Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero riaprire i confini nei confronti di 14 Paesi extra Ue e della Cina, a patto che quest’ultima assicuri la piena reciprocità, a partire da domani. La raccomandazione e la lista negoziata venerdì scorso in Coreper dai rappresentanti permanenti sono state approvate per procedura scritta, a maggioranza qualificata, con il voto favorevole dell’Italia.
L’elenco dei Paesi nei confronti dei quali le restrizioni dovrebbero essere rimosse
comprende, oltre alla Repubblica Popolare Cinese (a patto che assicuri la reciprocità a tutta l’Unione), anche Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay.
In tutti questi Paesi la situazione epidemiologica è pari o migliore di quella dell’Ue. Le frontiere esterne restano chiuse per Paesi importanti con cui ci sono stretti legami, a partire dagli Usa, ma anche il Brasile, la Russia e l’India, poiché in questi Stati la situazione relativa alla Covid-19 è peggiore di quella dell’Unione. La lista verrà rivista ogni 14 giorni.
I criteri applicati per selezionare i Paesi con cui riaprire le frontiere sono anzitutto di carattere epidemiologico.
In particolare, devono avere registrato, al 15 giugno scorso, un numero di nuovi contagi di Covid-19 per 14 giorni, vicino o inferiore al tasso dell’Ue (16 ogni 100mila abitanti); il trend dei nuovi casi nello stesso periodo, inoltre, deve essere “stabile o in calo” rispetto ai 14 giorni precedenti. Inoltre si considera la risposta “complessiva” del Paese alla pandemia, tenendo conto delle informazioni disponibili su “aspetti come il tracciamento dei contatti, i test, la sorveglianza, il contenimento, la cura, il reporting dei dati come pure l’affidabilità delle informazioni disponibili e dei dati e, in caso ce ne fosse bisogno, il punteggio medio per tutte le dimensioni dei regolamenti sanitari internazionali”. Si tiene conto anche delle informazioni fornite dalle delegazioni Ue all’estero. La lista è sempre soggetta a revisioni: si prevedono “decisioni rapide nel caso in cui la situazione in un Paese terzo peggiori rapidamente”.
In tutti i casi, le decisioni spettano agli Stati membri: quella del Consiglio è una raccomandazione. E la reciprocità va sempre tenuta in conto. Uno Stato membro, inoltre, “non dovrà decidere di rimuovere le restrizioni ai viaggi non essenziali verso l’Ue per un Paese terzo senza che prima la rimozione delle restrizioni sia stata coordinata in linea con questa raccomandazione”, riporta il testo approvato. I cittadini di Andorra, Principato di Monaco, San Marino e della Città del Vaticano sono considerati alla stregua di cittadini Ue, ai fini della raccomandazione, che “dovrebbe essere attuata da tutti gli Stati membri a tutti i confini esterni”.
Sono esentati dalle restrizioni di viaggio
i lavoratori della sanità, i ricercatori del settore e coloro che lavorano nell’assistenza agli anziani; i lavoratori frontalieri; i lavoratori agricoli stagionali; il personale che lavora nei trasporti; i passeggeri in transito; i passeggeri che viaggiano per ragioni familiari “imperative”. E ancora, le restrizioni di viaggio non valgono per i marittimi; le persone bisognose di protezione internazionale o per altre ragioni umanitarie; i cittadini di Paesi terzi che viaggiano per motivi di studio; i lavoratori di Paesi terzi altamente qualificati, “se il loro impiego è necessario in una prospettiva economica e se il loro lavoro non può essere rimandato o svolto all’estero”. Fanno eccezione anche i diplomatici, i dipendenti di organizzazioni internazionali e gli invitati dalle stesse, il personale militare e i lavoratori negli aiuti umanitari, nonché il personale della protezione civile nell’esercizio delle rispettive funzioni.
(AdnKronos)