Si è chiusa con un nulla di fatto la prima giornata di incontri del Consiglio europeo per sbloccare il dossier sul Recovery Fund. La proposta formulata dalla Commissione europea continua a scontrarsi contro il muro dei cosiddetti Paesi “frugali”, capeggiati dall’Olanda e a nulla per il momento è valsa la mediazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Questi i punti su cui si dividono ancora i due schieramenti.
Risorse
La proposta iniziale della Commissione europea prevedeva un piano da 750 miliardi di euro, di cui 500 come trasferimenti a fondo perduto e 250 di prestiti. Una somma troppo alta secondo lo schieramento dei “frugali”, che punta invece a ridurre sensibilmente la quota di risorse a fondo perduto.
Il veto
A paralizzare le trattative è soprattutto la richiesta olandese di lasciare la possibilità a un singolo Paese dei 27 di porre il veto sui piani nazionali, cioè su come gli stati intendano spendere le risorse a disposizione. Su questo punto l’Italia, ha chiarito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è irremovibile e non è aperta a nessun tipo di mediazione. Lo scenario di compromesso su cui si lavora, avanzato dal presidente Charles Michel, è invece quello del “freno di emergenza”, che sposta la discussione sull’eventuale stop ai fondi all’Ecofin, il consiglio dei ministri delle Finanze dell’Unione Europea. Una possibilità che però, almeno fino a ieri sera, non soddsfava né la sponda dei frugali, né quella italiana.
Aiuti solo con Pil ridotto
Per placare l’irrigidimento di Olanda & co, Michel ha anche proposto di condizionare l’erogazione dell’ultimo 30% alla verifica di una crescita del Pil ridotto. In altre parole, se nel corso degli anni, l’economia dei Paesi in difficoltà dovesse crescere più del previsto, il meccanismo degli aiuti rallenterebbe in contemporanea.
Il nodo dei rebates
Anche i Paesi mediterranei hanno un’arma da mettere sul tavolo della trattativa. Si tratta dei cosiddetti “rebates”, gli sconti sulla contribuzione bilancio europeo 2021-2027 di cui è godono tra gli altri proprio Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, cioè il nocciolo dei Paesi frugali. Se da questi venisse mantenuta la linea dura sul taglio delle risorse e sul potere di veto per bloccare i fondi, l’Italia ed altri Paesi minacciano di mettere in discussione gli sconti
(La Repubblica)