Il Global catholich climate movement ha promosso una spiritualità ecologica incarnata, mentre il programma di formazione online ha già creato oltre 2mila animatori locali in cento Paesi diversi
Nell’Istituto San Juan XXIII di Montevideo, i contenitori per la spazzatura sono rigorosamente tre. In quello marrone si mette il materiale compostabile, il verde è per i rifiuti riciclabili che vengono poi raccolti da una famiglia di clasificadores, come vengono chiamati in Uruguay quanti sopravvivono classificando e rivendendo l’immondizia. Nel grigio, infine, finiscono i residui indifferenziati destinati alla discarica. E’ così dal 2017 quando, ispirati dalla Laudato si’, alunni e docenti hanno deciso di cooperare alla realizzazione di un’ecologia integrale all’interno delle pareti scolastiche. L’eco del loro progetto – Resuena – si è estesa in numerosi centri educativi della capitale.
Il 23 marzo 2019, migliaia e migliaia di giovani sudafricani si sono ritrovati insieme, divisi in piccoli gruppi per piantare degli alberi, ripulire spiagge e boschi, pregare e meditare.
Poco prima della pubblicazione dell’Enciclica, un gruppo di venti realtà cattoliche – tra cui l’Arcidiocesi di Manila, il Jesuit european social centre e l’Azione cattolica argentina, ha lanciato la rete da cui sarebbe nato il Global catholich climate movement (Gccm) che attualmente raccoglie 900 istituzioni cattoliche e migliaia di leader di comunità mondiali. I suoi ritiri e circoli hanno dato un forte impulso alla promozione di una spiritualità ecologica incarnata, mentre il programma di formazione online ha già creato oltre 2mila animatori locali in cento Paesi. L’idea della rete – declinata su base, però, regionali – è alla base di realtà dalla forte carica profetica: la Rete ecclesiale pan amazzonica (Repam), la Rete ecclesiale per il bacino del fiume Congo (Rebac), la Renam in America centrale e nuovi nuclei in Asia-Pacifico e nel Cono sud latinoamericano. Il fine è favorire la cooperazione tra i vari soggetti ecclesiali presenti su territori strategici per il futuro della vita sulla terra.
Il “Prestito della speranza”, creato dalla Conferenza episcopale italiana, ha risposto al grido di privati e micro-imprese in condizioni di vulnerabilità, rendendo concreta l’aspirazione di una finanza dal volto umano.
Nei cinque anni trascorsi dalla sua pubblicazione, la Laudato si’ s’è fatta carne e sangue, in un’infinita di modi possibili. Alcuni spesso impercettibili. Altri di impatto dirompente. Un fatto inedito per un’Enciclica. Quelle citate sono solo alcune delle centinaia di “buone pratiche” in cui ci si imbatte sfogliando “In cammino per la cura della casa comune”, realizzato dal Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale e appena presentato. Non un catalogo di ricette e soluzioni possibili. Bensì una riflessione su alcune proposte operative per procedere, lasciandosi interrogare dalla realtà, nel percorso di approfondimento e attuazione del testo forse più conosciuto di papa Francesco. Articolato in due grandi sezioni – conversione e educazione attuazione dello sviluppo umano integrale ¬-, il resto analizza per ciascuna dodici ambiti specifici, dalla famiglia alla catechesi, dall’energia al lavoro. Ogni volta, la contestualizzazione, alla luce della Laudato si’, è arricchita da rimandi ai documenti del Pontefice e dei suoi predecessori, come pure a testi cardine del magistero della Chiesa. Alla descrizione delle buone prassi sono, poi, affiancate alcune piste di azione.
“E noi, che cosa dobbiamo fare?”. La domanda delle folle a Giovanni Battista, riportata da Luca, risuona potente in questo tempo di ricostruzione, dopo lo tsunami del coronavirus. “Non c’è un un’unica risposta”, conclude In cammino per la cura della casa comune, “per ognuno c’è un’indicazione differente a seconda della propria età o condizione e del posto che ha all’interno della Chiesa e della società. Ma c’è una risposta per tutti, poiché di ognuno è la responsabilità di difendere la nostra casa comune con un’attenzione particolare per il nostro prossimo, vicino o lontano nello spazio e nel tempo. Come ogni chiamata alla conversione, anche quella ecologica è rivolta a ciascuno e richiede un discernimento e il cambiamento dei propri stili di vita”.
(Avvenire)