A 19 anni dai fatti della scuola Diaz di Genova esce un libro destinato a far discutere.
Un processo al processo del G8 visto dalla parte dei poliziotti capisquadra condannati.
“Per ammissione degli stessi Pm e delle varie sentenze, i responsabili individuali e materiali dei brutali pestaggi verificatisi alla scuola Diaz di Genova, la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 durante il G8, non sono mai stati rintracciati.
Sono stati processati e condannati, però sette capisquadra e il comandante del VII Nucleo sperimentale del Primo reparto di Roma perché presenti nell’edificio e perché non avrebbero impedito le violenze. Davvero è stato impossibile raggiungere il nome degli agenti violenti e davvero i sette non hanno tentato nulla per bloccare le illegalità?”. Così il giornalista Roberto Schena nel suo libro ‘G8, Processo al processo’ (Spring Edizioni) si interroga sull’indagine sui sette capisquadra del VII Nucleo di Roma – creato pochi mesi prima del G8 dal secondo governo Amato appositamente per fronteggiare i Black Bloc e impedire loro di compiere simili devastazioni – travolti da errori commessi dalla Giustizia dopo i fatti del Diaz che sconcertarono il mondo per la brutalità con cui furono gestiti dalle forze dell’ordine. Amnesty International definì l’accaduto come ‘una violazione dei diritti umani di dimensioni mai viste nella recente storia europea’.
Sono passati 19 anni da quel giorno e i capitoli ricostruiscono quelle brutalità, offrendo una visione diversa dalla ‘vulgata’.
“Le sentenze – prosegue l’autore – presentano alcune incongruenze, difetti e stranezze. I veri colpevoli dei pestaggi non solo non sono mai stati individuati, ma non sono nemmeno mai stati cercati. Le 28 condanne sono state comminate, di fatto automaticamente, solo a chi ha siglato i verbali di arresto dei 93 ospiti della scuola, diversi dei quali ‘manganellati’ dagli agenti”. L’accusa è di aver partecipato e di non aver impedito la ‘macelleria messicana’, come un funzionario dello stesso VII Nucleo (Michelangelo Fournier) ebbe modo di definire la mattanza del Diaz. Secondo l’autore “chi non ha redatto relazioni non ha corso nessun rischio. In totale i poliziotti presenti erano 350-350 agenti, nessuno dei quali auditi per scelta del pm e del tribunale”.
Altro dato sui cui si concentra Schena riguarda i manganelli. “Su 300 che ne sono stati utilizzati dagli agenti, solo 122 sono stati esaminati e solo due risultarono dalle analisi possedere tracce ematiche”.
(AdnKronos)