Il presidente di Confindustria: «Decreti legge con nomi roboanti, ma mancano le priorità. Il Parlamento lavori anche ad agosto. Tridico? Via dall’Inps». Amarezza per la mancata solidarietà dopo le minacce agli imprenditori lombardi: «E’ tornato pericoloso affermare le nostre idee»
Attacca il presidente dell’Inps, «che si è permesso di insultare le imprese non ha ancora risolto il problema della casa integrazione», e quindi «dovrebbe dimettersi», e poi torna a bacchettare il governo. Anche perché, di fronte alle minacce arrivate nei giorni scorsi ad esponenti lombardi dell’associazione, non c’è stata quella manifestazione di solidarietà forte e corale che Confindustria si aspettava. In Italia «é tornato pericoloso affermare le nostre idee, i nostri valori», commenta laconico Carlo Bonomi.
Niente Rapallo, incontro in streaming
Quest’anno il tradizionale convegno dei Giovani di Santa Margherita (e poi di Rapallo) causa Covid, si svolge in streaming e dura appena mezza mattina. Il presidente di Confindustria prende spunto dalle «3R» che sintetizzano i temi dell’incontro (Ripartenza, Responsabilità, Resilienza) per aggiungere una sua «R», quella di realtà. «Siamo in un Paese dove la realtà non viene raccontata», attacca Bonomi. «Nessuno ha l’interesse, il coraggio, la volontà, di dir quale è la realtà, cosa ci aspetta in autunno. E voglio riferirmi solo ai temi economici e non a quelli politici da cui voglio sempre restare fuori» aggiunge.
La realtà che vede il presidente di Confindustria è una situazione in cui «non c’è un programma di azioni con indicazioni generali», ma dove si sparano «nomi roboanti», come Dl semplificazioni, riforma del fisco e diritto sociale, degli ammortizzatori sociali. «Ma fatti come? Non basta il nome roboante, mi devi dire quale obiettivo vuoi raggiungere, cosa ci aspettiamo, come lo vuoi fare». Con risultato che con “questo insieme di realtà infinite di interventi su ogni ambito della vita italiana non indica delle priorità. Mostra invece l’ampiezza dei problemi aperti che abbiamo come Paese».
Il discorso sulla… realtà
E’ «sicuramente una realtà», aggiunge, che «le scelte pubbliche adottate in Italia, anche da tutti i governi alle nostre spalle, hanno reso più duri e più duraturi gli effetti delle crisi mondiali» del 2008 e del 2001 «rispetto agli alti Paesi» ed è una «realtà che l’Italia era l’unico Paese europeo in recessione e stagnazione già prima degli effetti del virus» ed anche, sottolinea, per la decisione del precedente Governo «di congelare stimoli di Industria 4.0». E ancora: «è realtà che alla fine del 2019 l’Italia era l’unico grande Paese europeo che non aveva ancora recuperato quattro punti di Pil rispetto al 2008», ed «è una realtà e non una opinione che le misure economiche assunte in Italia a fronte del virus si sono rilevate molto ma molto più problematiche che in altri Paesi».
Quindi Bonomi torna a segnalare la complessità del Dl Rilancio, «266 pagine», «richiamate quasi 300 leggi tra cui un decreto regio del 1910», con «oltre 90 decreti attuativi». «Conoscendo le tempistiche di esecuzione – chiosa – possiamo immaginare quando questo decreto rilancio avrà i suoi effetti” ed arriva ad auspicare che il Parlamento non vada in ferie, in un momento in cui c’è da lavorare su una “grave crisi”».
Di Stefano: basta annunci
Il nuovo presidente dei Giovani, il siciliano Riccardo Di Stefano, a sua volte incalza Conte. «Non si può pensare di governare con annunci e poi dilatare all’infinito il tempo che passa tra le parole e gli effetti di quelle misure – sostiene aprendo il convegno virtuale – . Le nostre imprese e i cittadini non possono più attendere. L’Italia ha bisogno di corpi intermedi e soprattutto di corpi intermedi come noi, che non inseguiamo il consenso, ma il merito» ed ai politici, a «chi scrive i decreti, chiede poi di uscire dai palazzi e di venire a scriverli nelle nostre aziende, emendarli dalle nostre linee di produzione, portarli in Europa dai nostri uffici marketing. Perché nelle imprese si costruisce l’Italia tanto quanto in Parlamento. Se è vero quel che dico, oggi più che mai è di vitale importanza il confronto».
(La Stampa)