Il decreto rilancio introduce l’ecobonus 2020 con detrazione al 110 per cento per alcune ristrutturazioni edilizie. Il committente può scegliere anche l’opzione dello sconto immediato in fattura e della cessione del credito
Manca davvero poco per poter ristrutturare casa gratuitamente o quasi. Dal primo luglio e fino alla fine di dicembre 2020 si potranno effettuare lavori di efficientamento energetico e antisismico approfittando dell’ecobonus con detrazione al 110 per cento.
Almeno così recita il decreto rilancio, che ha introdotto questa misura per spingere gli italiani a riqualificare le proprie abitazioni ma anche per rilanciare i cantieri dopo la battuta d’arresto subita dalle imprese a causa della pandemia di covid-19. Tuttavia, a poco meno di una settimana dal via del super bonus, alcuni punti rimangono oscuri.
Mancano i provvedimenti attuativi per rendere operativo il decreto, il cui testo è ancora fermo alla Camera per la procedura di conversione.
“Soprattutto dopo la crisi sanitaria, serve una semplificazione normativa e una sburocratizzazione che accompagni l’ecobonus per favorire la ripartenza nel settore edilizio”, spiega a Business Insider Italia Bruno Finzi, presidente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Milano. “Regole più semplici e procedure più rapide permetterebbero anche di evitare il sorgere di conflitti di interessi e possibili truffe allo stato nell’erogazione degli incentivi pubblici”.
Il decreto rilancio infatti permette alle famiglie di effettuare lavori in casa praticamente senza spendere o anticipare un euro,
grazie alla possibilità di usufruire dell’aliquota al 110% del super bonus sotto forma di sconto immediato in fattura e della cessione del credito. “Tuttavia la norma, per come è scritta, non rende certo semplice al privato o all’amminsitratore di condominio procedere alla cessione del credito ottenuto per i lavori di ristrutturazione”, continua l’esperto, che aggiunge: “Diversamente, il provvedimento si presta bene a quelle grandi organizzazioni che promettono al cliente il ‘pacchetto completo’: si occupano di tutto, dalla fase di progettazione a quella di esecuzione, anticipano le spese e riscuotono il credito d’imposta dell’utente finale. In questo pacchetto ‘chiavi in mano’ è però incluso anche il lavoro del professionista che, assunto da questa società per un tozzo di pane, si occuperà di valutare che i costi siano congrui e che gli interventi soddisfino tutti i requisiti necessari per accedere al bonus. Sarà difficile per quel tecnico essere imparziale”.
Infatti l’ecobonus 2020 al 110%, con l’opzione dello sconto in fattura e della cessione del credito, potrà essere richiesto solo per alcune tipologie di ristrutturazioni.
È quindi necessario che un tecnico prepari il progetto dei lavori, valutando quali sono gli interventi di riqualificazione che rispondono correttamente ai criteri di accesso agli incentivi fiscali. “Soprattutto a causa della crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria, molti di loro accettano di lavorare, percependo compensi iniqui, alle dipendenze di queste grandi società che si occuperanno di organizzare ed eseguire i lavori per conto dei clienti finali, anticipandone i costi e ottenendo in cambio il credito d’imposta relativo”, spiega Bruno Finzi, sottolineando che “in questo modo viene meno quel fondamentale requisito di terzietà e imparzialità necessario per disinnescare possibili conflitti di interesse. Una volta che il tecnico lavora al servizio della società che farà la ristrutturazione, sarà complicato per lui non certificare la bontà dell’intervento e il rispetto di tutte le regole. I costi dei lavori, e quindi i preventivi, potrebbero anche essere gonfiati. Ne farà le spese lo Stato che, chiamato a sostenere il bonus, rischia di essere truffato”.
