29 Dicembre, 2024
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Coronavirus, dal vaccino alle disuguaglianze tra Paesi e nei Paesi: Italia ed Europa pronte alla sfida del futuro per “ricostruire meglio”

E’ stato inaugurato il 30 giugno alla Farnesina il Tavolo operativo inter-istituzionale di coordinamento

dedicato al contributo italiano alla prevenzione e alla risposta globale al Covid-19. Dal punto di vista politico il Tavolo offre un centro di raccordo e coordinamento delle iniziative di tutti gli attori coinvolti, per consolidare la risposta coerente e unitaria del sistema di sviluppo italiano alla lotta globale alla pandemia, con particolare attenzione alla prevenzione e all’azione nei settori sanitariosocio-economico e della sicurezza alimentare. Dal punto di vista della sua operatività, il tavolo ricoprirà un ruolo di consultazione sulle scelte strategiche e programmatiche adottate dall’Italia, incluso il ri-orientamento di risorse e priorità. Il Tavolo studierà gli aspetti relativi al contributo della ricerca farmaceutica per il vaccino e la partecipazione dell’industria farmaceutica italiana allo sforzo connesso al contrasto alla pandemia sul piano nazionale e internazionale. L’inaugurazione ha visto la partecipazione di tutti i soggetti implicati a vario titolo con ruoli diversi e spesso complementari, con l’intento di consolidare la risposta italiana alla crisi della pandemia.

I principi cui si ispira il Tavolo partono dalla considerazione che il coronavirus ha toccato ciascuno di noi, ovunque del mondo. Sebbene il virus sia soprattutto una minaccia per la salute globale, gli effetti del prolungato lockdown hanno dato origine a una crisi socio-economica devastante: milioni di persone hanno perso il lavoro, hanno difficoltà a sfamarsi, rischiano la vita.

La pandemia ha rivelato, quasi fosse una radiografia, che vi sono persone che risentono della pandemia più di altre.

Il gap tra ricchi e poveri non è mai stato così macroscopico.

L’ineguaglianza, piaga di ogni società, ha mostrato il proprio volto implacabile un po’ dappertutto. Per molti dei nostri Paesi partner (Paesi in via di sviluppo) in AfricaAmerica Latina e Asia, il Covid-19 ha fatto riemergere quanto sia urgente affrontare problemi atavici. I sistemi sanitari di quei Paesi, le loro reti di distribuzione idrica e fognaria sono sotto forte pressione; inoltre, l’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, sta minando alle fondamenta i già fragili sistemi di sicurezza sociale.

L’Europa può e deve essere pronta ad accettare queste sfide, che richiedono una risoluzione duratura a livello mondiale.

Le giuste risposte si possono trovare solo in un approccio solidale, nel partenariato internazionale e nella cooperazione. Aiutare i nostri Paesi partner a gestire le conseguenze della pandemia non è solamente una cosa giusta: è anche un interesse assoluto dell’Europa e dell’Italia, perché mai come in questo momento è evidente quanto siamo interdipendenti. E’ nostro interesse correggere i disequilibri nel mondo, a vantaggio soprattutto nostro. Intervenire nei Paesi fragili, infatti, consente di contrastare l’instabilità politica, la povertà, la fame, che hanno sempre ricadute sul piano globale e quindi sul nostro Paese. Consentire a tutti i paesi di essere stabili e sviluppati crea maggiori opportunità per tutti, politiche, economiche, sociali e di sicurezza.

E’ questo il motivo per cui l’Unione Europea e i suoi stati membri, agendo come un vero e proprio “Team Europe“, investono 36 miliardi di euro per dare una risposta ai bisogni dei più vulnerabili nel mondo. Appena il contagio da Covid-19 ha assunto i caratteri di una pandemia, Bruxelles e le altre capitali europee hanno adottato misure urgenti e coordinate per assistere i nostri partner a gestire l’emergenza e le sue conseguenze. Da allora i contributi del Team Europe alla risposta globale continuano ad aumentare. Le risorse servono a finanziare azioni a breve, medio e lungo termine, attagliate alle diverse esigenze dei nostri Paesi partner: il nostro obiettivo è di non lasciare indietro nessuno. Del resto, se i nostri partner sono più forti, anche l’Europa è più forte.

