17 Luglio, 2024
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Virus e infodemia: ecco cosa è successo durante le prime settimane del Covid

La prima puntata della rubrica in collaborazione con il Parlamento europeo: una serie di approfondimenti per capire da dove partono le false notizie, per smentirle e per difendersi dalla disinformazione

BRUXELLES – Torniamo ai primi di marzo, quando il virus scuote il Nord Italia, piega il Paese e si sta espandendo nel resto d’Europa. Sono questi i drammatici giorni nei quali insieme alla pandemia del millennio scoppia un altro contagio virale, quello in Rete che diffonde propaganda e disinformazione attraverso social media, chat e siti complottistici.

Non è folklore, perché le fake news condizioneranno la percezione e le opinioni di milioni di cittadini europei e un paio di mesi più tardi, il 10 giugno, faranno scattare l’allarme dell’Unione sulla propaganda malevola condotta da Russia e Cina.

Ripercorrendo le tracce nel web delle prime settimane di lockdown, è possibile capire perché l’Europa abbia formalmente diramato l’allarme “Infodemia” nel nostro continente, accusando Mosca e Pechino di portare avanti campagne di propaganda per aumentare la popolarità di Vladimir Putin e Xi Jinping in patria e in Europa, per indebolire la democrazia e le istituzioni Ue e, nel caso del Dragone, per sviare le responsabilità sulla diffusione planetaria del virus.

Non si tratta del legittimo dibattito politico all’interno delle democrazie sulle misure sanitarie e sulla loro efficacia o di affermazioni di singoli politici, ma di quella che l’Europa definisce disinformazione dettata da potenze straniere per perseguire una propria agenda occulta.

DIPLOMAZIA SANITARIA

Ai primi di marzo il regime cinese è in allarme, il mondo lo incolpa per non avere tempestivamente lanciato l’allarme Covid. Partono le contromisure. Pechino clona da Mosca una nuova forma di disinformazione, cambia i suoi obiettivi: se in passato la propaganda della Repubblica popolare era volta a far guadagnare consenso interno alla sua classe dirigente, ora guarda all’esterno, cerca di creare caos e mistificare.

Secondo Freedom House, da marzo una campagna coperta condotta da attori legati alle autorità cinesi manipola l’informazione in diversi paesi che segna l’addio di Pechino al modello classico di propaganda – volta a mettere in buona luce il regime combinata alla censura e alla soppressione del dissenso – per passare a narrative aggressive e malevole verso l’esterno che si ispirano alle tattiche di disinformazione russe.

Si diffonde così la retorica secondo la quale gli autoritarismi sono più efficaci delle democrazie nel combattere il virus proponendo uno scambio tra sicurezza e libertà. Viene sfruttata l’iniziale impreparazione dell’Europa a fronteggiare il Covid, il ritardo con il quale le istituzioni di Bruxelles capiscono il reale pericolo del contagio e l’egoismo di Francia e Germania, che inizialmente bloccano l’invio di aiuti medici all’Italia. Successivamente rimedieranno con consistenti forniture, ma il danno di immagine in favore di Russia e Cina sarà irreparabile in quanto Mosca e Pechino saranno veloci nello sfruttare l’occasione con un potente mix di disinformazione e “diplomazia sanitaria”.

Le due tattiche sono coordinate. Si parte così con gli aiuti cinesi e russi in Italia e in altri paesi europei. Il 10 marzo il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, annuncia l’arrivo di 1.000 ventilatori polmonari dalla Cina. Due giorni dopo, nel corso di una diretta Facebook per l’atterraggio del cargo con gli aiuti di Pechino, afferma: “Non siamo soli”. Una manna dal cielo per l’immagine della Cina e per la sua “Global Aid Offensive” lanciata proprio per rifarsi il look dopo le polemiche sul silenzio sulla pandemia.

Eguagliata solo dal presidente serbo Aleksandar Vucic, che pochi giorni dopo in occasione dei cargo cinesi affermerà: “La Serbia ora guarda alla Cina”. Poco importa che l’Unione, quando l’epidemia era scoppiata a Wuhan, avesse mandato una quantità superiore di aiuti a quelli cinesi e che nelle settimane successive i partner Ue sosterranno l’Italia in modo più consistente rispetto a Pechino.