Il decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 (detto decreto rilancio) ha introdotto ulteriori agevolazioni fiscali per promuovere lavori di riqualificazione energetica e adeguamento sismico. Il super bonus al 110 per cento segue infatti altre misure pensate per spingere le famiglie a ristrutturare la propria abitazione, con interventi di risparmio energetico e di utilizzo di fonti alternative. Il nuovo provvedimento si distingue per la detrazione fiscale, a cui corrisponde un’aliquota sensibilmente più alta rispetto al passato.
Il decreto per il momento è in commissione Bilancio,
dove è previsto l’esame del testo e delle varie modifiche presentate dai parlamentari. Più nel dettaglio, il provvedimento stabilisce come funziona l’ecobonus 2020 e come si calcola la detrazione all’articolo 119, sottolineando che la misura fiscale si applica per le spese sostenute a partire dall’1 luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021 e che la somma dovrà essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo. I lavori per cui si può chiedere la detrazione sono di diverso tipo e si dinstinguono in:
- interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali e orizzontali che interessano l’involucro dell’edificio;
- interventi per cambiare l’impianto di climatizzazione invernale con uno centralizzato per il riscaldamento, raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione, a pompa di calore, oppure con impianti di microcogenerazione.
Un requisito importante per poter richiedere il bonus è “il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio”, oppure se non possibile il raggiungimento della classe energetica più alta, da dimostrare con l’Ape, l’attestato di prestazione energetica rilasciato da un tecnico abilitato.
Si possono far ricadere sotto l’ombrello dell’aliquota al 110 per cento anche altre tipologie di lavori finalizzate all’efficientamento energetico, come l’installazione di pannelli solari o di pavimenti e pareti, ma con una condizione: questi devono essere eseguiti insieme ad almeno uno degli interventi prima descritti (previsti dal comma 1 dell’articolo 119). Per calcolare la detrazione, bisogna considerare il tipo di intervento richiesto: questa verrà infatti valutata su un importo di spesa complessivo massimo che oscilla dai 60.000 euro ai 30.000 euro (moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio) a seconda se si tratti di lavori di isolamento termico o di sostituzione dell’impianto di climatizzazione.
Probabilmente chi vuole rimpiazzare la caldaia o fare il cappotto termico alla casa potrebbe decidere di approfittare dell’opzione dello sconto immediato in fattura e della cessione del credito d’imposta per fare i lavori senza anticipare soldi:
in altre parole, il committente rinuncia all’utilizzo diretto della detrazione e ottiene in cambio un contributo nella forma di sconto in fattura sull’importo richiesto dalla ditta che ha eseguito i lavori; quest’ultima, quindi, anticipa il costo degli interventi e recupera la cifra spesa con il credito d’imposta ceduto dal suo cliente, con la possibilità poi di venderlo a banche e altri intermediari finanziari. Una scelta resa possibile dall’articolo 121 del decreto rilancio, che sottolinea come lo sconto sul corrispettivo da pagare può essere richiesto per gli interventi, realizzati tra il 2020 e il 2021, di questo tipo:
- recupero del patrimonio edilizio;
- efficienza energetica;
- adozione di misure antisismiche;
- recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna;
- installazione di impianti fotovoltaici;
- installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici.
Tuttavia, non sono ancora molto chiare le procedure relative alla cessione del credito d’imposta e allo sconto in fattura: su questo infatti bisogna aspettare un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate come stabilisce il comma 7 dell’articolo 121, che doveva essere adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34 . Non solo: la misura attesa potrebbe dare qualche dettaglio in più anche sulla modalità di recupero dell’importo da parte dell’Agenzia delle entrate qualora venissero riscontrate delle irregolarità. Infatti, come ricordano i commi 5 e 6 dell’articolo 121, “qualora sia accertata la mancata integrazione, anche parziale, dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta”, l’ente procederà al recupero della somma dovuta rivalendosi sul beneficiario, fermo restando in caso di concorso nella violazione, “anche la responsabilità in solido del fornitore che ha applicato lo sconto e dei cessionari per il pagamento dell’importo”.
