26 Dicembre, 2024
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Regionali: Zingaretti, divisioni ridicole, lavoro per unità

Tra le forze politiche unite a sostegno del Governo Conte prevalgono i no, i ma, i se, i forse, le divisioni.

Il motivo è ridicolo: si può Governare insieme 4 anni l’Italia ma non una Regione o un Comune perché questo significherebbe “alleanza strategica”. Ridicolo! Il riformismo non è testimonianza, è la costruzione di un progetto che cambia le cose realmente per il Paese e non per raccattare voti. Io che invoco, pratico e costruisco unità sarei “il matto” Lo scrive su facebook Nicola Zingaretti.

Le alleanze intorno ai candidati sostenuti dal PD sono gli unici che possono fermare le destre, il resto è l’eterno ritorno di vizi antichi di una degenerazione della politica personalistica e autoreferenziale.

Tafazzi non è stato inventato per caso. Questa è la verità. Faccio un appello a tutti: confrontiamoci con la realtà, cambiamola, ma si smettesse di guardare il mondo dal dirigibile. Andiamo avanti e combattiamo con chi ha le idee e gli strumenti per vincere” scrive Zingaretti. “Da oggi le destre combattono unite in tutte le Regioni, anche se spesso all’opposizione sono divise. Per fortuna con candidati deboli, contestati e già bocciati in passato dagli elettori”. Lo scrive su facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

“Se ne accorgono oggi che bisogna lavorare insieme. Il Pd ha scelto da solo tutti candidati e pretende poi che gli altri li seguano.

Mi sembra un modo curioso e presuntuoso di fare politica”. Lo dice Ettore Rosato, presidente di Italia viva, interpellato al telefono dopo la dichiarazione del segretario Nicola Zingaretti che ha parlato di divisioni “ridicole” dei partiti della maggioranza sui candidati alle regionali. “Gli accordi che abbiamo raggiunto nelle Marche, in Toscana e in Campania li abbiamo raggiunti non con il Pd ma con i candidati alla presidenza”, aggiunge.

Quanto alle regioni in cui il centrosinistra avrà candidati diversi, Rosato spiega: “In Liguria il Pd sta facendo tutto col M5s e pensano di comunicare agli altri la loro decisione. Lo stesso hanno fatto in Veneto con una candidatura molto debole. E il no a Emiliano lo diciamo da anni: se il Pd era interessato a provare a vincere bastava provare a trovare un’intesa, non c’è obbligo di ricandidare gli uscenti, lo dimostra l’esperienza delle Marche dove a Ceriscioli è stato preferita una candidatura nuova come quella di Mangialardi”.

(Ansa)

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