Perché dopo i cargo arrivano le fake, basate su falsità o sulla distorsione della realtà, capaci di influenzare ampi strati di popolazione europea in modo pressoché permanente. In Rete da Russia e Cina iniziano a girare le fake news. Sono migliaia e si diffondono presso milioni di cittadini del nostro continente. Recitano concetti di questo tenore: “La Ue ha fallito nel gestire la crisi”; “La Ue non è in grado di fornire supporto ai suoi partner, la Cina sì e lo ha fatto in Italia”; “La Cina ha salvato la Ue mentre Bruxelles ha abbandonato gli stati membri”. Circola anche la propaganda secondo la quale sarebbero stati i migranti a portare il virus in Italia.

Pochi giorni dopo tocca all’operazione “Dalla Russia con Amore” con la quale Putin manda un team di esperti in Italia. Anche se successivamente verrà fuori che l’80% degli aiuti russi sono stati inutili, la missione (peraltro gestita dalla Difesa e non dal ministero della Salute) viene cavalcata dal Cremlino.

Iniziano a girare le fake news sull’Unione “a un passo dall’implosione”. Dal 20 al 27 marzo fioriscono in Rete concetti del tenore “La Nato è al collasso”, “Schengen è crollata”, “Il coronavirus è la Chernobil dell’Unione europea”, “La Ue è alla paralisi”. Post che volano in Rete e sulle chat come Whatsapp e Telegram con milioni di condivisioni.

I siti pro Cremlino festeggiano: “La Russia sta aiutando l’Italia, la Ue no”. Su Instagram in Italia circolano messaggi in cui vengono mostrati cittadini del nostro Paese che ammainano la bandiera Ue in favore di quella russa. E ancora, a uso domestico campeggiano le immagini dei veicoli russi che sfilano in Italia e Rossiya 1, televisione controllata dallo Stato, festeggia: “I nostri convogli solcano le strade della Nato”.

Fonti russe descrivono il progetto globale cinese “migliore dell’Unione europea”. Si loda Xi per lodare Putin. Intanto i media olandesi riportano un allarme dei servizi segreti de L’Aia: “E’ in corso una campagna globale attraverso Facebook, Instagram, Twitter e media tradizionali per descrivere la Cina come leader globale nella lotta al Covid e sviare le accuse per aver peggiorato la crisi nascondendo l’epidemia di Wuhan”.

DISINFORMAZIONE

In parallelo dagli account dei media di stato cinesi, dalle ambasciate e dagli organi di informazione vicini al Partito comunista, parte la narrativa secondo la quale sarebbero stati i militari americani a portare il virus in Cina. La teoria dell’arma biologica spopola in Rete grazie alla spinta che riceve dai troll russi e dal sottobosco mediatico dell’estrema destra americana.

Il 12 marzo il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijan, accusa formalmente Washington: “Ci devono delle spiegazioni”. Prima salvare la faccia con le accuse agli Usa e con gli aiuti a diversi paesi europei e di altre zone del pianeta. Poi Pechino lancia una campagna di disinformazione nuova, come detto simile a quelle tradizionalmente portate avanti dai russi: destabilizzare e creare caos all’esterno per indebolire gli altri soggetti globali.

EuVsDisinfo, l’unità del servizio esterno della Commissione europea specializzata nel contrasto alle fake news, a metà marzo segnala: “Nonostante il grave impatto sulla salute pubblica, fonti ufficiali o vicine ai governi di alcuni paesi, tra cui Russia e, in misure minore, Cina, continuano a diffondere disinformazione in Europa”. La Ong Avaaz parla di milioni di persone che rischiano di ricevere messaggi dannosi per la salute solo su Facebook.

I russi si muovono attraverso le loro classiche fonti, come Sputnik e Rt (controllate dal Cremlino). Oppure attraverso siti complottisti e migliaia di account fasulli o rubati a ignari utenti sui social. Secondo gli esperti di Bruxelles, la Cina si serve invece di media ufficiali, diplomatici e attivisti locali non distinguibili dai normali utenti con campagne a volte più intrusive di quelle russe.

ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA

È il momento delle fake news sulla salute, scriverà il 10 giugno la Commissione Ue nella Comunicazione sulla disinformazione legata al Covid, volte a “compromettere le risposte sanitarie delle autorità europee e nazionali” per screditarle, aumentare lo spread del virus e “minare la democrazia”.

ll 23 marzo la versione tedesca di Sputnik scrive che “lavarsi le mani non serve contro il virus”. Il 24 marzo SouthFront (considerata pro Cremlino) aggiunge che “il vaccino è parte dell’agenda per instaurare un Nuovo ordine globale”. Il 27 marzo sempre SouthFront lancia la campagna secondo la quale “i media occidentali in combutta con Big Pharma ignorano i successi cinesi contro il virus usando la vitamina C” (in alternativa si parla di “medicina tradizionale”). Contemporaneamente afferma che “il virus è stato inventato dai media” occidentali.

Fiorisce la letteratura cospirazionista secondo la quale il Covid non esiste, i numeri dei morti sono esagerati, del tutto inventati o i governi sfruttano il virus per sospendere la democrazia. Il 3 aprile Strategic Culture (think tank vicino al Cremlino spesso usato dai media russi come fonte internazionale) afferma che il vaccino sarà usato per controllare la popolazione.

Per il Journal of New Eastern (classificato pro Cremlino) Bill Gates, Rockefeller e i loro sodali puntano a una riduzione della popolazione globale e dopo la pandemia controlleranno la popolazione della terra attraverso il vaccino (6 aprile) o attraverso chip installati sottopelle sempre dal vaccino.

Si tratta di pochi esempi di un vero e proprio tsunami di false informazioni, strumentalizzazioni o mistificazioni che si abbatte sull’opinione pubblica occidentale, bersaglio spesso inconsapevole di un martellamento di “notizie” ridondanti che arrivano da più parti.

In quei giorni, EuVsDisinfo riporta che un terzo dei cittadini britannici crede che la vodka sia efficace per disinfettare le mani, un uomo in Iran è morto bevendo alcol industriale per proteggersi dal virus. Sono le ore nelle quali iniziano atti di vandalismo contro le installazioni 5G in Olanda, Regno Unito e Belgio, indicate dalla disinformazione come colpevoli di diffondere le infezioni. In Germania partono le prime proteste contro “il terrorismo dei vaccini” e il 5G. A maggio porteranno a scontri in piazza e arresti. Il 2 giugno questa stessa retorica fornirà il repertorio ai gilet arancioni in piazza del Popolo a Roma.

Intanto a fine marzo stando a un sondaggio di Swg il 52% degli italiani considera la Cina un partner amico, contro il 10% di gennaio. Al contrario, il sostegno alla Ue scende dal 42% di settembre al 27%.

Così è partita l’ondata di propaganda, di fake news, migliaia di messaggi letti ogni giorno da milioni di persone che l’Europa ha classificato come “Infodemia” dettata da governi stranieri per perseguire un’agenda geopolitica ed economica nascosta. L’obiettivo è creare consenso interno, indebolire i governi nazionali in Europa, danneggiare l’Unione visto che per i competitor globali è più facile trattare con piccoli stati europei piuttosto che con un blocco unico che rappresenta 500 milioni di abitanti e ha una forza economica globale.

Le campagne sono ancora in corso. Non si tratta di messaggi folkloristici da liquidare con una scrollata di spalle: grazie alla loro persistenza, come vedremo nei prossimi episodi, condizionano il pensiero delle persone, anche delle più avvedute, influenzando il corso del processo decisionale e del dibattito democratico in Europa.

Anche in grandi paesi come Italia, Germania e Francia questo flusso di “notizie” deborda dall’ecosistema complottista su milioni di smartphone: un martellamento che – ci torneremo – riesce a condizionare inconsciamente l’opinione pubblica generale giocando, come scrive la Commissione europea, “sulle ansie ancestrali” delle persone costrette in casa dal lockdown e alla ricerca di informazioni sanitarie su un virus che ha colto tutti impreparati.

(La Repubblica)

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