In ogni caso, riscontrare eventuali violazioni della legge potrebbe risultare più complicato del previsto. Come aveva fatto notare il ricercatore Simone Ferro, i tetti di spesa, le certificazioni di congruità e le sanzioni previste per i tecnici che certificano lavori con prezzi incongrui non bastano per prevenire gli abusi: in fondo, potendo effettuare gli interventi di ristrutturazione sostanzialmente gratis (grazie a uno sconto in fattura pari al totale dell’importo da pagare), al cliente finale non interesserà più contrattare sul prezzo o cercare soluzioni più convenienti sul mercato: per l’impresa che si occupa dei lavori, sarà più facile gonfiare i preventivi.
Inoltre, come fa notare l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Milano, i nuovi incentivi potrebbero essere una ghiotta occasione per alcuni grandi operatori del settore, come utilities e fornitori di tecnologie,
che possono assumere i tecnici che dovranno effettuare l’asseverazione dell’intervento di riqualificazione. Questi grandi operatori infatti formano delle ESCo, Energy Service Company (società che si occupano di tutte le operazioni tecniche e finanziarie necessarie per realizzare un intervento), le quali controllano, dispongono dei mezzi finanziari e organizzativi per intermediare il credito d’imposta. “I professionisti in crisi dopo l’emergenza coronavirus si fanno arruolare da queste realtà e operano al loro servizio a condizioni ingiuste”, ci dice Bruno Finzi, che spiega meglio: “Con il mercato fermo, queste ESCo hanno gioco facile a far salire a bordo i tecnici: assegnano loro edifici e condomini da progettare, offrendo quindi l’opportunità di lavorare, ma a compensi bassi e a condizioni svantaggiose. In quella posizione, potrebbe essere difficile garantire imparzialità e correttezza, soprattutto quando bisogna esprimersi contro la volontà dell’azienda che ti ha assunto”.
Per questo, secondo Finzi, è necessario implementare una terzietà obbligata e sostanziale introducendo un’adeguata riserva professionale e un tariffario. “Sarebbe sufficiente rendere terzo il progettista, vietando che il professionista asseveratore operi al servizio dell’organizzazione che dovrà effettuare i lavori”. Tutto questo però comporta anche una semplificazione delle procedure per richiedere lo sconto in fattura e la cessione del credito d’imposta, “prevedendo una modulistica ridotta, una rapida istruttoria che velocizzi la monetizzazione del credito e la possibilità che il privato si confronti direttamente con il progettista o il direttore dei lavori”, conclude l’esperto. Come fa notare l’Ordine degli ingegneri, “per i professionisti significherebbe essere meno ‘dipendenti’ da terzi, visto che il criterio di scelta e di incarico resterebbe in capo al committente che ha potuto dotarsi della liquidità necessaria all’esecuzione dei lavori, non dovendo cedere ad altri l’intero pacchetto, controllo e gestione inclusi”.
Detrazioni per ristrutturazioni 2020
L’ecobonus al 110 per cento riguarda lavori di riqualificazione energetica e adeguamento antisismico. Una necessità secondo l’ingegnere Bruno Finzi, considerate le condizioni di molti edifici in Italia: “Più del 50 per cento del costruito è stato fatto male e in fretta nel secondo dopoguerra, senza considerare le esigenze di un territorio spesso colpito da terremoti. Molte famiglie inoltre si stanno confrontando con i problemi dei consumi energetici. Ma le detrazioni per le opere di ristrutturazione non dovrebbero riguardare solo questi due aspetti”, ci dice l’esperto, chiarendo che “le costruzioni della Penisola possono essere migliorate anche in altri ambiti. Ad esempio, si potrebbero rendere le case più moderne dal punto di vista digitale, soprattutto dopo che la pandemia di covid-19 ha fatto ripensare il modo di vivere gli spazi e di riorganizzare il lavoro con la modalità di smartworking. Con l’effetto indiretto di ridurre il sommerso e consentire un rilancio del comparto a più ampio raggio”.
(Business Insider)