Pubblichiamo una riflessione sulla tecnologia 5G, indispensabile per rendere più veloci i collegamenti digitali, ma che continua a far discutere per i rischi sulla salute dei cittadini e le tante incognite che rimangono non risolte: molti chiedono di attendere che si faccia chiarezza
I fatti
- Oltre 500 sindaci in tutta Italia hanno varato ordinanzeper impedire l’installazione di impianti con tecnologia 5G nel proprio territorio (https://www.alleanzaitalianastop5g.it/443193497).
- La Commissione Colao, istituita dal premier Conte per indicare i provvedimenti di rilancio dell’Italia, dopo il drammatico periodo della pandemia, propone, in risposta alle iniziative degli enti locali contro il 5G, di innalzare i limiti elettromagnetici, per adeguarli a quelli di molti paesi europei (vedi pag. 22 http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/comitato_rapporto.pdf).
- L’ANCI, intervenendo sul tema dei provvedimenti di rilancio dell’economia, da un lato afferma che per smontare le fake newssul 5G bisogna agire con adeguate campagne di informazione (http://www.anci.it/tecnpologia-5g-pubblichiamo-una-nota-informativa-per-gli-enti-locali/), dall’altra rifiuta la proposta Colao, bollandola come “pulsione centralistica”, che può causare “effetti indesiderati”, aggravando i conflitti in atto.
- Il testo del DL Semplificazione, recentemente approvato dal CdM, include la modifica dell’art. 8, 6° comma L. 36/2001 (http://www.noelettrosmogroma.org/n/?p=797), introducendo – per la prima volta – la tutela dei c.d. luoghi sensibiliattraverso i regolamenti; ma, al contempo, esclude la possibilità di inserire nei piani territoriali delle antenne limitazioni generalizzate e fa divieto agli amministratori locali di adottare provvedimenti contingibili e urgenti (es. ordinanze).
- Infine, la Commissione UE ha licenziato il regolamento attuativo (Implementing Regulation) che disciplina l’installazione delle microantenne 5G, deliberando che al riguardo non occorrono autorizzazioni preventive delle amministrazioni locali, stante le ridotte dimensioni delle infrastrutture di comunicazione mobile (https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/commission-adopts-implementing-regulation-pave-way-high-capacity-5g-network-infrastructure).
Le osservazioni
- Intendo ribadire quanto ho già sostenuto in altre sedi, circa la manifesta inefficacia delle iniziative intraprese dai sindaci attraverso l’adozione di provvedimenti di sospensione prudenziale delle tecnologie 5G (ordinanze, delibere, ecc..), nei territori ove la pressione sociale, scaturita dalle preoccupazioni per i rischi dei campi elettromagnetici, ha avuto il sopravvento.
- L’ho fatto in tutta onestà, pur appartenendo alla schiera di coloro che da anni fronteggiano le conseguenze del fenomeno di “Antenna Selvaggia” nelle città e che si battono per il riconoscimento di misure cautelative nei confronti della popolazione.
- L’ho fatto con la piena consapevolezza che la disciplina giuridica internazionale e statale non lascia spazio alle iniziative estemporanee, incautamente assunte dai sindaci o dalle giunte, che rischiano di rivelarsi lesive per l’immagine e l’economia dell’ente locale.
- Ho respinto la proposta della Commissione Colao, schierandomi a fianco dell’ANCI e segnalando la deriva di una presa di posizione incoerente e antistorica, in un contesto sociale drammatico, come quello attuale, ove va recuperato il coraggio di individuare soluzioni di pacificazione e condivisione, piuttosto che prefigurare l’azzardo di fughe in avanti, che rischiano di accrescere la portata del conflitto. In questo senso, la tesi di innalzare i limiti elettromagnetici si pone in forma antitetica e negativa,quasi di sfida nei confronti di chi, per ignoranza o consapevolezza, nutre diffidenza verso le nuove tecnologie.
- Ho tuttavia segnalato ad ANCI e a tutti gli interlocutori, istituzionali e non, che affrontare la soluzione dei problemi esclusivamente attraverso mere campagne di informazionesignifica sottovalutare la portata del fenomeno e rappresenta, a mio modesto avviso, un modo per non volerlo risolvere.
- Da tempo seguo le dinamiche dell’evolversi dei rapporti tra istituzioni locali, operatori e cittadini sul fronte delle nuove tecnologie e l’idea che mi sono costruito, basata su argomenti tecnici e oggettivi, è quella di utilizzare gli strumenti normativi e regolamentari a disposizione nel nostro ordinamento, rafforzandoli, per formulare un percorso di condivisione delle scelte rispetto ai rischi di proliferazione incontrollata di impianti di telefonia mobile nei territori urbani.
- Ne è nata una proposta, emendativa dell’art. 8, 6° comma, Legge 36/2001 (depositata da oltre un anno in Parlamento – AS 1205), che incide sul regime giuridico vigente delle competenze dei comuni, aggiornando e potenziando due strumenti strategici, uno normativo, il Regolamento e l’altro urbanistico, il Piano territoriale delle antenne. E’ attraverso questi strumenti che si persegue il coinvolgimento virtuoso di tutti gli attori del procedimento: ente locale, operatori, cittadini.
- La proposta ha ricevuto interesse da parte di ANCI che, nella nota agli Stati Generali dell’Economia “Progettiamo il rilancio” del 15 giugno u.s., ha formalmente chiesto di aprire una “discussione sulle attuali competenze comunali in tema di dislocazione degli impianti”.
- L’esortazione ha prodotto qualche effetto, in quanto nella bozza del DL Semplificazione, per la prima volta viene introdotto il principio di tutela delle “aree sensibili”, riconducibile ad un Regolamento e, implicitamente, ad una forma di pianificazione.
- Il riconoscimento di un potenziale ruolo di protagonismo ai comuni nella gestione della installazione delle antenne, introdotto nel DL Semplificazione, fa da contrappeso ai limiti imposti agli enti locali, quanto al divieto di adottare provvedimenti restrittivi, sia nella forma delle ordinanze che in riferimento ai limiti di esposizione ai cem.
- Faccio notare, a tal ultimo riguardo, che l’esplicitazione di questi vincoli appare decisamente superflua e fuori luogo, posto che – come ho sottolineato sin dall’inizio – i comuni non possono vietare tout cour le antenne nel proprio territorio e, men che meno, hanno la facoltà di incidere sui valori di campo elettromagnetico, essendo queste misure appannaggio di specifica competenza statale ex DPCM 8.07.2003.
- Non so quanto il timido tentativo di assegnare ai comuni poteri più significativi per la gestione del territorio possa sopravvivere ai successivi passaggi dell’iter del decreto, ma di certo la strada è segnata e, per la prima volta, va pienamente riconosciuto il ruolo degli enti locali nella gestione e razionalizzazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica.
(noelettrosmogroma)