errore del Napoli in impostazione, ma Dybala imbecca Ronaldo con un pallone leggermente lungo. E poi, improvvisamente, il Napoli alza i giri e solo l’eterno Buffon salva la Juve: prima su una percussione di Demme e poi su un altro destro insidioso di Insigne. Due parate super e neanche le ultime della serata. Nel complesso, Gattuso sembra aver trovato la via migliore per incartare Sarri: Ringhio sa che ha di fronte una squadra superiore e, con umiltà e pazienza, sceglie di non scoprirsi. Alla fine sarà lui a gioire.

LA RIPRESA

Se Cristiano non è ancora Cristiano, questa non è nemmeno la partita di Mertens, che ha qualche acciacco fisico ma pure la gioia del rinnovo nel cuore. E allora per sciogliere il torpore nel secondo tempo i due tecnici pescano dalla panchina: inserendo Danilo per il fragile Douglas, Sarri può avanzare i riccioli di Cuadrado nel tridente; Gattuso rinuncia, invece, a Callejon e Mertens e ridisegna l’attacco con la verve di Politano e i centimetri di Milik. Il polacco sbaglia un rigore in movimento e l’esterno è pericoloso di testa, doppia conferma della maggiore pericolosità azzurra. Mentre i bianconeri calano come contro il Milan, la squadra di Gattuso appare meno bloccata: man mano che il match va avanti, si fa più sbarazzina. E alla fine va a un millimetro dalla vittoria già nel recupero dei tempi regolamentari: Bernardeschi (entrato come mezzala) regala agli avversari il più incredibile dei calci d’angolo, su cui Buffon si supera un altro paio di volte. Prima su Maksimovic, poi su Elmas che timbra il palo. Alla fine sono i rigori a decidere il match e il Napoli può raccogliere quanto seminato: Meret para Dybala, Insigne è freddissimo, Danilo sparacchia in tribuna, Politano segna, Bonucci la mette dentro di rabbia, Maksimovic-gol centrale e potente, Ramsey spiazza il portiere e alla fine Milik fa esplodere Napoli. Giusto così. Gattuso sta costruendo una creatura interessante, mentre in casa Juve è tempo di preoccuparsi: è il secondo trofeo stagionale che sfugge, la ripartenza è molto più complessa di ciò che si immaginava.

(Gazzetta dello Sport)

Ultimi articoli