25 Novembre, 2024
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Il bonus bici e l’odissea nella burocrazia per avere rimborsi e sconti

Pubblichiamo una lettera al direttore del quotidiano La Stampa, e la risposta di Giannini, sul tema del “bonus bici”.

L’immagine, un biker sulle alpi, è bellissima e testimonia quante siano le opportunità offerete dall’uso della bicicletta, un mezzo spesso ad altissimo contenuto tecnologico, facile da usare, ecologico, validissimo supporto per la mente ed il fisico di chi ne fa frequente uso

Caro Direttore,

ebbene sì, quando  è stato introdotto il bonus bici, ci ho fatto un pensierino: uso moltissimo questo mezzo e poiché la mia bicicletta  ha compiuto il mezzo secolo, credo che abbia maturato il diritto alla pensione. Senza scomodare Leopardi  e il suo Zibaldone dove afferma che  «il vero  consiste essenzialmente nel dubbio», ho comunque deciso che aspetterò di avere  lo sconto prima di acquistarla.  Coltivo il dubbio che questa spesa sia realizzabile: infatti già scopro che chi l’ha già comprata, per avere il rimborso promesso, rischia di dover affrontare un percorso accidentato:  1) Bonus operativo entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale (G.U.)  2) Obbligo di scaricare una delle tante applicazioni sulle quali si dipana ormai la nostra esistenza;  3) Infine non ci sono ancora norme  applicative chiare e definitive.
Invece l’aspirante ciclista che preferisce lo sconto immediato, deve avere la firma digitale, lo Spid e forse anche la Pec,  tutti strumenti di tortura per chi non è avvezzo alla digitalizzazione. In attesa di chiarimenti,  ho solo potuto verificare l’aumento dei prezzi dei velocipedi, ahimè. Ho l’impressione di essere presa in giro e vessata, con una caduta verticale della  fiducia nelle istituzioni.
E dunque, noi che non siamo in grado di gestire l’acquisto agevolato di una bici in tempi decorosi, dovremmo approntare  le riforme di cui abbiamo urgente bisogno (Pubblica amministrazione, lavoro,  fisco, giustizia, ecc.); e abbiamo pure l’ardire di affermare, senza arrossire,  di poter costruire il ponte sullo stretto di Messina.  Senza contare quella chimera chiamata riforma elettorale, sulla quale si stanno fiondando i famelici partiti  e partitini.

Il bonus bici mi sembra la metafora dello stato confusionale in cui versa il Paese. Al presidente del Consiglio, pressato da litigi e ricatti,  non si possono consegnare tutti gli addebiti per la desolante  situazione: è il sistema intero che non funziona e che sta mandando il  Paese a Patrasso.

Concetta La Naia Mestre (Venezia)

Cara Concetta,

mi verrebbe d risponderle con la battuta classica: «Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!». In realtà non è a lei che si potrebbe indirizzare una risposta del genere, perché l’idea del “bonus bici” varato nei mesi scorsi dal governo come «metafora dello stato confusionale in cui versa il Paese» mi convince moltissimo. Di più: la condivido al 100 per cento. Anch’io, come lei, adoro la bicicletta. Non la uso quotidianamente, come fa lei, ci vado giusto nei weekend, quando ho un po’ di tempo per farlo. Ma l’odissea necessaria per ottenere il rimborso o lo sconto immediato sul prezzo del nostro amato velocipede, che lei riassume in modo così efficace, dice tutto dei nostri guai. Tra app da scaricare e Spid da inserire, Pec da ricevere, mi chiedo quanti cittadini “normali” si ritroveranno con i suoi stessi problemi, e alla fine getteranno la spugna.
Ed è un peccato, perché l’iniziativa del governo, una volta tanto, ha riscosso molto interesse. E anche lo stanziamento da 200 milioni per finanziarla non è impegno da poco. Come abbiamo scritto proprio tre giorni fa sul nostro sito, nell’ultima settimana c’è stato un vero e proprio boom di acquisti di ogni modello possibile di bici, dalla e-bike alla mountain bike. Ma della app per lo sconto del 60 per cento, a quanto pare, non c’è ancora traccia. La burocrazia continua a vincere, nonostante tutto. Per velocizzare, intralciamo. Per semplificare, complichiamo. Abbiamo un Decreto battezzato appunto “Semplificazioni” che è lungo una settantina di articoli e che necessiterà di qualche centinaio di provvedimenti attuativi. Le tecnologie dovrebbero facilitarci la vita, e invece nel rapporto con le Pubbliche Amministrazioni non c’è operazione via web che non sia costellata da intoppi (si ricorda il collasso del portale Inps, nel click day di registrazione per ottenere il sussidio da 600 euro per i lavoratori autonomi?).
Il premier Conte ha annunciato il via libera a 130 grandi opere da fare in fretta, compreso l’immancabile Ponte sullo Stretto, ormai diventato la coperta di Linus di tutti i governi in crisi di identità e di risultati. E come pensiamo di riuscirci, se persino il bonus bicicletta ha le ruote sgonfie? Detto questo, sul nostro eterno problema del burosauro pubblico, aggiungo un altro elemento di riflessione alla sua giusta metafora. La politica dei bonus ci sta distruggendo. C’è un bonus per tutto e per tutti. Dalle bici alla baby-sitter, dalle vacanze alle badanti. Una pioggia di aiuti che si disperde in mille rivoli, nell’illusione che un po’ di spartizione consociativa e corporativa garantisca, se non una dignitosa ripresa economica, una sicura rendita elettorale. Anche questo è un vizio non nuovo, e non imputabile al solo governo conte. Anche gli 80 euro di Renzi erano un bonus, che consentirono all’allora premier e leader del Pd di trionfare alle europee. Ma i sondaggi di oggi ci dimostrano cosa rimane di quelle politiche, che strizzano l’occhio all’elettore con una prebenda in cambio di un voto. Anche questa è l’allegoria di una fase, quella del “corto-termismo”, l’incapacità dei politici di avere uno sguardo lungo sul futuro. Nell’attesa di un leader che sia capace di farlo, cara Concetta, noi continuiamo a pedalare. Con o senza bonus.

(La Stampa)

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