10Ci sono uomini e donne che con le loro vite hanno rappresentato una speranza collettiva, disegnando sogni, convincendo gli altri a sognare e dirigendo quei sognatori verso un orizzonte comune.
Ci sono storie che sono state alla base della formazione culturale del nostro Paese, diventando parte di un senso popolare sul qualche si basa il sentirsi italiani.
Enrico Berlinguer è una di quelle storie perché non è stato solo il segretario del Partito Comunista Italiano, non ha rappresentato una speranza solo per la sinistra italiana, ma ha incarnato il sogno di un popolo, quello del PCI, capace di entrare nel presente rompendo con i dogmi e le catene sovietiche e ha incarnato il sogno di un popolo, quello italiano, che voleva rendere democratica e moderna l’Italia.
Enrico Berlinguer ha rappresentato una speranza per l’Italia e per l’Europa, incarnando quel comunismo capace di aggiornarsi, avendo ben salde le radici nei valori della resistenza e lo sguardo puntato avanti.
Una speranza che ha dimostrato nel concreto fino alla sua morte, fino a quel comizio di Padova, fino a quelle immagini di un uomo che lotta per continuare a parlare, per fare ciò che deve, per finire un comizio, mentre un ictus gli sta portando via la vita.
Una speranza spezzata a soli 62 anni, che ha gettato milioni di italiani nello sconforto. Una speranza spezzata che il Presidente partigiano Sandro Pertini provò a riallacciare vegliando sull’”amico”, sul “figlio, sul “compagno di lotta”. Una speranza spezzata che l’Itala tutta volle commemorare in quelli che furono tra i funerali più partecipati della storia, e dove si videro le bandiere rosse, i pugni chiusi ma anche le persone che per anni avevano combattuto dall’atra parte del fronte. Giorgio Almirante, leader dei fascisti del Movimento Sociale Italiano, si mise in fila per entrare nella camera ardente e ad un giornalista che gli chiedete cosa ci facesse lì rispose “sono venuto a rendere omaggio ad una persona onesta che credeva nei suoi ideali”.
La capacità di guardare avanti, di dire le cose con chiarezza di mostrare un percorso di innovazione, libertà e pace fecero di Enrico Berlinguer un punto di riferimento progressista a livello mondiale.
Ancora oggi le sue parole suonano attuali e guardano al futuro. La sua visione della politica come un processo collettivo servirebbe in questa fase storica a molti per uscire dalla follia di basare interi percorsi politici sulla propria convenienza personale. La capacità di denunciare situazioni politico-istituzionali inaccettabili, la sua antesignana lotta alla partitocrazia, la sua forza nel difendere il lavoro e i diritti dei lavoratori, il suo spessore nel riuscire a vedere le nuove forma di sfruttamento e di precariato che avrebbe generato la rivoluzione digitale, sono ancora oggi inedite per la politica italiana. Il suo linguaggio rivoluzionò la sinistra, il suo saper essere diretto arrivando ovunque e facendo ragionare tutti, era il frutto di un messaggio interclassista che entrava nelle case degli italiani con una forza dirompente.
Il tutto senza mai scadere nella litigiosità volgare alla quale ci siamo abituati perché, diceva Berlinguer, “Io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressioni di fanatismo e v’è troppo fanatismo nel mondo.”
Oggi che la parola politico ha assunto un connotato negativo, e che risveglia e solletica gli istinti bassi della pancia umana; oggi che la parola politica fa riaffiorare alla mente di un popolo inquieto e senza guida le immagini della casta, dei privilegi, del trasformismo, delle tangenti, dei poteri viscidi e incompetenti, del cinismo degli squali pronti a mangiarsi tra di loro pur di giungere al potere non per cambiare la cose per riprodursi; prorpio oggi l’immagine di Berlinguer, il suo sorriso umano, la sua visione lunga e innovativa, la sua carica carismatica, le sue parole nette e coinvolgenti dovrebbero essere riscoperte, recuperate, rispolverate e conservate con cura.
Al tempo dei tweet che annunciano guerre, delle dirette Facebook dove si vomitano insulti, degli stati generali dove si mostrano i cervelli vacui e le idee confuse, ridare valore al pensiero e alla forza di una Politica vera, capace di unire, di pensare e di sognare è una necessità.
Riscoprire le persone per bene è l’unica strada per riprendere i fili di una società sfilacciata. Lo diceva Gaber e vale ancora oggi “qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona”
(Ottopagine)