18 Luglio, 2024
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Pillola abortiva a Perugia: le donne in piazza contro la decisione dell’Umbria di prevedere il ricovero per chi assuma la Ru486

Sull’autodeterminazione non ci piove. Si sono trovati (trovate soprattutto) in mille nel centro storico di Perugia per dire “no” alla delibera della giunta regionale dell’Umbria, che vieta l’aborto farmacologico in day hospital.

Tra le difficoltà imposte dalle disposizioni anti-Covid, sotto la minaccia costante di rovesci di pioggia, al coro “libera di scegliere, questa è la mia vita, la RU la voglio garantita”, il mondo delle associazioni per i diritti delle donne si è riunito sotto l’ombrello della neocostituita “Rete umbra per l’autodeterminazione”. Un collettivo che si sigla RU2020, con una chiara assonanza a quella RU486 che dopo la recente delibera della presidente leghista e pro-life, Donatella Tesei, in regione si può assumere solo in regime di ricovero per tre giorni.

Nel giorno più lungo dell’anno, il piccolo esercito di manifestanti, mascherina indossata, distanza di sicurezza e un capo di vestiario rosso, qualcuna con fiori o un mazzo di prezzemolo, ha trasformato piazza IV Novembre in una distesa di ombrelli e cartelli con slogan che reclamavano una maggiore libertà femminile sulle tematiche riproduttive. Nel mentre la petizione avvita sulla piattaforma online change.org correva oltre l’asticella delle 40mila adesioni.

In piazza molte giovani donne – e qualche politico di carriera nelle retrovie – per una mobilitazione che, dall’Umbria, le organizzatrici vogliono portare in altre città d’Italia, per estendere la rete appena creata. “Oggi lanciamo una mobilitazione nazionale, non solo per la piena applicazione della legge 194, ma anche per riportare in primo piano il tema della contraccezione”, spiega Sara Pasquino, della rete Ru2020, alla quale hanno già aderito a livello nazionale, Udi, Pro-choice, Vita di donna, Centro delle donne di Bologna, Planned parenthood e Laiga. L’orizzonte della manifestazione, infatti, sin dalle prime battute si è rivelato più ampio della questione locale esplosa in ambito locale da una settimana.

“In piazza a Perugia ci saranno realtà e donne provenienti non solo da tutta l’Umbria, ma anche dal resto d’Italia,

perché la battaglia contro la decisione della giunta Tesei ha una valenza nazionale”, aveva annunciato l’organizzazione della manifestazione, che dal microfono in piazza ha chiesto un accesso più semplice all’interruzione volontaria di gravidanza, “per avvicinarci ai Paesi europei”. In Italia, aveva ricordato infatti RU2020 in una nota, solo il 17,8% degli aborti avviene con metodo farmacologico contro il 97% della Finlandia, il 75% della Svizzera e il 66% della Francia.
Uno dei cartelli più originali, a tema “Ritorno al futuro”, vede i protagonisti del film che spiegano di voler tornale al 1978, per “dire alle donne di conservare gli striscioni della 194, per il 2020 a Perugia”. “Sorprende dover fare una lotta già portata avanti dalle nostre nonne e mamme. Questa delibera regionale è solo la punta dell’iceberg, perché i diritti riproduttivi sono attaccarti tutti i giorni”, commenta Melania Bolletta, 19enne studentessa universitaria antropologia.

“Sono qua per difendere diritti intoccabili, la cui negazione è ancora fonte di sofferenza per molte donne”, spiega Emanuela Faraglia, attrice di teatro. “Questa è politica, è inutile dire che non ci interessa, perché la politica si interessa di noi”, aggiunge mentre si aggiusta la sciarpa rosso-corallo che porta al collo, indossata “perché i simboli contano ancora”.

La scelta della giunta, per il collettivo femminista organizzatore della manifestazione non va nella direzione della “tutela della salute delle donne, come sostenuto dalla presidente Tesei, ma nella direzione esattamente opposta”.

La polemica nasce dalla delibera che approva le “Linee di indirizzo per le attività sanitarie nella Fase 3”, disponendo i tre giorni di ricovero.

Il tutto ad appena un mese da un analogo atto di Giunta, per lanciare le misure per la “Fase 2”, che assomigliava ad uno scatto in avanti in termini di capacità di scelta di chi optava per l’interruzione farmacologica della gravidanza. Oltre a non manifestare in alcun modo la volontà di abrogare il servizio in day hospital, le linee guida regionali di maggio introducevano l’assunzione della pillola “at home“, un servizio di telemedicina per seguire le pazienti, insieme  all’ampliamento “del limite del trattamento da 7 a 9 settimane di gravidanza”, come adesso chiedono la Sigo, la Società di ginecologia e ostetricia, e le manifestanti in piazza a Perugia.

La decisione ha invalidato quella precedente giunta, guidata dalla dem Catiuscia Marini, che a dicembre 2018 aveva introdotto la possibilità di assumere la pillola abortiva in regime di day hospital, per poi poter tornare a casa. Una possibilità, che per un’addetta ai lavori e attivista di prima linea come Marina Toschi, ginecologa pro-choice, non aveva comunque dato concretamente la possibilità di accedere alla prestazione, diventata disponibile in soli tre ospedali (su undici) della regione, tutti oltretutto “periferici” (Narni, Orvieto e Umbertide).

“L’approccio che va seguito deve essere scevro da condizionamenti ideologici e deve avere come pilastri la libertà di scelta e la tutela della salute della donna”, scriveva la governatrice Tesei in una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza. La presidente della regione, che oggi non ha voluto commentare sulla manifestazione in piazza, annunciava nella missiva di volersi adeguare alle eventuali nuove linee guida chieste al Css dal ministro, che andranno a rimpiazzare quelle datate 2010 alle quali si rifà la governatrice pro-life. Contestato anche il senatore pro-life Simone Pillon, considerato ispiratore della delibera restrittiva sulla RU486, bersaglio di un cartello retto da una studentessa: “Più pillole, meno Pillon”.

Le reazioni

“Bello che anche sotto la pioggia e con le misure di sicurezza a Perugia oggi molte persone abbiano ribadito insieme che le donne sono Libere Di Scegliere sul proprio corpo”, scrive sui social Elly Schlein (Pd), Vicepresidente dell’Emilia-Romagna.

 

 

Nicola Fratoianni (Leu)

su Twitter, postando alcune foto della manifestazione, aggiunge: “In piazza a #Perugia per ribadire che una scelta contro la scienza, contro i diritti e contro il buonsenso è una scelta pericolosa. Una destra pericolosa.”

(La Repubblica)

 

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