Emendamento alla Camera: arriva un finanziamento bis per contrastare la crisi degli istituti parificati. Delrio, capogruppo Dem: “I nostri alunni sono tutti importanti”. Vacca (M5s): “Prima l’istruzione pubblica”
Sulle scuole paritarie la maggioranza si lacera ancora un po’. Il Pd vota il secondo aumento in favore degli istituti privati e riconosciuti dallo Stato approvando in Commissione Bilancio alla Camera un emendamento della Lega al Decreto rilancio: prevede altri 150 milioni di euro per le scuole primarie e secondarie paritarie. In particolare, 100 milioni per gli istituti con bambini fino a sei anni e 50 milioni per le rette delle secondarie.
Il Pd, spinto in questo caso dai renziani guidati dall’ex sottosegretario Gabriele Toccafondi, ha finito per votare con tutta l’opposizione e contro la sua maggioranza,
in particolare i Cinque Stelle che si sono opposti dall’inizio al finanziamento bis. Nel Decreto rilancio erano già passati 150 milioni per il sostegno generale al mondo delle paritarie, provato dalla crisi Covid e dall’interruzione del pagamento delle rette da parte delle famiglie. In particolare, il mondo cattolico, parte maggioritaria e attiva di questo segmento educativo, nelle ultime settimane aveva denunciato la possibilità della chiusura di un terzo delle strutture esistenti: “Ha prevalso il buonsenso, raddoppiano i fondi per asili e istituti paritari”, ha detto Toccafondi: “Alla fine sono 300 milioni che permetteranno di aiutare dodicimila realtà, novecentomila famiglie, centottantamila dipendenti. Per la prima volta (quasi) tutti i partiti sostengono la libertà di scelta educativa”. Complessivamente, arriveranno 180 milioni per le scuole dell’infanzia (0-6 anni) e 120 milioni per gli altri istituti paritari.
Graziano Delrio,
capogruppo Dem alla Camera, dice: “C’eravamo impegnati ad accogliere le preoccupazioni delle famiglie per le paritarie. La scuola pubblica statale e paritaria è un bene prezioso, i nostri bambini sono tutti importanti. Gli istituti parificati sono parte rilevante del sistema scolastico nazionale, una scelta di libertà educativa e spesso anche l’unica presenza in molte realtà difficili del Paese”.
I Cinque stelle, sconfitti nella loro battaglia “da barricata”, si dicono amareggiati. “Pezzi di maggioranza e opposizione si sono accordati”, dice Gianluca Vacca, capogruppo in Commissione Cultura. “Eravamo disposti a un dialogo solo per la fascia d’età 0-6 anni, tenendo conto della tutela dei lavoratori in seguito all’emergenza dovuta al Covid. Il Pd ha fatto altre scelte. Restiamo per la scuola pubblica e statale”.
Pd e Cinque Stelle, sulla questione scuola più in generale, un mese fa si eramo divisi nella scelta sui concorsi per i precari, costringendo il premier Giuseppe Conte a un’opera di mediazione.
(La Repubblica)