PIACENZA. Una caserma dei carabinieri posta sotto sequestro e misure cautelari per dieci militari, di cui cinque in carcere e uno agli arresti domiciliari, per reati definiti “impressionanti”.
I provvedimenti nell’operazione hanno riguardato in totale 23 persone di cui dieci carabinieri: oltre ai sei arrestati, tre hanno l’obbligo di presentazione alla polizia (più un agente della Guardia di finanza) e uno l’obbligo di dimora. È un’inchiesta a tratti senza precedenti quella condotta negli ultimi sei mesi dalla Procura della Repubblica di Piacenza e che ha travolto la caserma “Levante” di via Caccialupo. È la prima volta in Italia che una caserma viene messa sotto sequestro. Solo un militare di quella caserma è rimasto pulito.
Per i militari coinvolti il Comando generale dell’Arma ha disposto “l’immediata sospensione dall’impiego”. Il comando generale, sottolinea una nota dell’Arma, ha contestualmente disposto la “valutazione amministrativa dei fatti per adottare, con urgenza, rigorosi provvedimenti disciplinari a loro carico” mentre il comandante generale Giovanni Nistri ha detto: “Sono reati gravissimi e per questo procederemo con il massimo rigore e la massima severità per individuare le responsabilità dei singoli”.
“Un carabiniere favoriva e proteggeva i pusher”
I reati contestati vanno dal traffico di droga all’estorsione e agli arresti illegali fino alla tortura: l’indagine avrebbe scoperchiato anni di illegalità. Sotto la lente sono infatti finiti presunti reati commessi a partire dal 2017. Tutto è nato da un’indagine sul traffico e lo spaccio di stupefacenti, che vedrebbe fra i suoi esponenti di spicco un graduato dei carabinieri, in servizio presso la stazione Piacenza Levante, che sfruttando la sua divisa avrebbe gestito un’attività di spaccio attraverso pusher di sua fiducia. Il carabiniere, inoltre, li avrebbe agevolati nella compravendita di grandi quantità di droga garantendo protezione in cambio di un tornaconto economico. Nelle trecento pagine di ordinanza sono descritti anche “arresti completamente falsati e perquisizioni arbitrarie”. “Non vi era non solo l’obiettivo di procacciarsi la sostanza stupefacente ma anche di sembrare più bravi degli altri” dimostrando un alto numero di persone arrestate. “Peccato – ha precisato il pm – che questi arresti si basavano su circostanze inventate e falsamente riferite al pubblico ministero di turno”
L’intercettazione: “Schiaffoni come in Gomorra”
“Fatti gravi che non intaccano la fiducia nell’Arma”, ha detto, riporta il sito del giornale piacentino ‘Libertà‘, il procuratore capo Grazia Pradella, che in conferenza stampa ha ribadito il concetto: “Siamo di fronte a reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri. Si tratta di aspetti molto gravi e incomprensibili agli stessi inquirenti che hanno indagato. Una serie tale di atteggiamenti criminali che ci ha convinto a procedere anche al sequestro della caserma dei carabinieri per futuri accertamenti”.
”Tutti gli illeciti più gravi sono stati commessi nel lockdown, con il più totale disprezzo dei decreti emanati dalla presidenza del consiglio. Solo un militare della caserma non è coinvolto.
Faccio fatica a definire questi soggetti ‘carabinieri’ perché i comportamenti sono criminali. Non c’è nulla di lecito nei comportament. Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito”, ha aggiunto Pradella, che ha citato un’intercettazione: “Il malavitoso dice: hai presente le scene di Gomorra, guarda che è stato uguale, tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato”.
Vittime di brutali pestaggi erano, secondo gli inquirenti, soprattutto gli spacciatori che non volevano collaborare ed entrare nella rete clandestina di gestione della droga nel quartiere che, secondo le accuse, i militari avevano creato.
In occasione dell’arresto di un pusher, avvenuto a inizio aprile, le intercettazioni registrano le parole pronunciate da un carabiniere nei confronti dell’arrestato: “Allora tu non hai capito che qua non comandi un cazzo, non hai capito un cazzo, allora?”. Si sente un colpo. “Questo è il primo della giornata, ok? Siediti là e non rompere i coglioni”, “Se trovo qualcosa a casa, per te tanti problemi; tutto quello che trovo so mazzate per te”. L’inchiesta parla di “una serie di percosse” subite dallo spacciatore arrestato perché ammetta il reato e riveli dove tiene la droga. Viene accompagnato alla sua abitazione per consegnare lo stupefacente ai militari, e poi ricondotto in caserma e percosso nuovamente.
Il carabiniere intercettato: “A noi non arriveranno mai”
“Minchia adesso ti devo racconta quello che ho combinato…ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene…ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno”. In ”poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno”: lo dice in un’intercettazione un carabiniere coinvolto nell’indagine. “Però Davide i contatti ce li ha tutti lui, quelli grossi! – prosegue il carabiniere nell’intercettazione – Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori”. ”Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba… vendi questa qua, altrimenti non lavori!”, si legge ancora in un’intercettazione, e” la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai”.
Le misure cautelari
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse nei confronti di 12 persone, di cui 5 appartenenti all’Arma dei carabinieri mentre ai domiciliari sono finiti in 5, tra questi anche il comandante della stazione Levante. L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, invece, è scattato per 3 militari appartenenti all’Arma e per un appartenente alla Gdf. Infine l’obbligo di dimora nella provincia di Piacenza per un ufficiale dell’Arma (il comandante della compagnia di Piacenza). Sequestrati a un graduato dei carabinieri una villa con annessa piscina, un’auto, una moto e 24 conti correnti.
Il comandante dei carabinieri: “Un colpo al cuore”
Tra le ipotesi d’accusa – secondo quanto riportato dal giornale Libertà – ci sarebbero anche certificazioni fornite da un carabiniere in modo da consentire a spacciatori piacentini di raggiungere Milano per rifornirsi di droga durante il lockdown. “Per noi è un colpo al cuore – ha dichiarato il comandante provinciale dei carabinieri Massimo Savo, come riporta la testata piacentina -. Da parte nostra c’è totale disponibilità a collaborare per fare piena luce sui fatti”.
Il ministro Guerini: “Episodi inqualificabili”
Commentando quanto emerge dall’inchiesta, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini parla di “accuse gravissime rispetto a degli episodi inauditi e inqualificabili. Fatti inaccettabili, che rischiano di infangare l’immagine dell’Arma, che invece è composta da 110.000 uomini e donne che ogni giorno lavorano con altissimo senso delle Istituzioni al fianco dei cittadini. Sono loro il volto della legalità, a ciascuno di loro oggi esprimo la più profonda riconoscenza e vicinanza”. “Il Comandante Nistri – puntualizza Guerini – mi ha confermato di aver immediatamente assunto tutti i provvedimenti possibili e consentiti dalla normativa vigente nei confronti del personale coinvolto”.
La sindaca Barbieri: “Attoniti e sgomenti”
“Le notizie riguardanti l’operazione Odysseus lasciano attoniti e sgomenti – è il commento della sindaca di Piacenza Patrizia Barbieri – ma l’impegno dell’Autorità giudiziaria, che ringrazio per il prezioso lavoro di inchiesta, è fondamentale proprio per tutelare il ruolo insostituibile dell’Arma dei carabinieri come presidio di legalità e punto di riferimento per i cittadini”.
(La Repubbica)