30 Dicembre, 2024
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Un test cognitivo è la nuova sfida tra Trump e Biden

Il presidente sfida l’ex numero due di Obama a sottoporsi a una prova per testare le sue capacità mentali. Sfida accettata

Lo chiama “Sleepy Joe”, ovvero “Joe il sonnolento” e da quando è sotto nei sondaggi, enfatizzare l’inadeguatezza fisica e mentale di Biden, è diventato il nuovo mantra elettorale di Donald Trump. “Non riuscirebbe a passare il test che io ho superato a pieni voti. Dovrebbe farlo”, ha twittato ieri il tycoon, suggerendo di sottoporre lo sfidante democratico per la Casa Bianca ad un esame cognitivo.

La campagna per la rielezione di Trump ha inondato le tv e i social con spot televisivi che descrivono l’ex vice presidente come “troppo vecchio”, come se non riuscisse a reggersi piedi, con lo sguardo perso, incapace di formulare un pensiero compiuto.

Trump, con i suoi 74 anni, è il più anziano presidente della storia americana.

Se venisse eletto Biden, che di anni ne ha 77, batterebbe questo record. “Vengo continuamente sottoposto al test. Tutto quello che dovete fare è osservarmi. Non vedrei l’ora di mettere a confronto le mie capacità cognitive con quelle dell’uomo contro il quale sto correndo”, ha ribattuto Biden, rinomato per le sue gaffe.

Tra le più memorabili durante le primarie democratiche del 2020, quando ha confuso la moglie con la sorella. “Il presidente parla di abilità cognitiva ma non sembra cognitivamente consapevole di quello che succede”, ha insistito l’ex numero due di Barack Obama, riferendosi al “Bountygate”, le taglie che agenti segreti di Mosca avrebbero offerto per l’uccisione di soldati americani in Afghanistan.

L’unica spiegazione è che Trump “dimentica quello che legge o gli viene riferito oppure che non ritenga necessario il fatto di dover essere informato”, ha rincarato Biden, visto che il comandante in capo ha negato di esserne al corrente. Con due candidati ultrasettantenni, mettere sotto la lente d’ingrandimento la loro salute ci sta.

Nel caso di Trump, fin dal suo insediamento gli avversari hanno messo in dubbio la sua sanità mentale,

parlando di disturbo narcisistico della personalità e di psicopatia, fino ad invocare il venticinquesimo emendamento della Costituzione americana che consente di rimuovere un presidente “unfit”, ovvero non più in grado di svolgere le funzioni che il ruolo richiede. Il libro “The Dangerous Case of Donald Trump: 37 Psychiatrists and Mental Health Experts Assess a President”, uscito nel 2017 e poi aggiornato, è un best seller.

Il tycoon, sotto pressione la scadenza elettorale del prossimo novembre con gli Usa nella morsa del pandemia, ha prestato il fianco al nemico. Ha barcollato scendendo dal podio dopo il suo intervento all’accademia militare di West Point, scatenando una ridda di voci sulla sua salute. “Qualcosa non va con Donald Turmp: è tremolante, debole, ha difficoltà a parlare. Perché non è oggetto di dibattito?”, si osserva in una clip divulgata dal Lincoln Project, gruppo conservatore anti-trumpiano.

“Per l’incarico di maggior potere al mondo serve qualcosa di più di una presidente debole, inadeguato, vacillante.

Trump non ha la forza per guidare e non ha il carattere per ammetterlo”, è stato l’affondo del Lincoln Project. Il presidente si è infuriato, spiegando via Twitter che la scala era scivolosa e che ha semplicemente cercato di non cadere per non dare “questa gioia alle fake news”.

La “stamina”, ovvero l’energia, è sempre stata un’arma pungente nell’arsenale elettorale di Trump. Nel 2016 accusava ripetutamente Hillary Clinton di non averne abbastanza per diventare presidente. Ora graffia “Sleepy Joe” per la sua “età geriatrica”.

Eppure secondo un sondaggio di Monmouth University, quanto a “stamina” gli elettori al momento preferiscono Biden. Il 52% dichiara di avere fiducia nella forza fisica e mentale dell’ex vice presidente, contro il 45% che predilige Trump. Dal rapporto emerge tuttavia che tra i sostenitori del tycoon c’è un 33% di pasdaran mentre la quota di coloro che “ha piena fiducia” in Biden è del 23%, cioè a dire che la base del tycoon è solida e resterà con lui fino alla fine.

(Agi)

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