Prima della pandemia la Cooperazione Italiana stava già realizzando progetti sanitari in diversi paesi del mondo.

In Palestina all’inizio dell’emergenza, le risorse destinate a iniziative nel settore sanitario sono state rapidamente impiegate per l’acquisto di dispositivi e presidi medici anti-contagio e per campagne di prevenzione. Altri fondi sono stati riallocati per garantire la protezione alle donne in quarantena soprattutto a coloro che sono vittime di violenza di genere – per aumentare l’accesso delle donne al credito e alla formazione, e per creare un fondo a sostegno delle piccole imprese.

L’emergenza ha richiesto anche una certa dose di creatività: ad esempio, la Cooperazione Italiana in Somalia, in collaborazione con Unido (organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), ha utilizzato una parte dei fondi di un progetto più ampio di capacity building agricolo, per consentire a piccoli imprenditori locali di produrre mascherine chirurgiche. Questa iniziativa, seppur piccola, ha avuto un grande impatto sia in termini di creazione di posti di lavoro sia di tutela sanitaria.

E’ certo che nell’immediato futuro l’obiettivo principale del Team Europe è il rapido sviluppo di un vaccino,

che sia accessibile a tutti. Grazie a una collaborazione politica senza precedenti che ha riunito governi, organizzazioni no-profit e donatori di tutto il mondo, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promosso all’inizio di maggio, assieme ad un ristretto numero di partner tra cui l’Italia, una conferenza di donatori. Abbiamo raccolto quasi dieci miliardi di dollari per lo sviluppo di trattamenti diagnostici, terapeutici e per velocizzare la ricerca di un vaccino efficace. Questo è un altro chiaro esempio di ciò che possiamo ottenere se agiamo insieme come comunità globale. Partendo da una intuizione del ministro Di Maio, l’Italia ha promosso attivamente la costituzione di un’alleanza globale per il vaccino anti-Covid19. L’Italia è stata uno dei membri fondatori dell’alleanza internazionale che ha lanciato Act-Access to Covid-19 Tools Accelerator, la piattaforma di cooperazione multilaterale più avanzata per accelerare e migliorare l’accesso alla diagnostica, alle terapie e ai vaccini.

Ancora, la crisi causata dal Covid-19 ha causato dei blocchi nelle filiere di approvvigionamento del cibo

e rischia di generare una grave crisi alimentare in alcuni Paesi più esposti. Una stretta collaborazione del Team Europe con agenzie specializzate delle Nazioni Unite come la Fao, il Wfp e l’Ifad è necessaria sia per affrontare la fase di emergenza sia per gestire le conseguenze a medio e lungo termine, che rischiano di rivelarsi ancora più gravi. Per rispondere a tale sfida l’Italia e la Fao hanno lanciato l’iniziativa “Food Coalition” (la coalizione del cibo) volta a mobilitare le competenze del settore pubblico e privato e della società civile per realizzare progetti mirati sul terreno dove vi è più bisogno.

Diciamoci la verità. Quando progettiamo la ripartenza e gli assetti post-Covid non possiamo farlo tornando semplicemente al mondo come era prima della pandemia. Nessuno può permettersi di farlo, soprattutto i nostri Paesi partner già duramente colpiti dall’emergenza climatica, dall’aumento delle disuguaglianze, dal sottosviluppo umano e dal divario digitale. Siamo tutti impegnati nel difficile compito di ricostruire le nostre economie e società, ma come ha affermato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, questo ci dà anche l’opportunità di “ricostruire meglio“. Abbiamo una grandissima responsabilità nei confronti dei giovani, il nostro futuro. Quando le nuove generazioni rileggeranno la fase storica che stiamo vivendo, vogliamo che possano dire che i loro genitori hanno impresso al mondo una vera svolta positiva, sfruttando tutte le opportunità offerte dalla transizione ecologica e digitale, costruendo un futuro migliore per loro e un mondo più sostenibile, equo e inclusivo per tutti.

(Il Fatto Quotidiano)

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