23 Novembre, 2024
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Coronavirus, diversi focolai anche rilevanti. Età media di chi si infetta: 40 anni

l numero dei contagi da coronavirus è stabile rispetto alla scorsa settimana e l’Rt nazionale è di poco inferiore a uno”.

E’ quanto afferma Giovanni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute commentando i dati diffusi dalla cabina di regia Salute-Istituto superiore di sanità. Però “persistono diversi focolai di ampiezza variabile in quasi tutte le regioni italiane e molti di questi sono causati da persone che provengono da Paesi ad alta incidenza, il che rende la situazione in alcune regioni peggiore rispetto a quella di altre”. E’ per questo “necessario – esorta Rezza – continuare a tenere dei comportamenti prudenti: distanziamento sociale, uso delle mascherine, igiene personale”. E appunto sottoporsi a quarantena “nel caso in cui si provenga da Paesi da alta incidenza” di casi positivi al coronavirus Sars-CoV-2.

L’età media dei casi diagnosticati nell’ultima settimana “è ormai intorno ai 40 anni;

questo è in parte dovuto alle caratteristiche dei focolai che vedono un sempre minor coinvolgimento di persone anziane e in parte all’identificazione di casi asintomatici tramite screening in fasce di età più basse”, si legge nel report settimanale di monitoraggio. L’abbassamento dell’età media, rileva il rapporto, “comporta un rischio più basso nel breve periodo di un possibile sovraccarico dei servizi sanitari”.

Sebbene le misure di lock-down in Italia abbiano permesso un controllo efficace dell’infezione, “al momento siamo in una situazione di trasmissione stazionaria a livello nazionale in cui persiste una trasmissione diffusa del virus che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti, talvolta associati all’importazione di casi da Stati esteri”, si legge ancora nel rapporto. Il numero di nuovi casi comunque “rimane nel complesso contenuto. Questo avviene – si legge ancora – grazie alle attività di testing-tracking-tracing che permettono di interrompere potenziali catene di trasmissione sul nascere. La riduzione nei tempi tra l’inizio dei sintomi e la diagnosi/isolamento permette una più tempestiva identificazione ed assistenza clinica delle persone che contraggono l’infezione”.

“Oltre ai focolai attribuibili alla reimportazione dell’infezione, vengono segnalati sul territorio nazionale alcune piccole catene di trasmissione di cui rimane non nota l’origine.

” Questo evidenzia – sottolinea il rapporto – come ancora l’epidemia in Italia di Covid-19 non sia conclusa. Si segnala in alcune Regioni la presenza di nuovi casi di infezione importati da altra regione e/o da Stato Estero. Si conferma perciò una situazione epidemiologica estremamente fluida”.

In particolare nove regioni “hanno avuto un aumento nel numero di casi diagnosticati rispetto alla settimana precedente che non può essere attribuito unicamente ad un aumento di casi importati”. Tuttavia in alcune di queste regioni, seppure in aumento, “il numero complessivo dei nuovi casi diagnosticati è molto basso (inferiore a 10 casi diagnosticati a settimana o con incidenza settimanale inferiore a 1/100.000)”, e in nessuna “sono stati identificati segnali di sovraccarico dei servizi sanitari e i focolai presenti sono prontamente identificati ed indagati”.

Nel dettaglio: sono 6, come la scorsa settimana, le regioni in cui l’indice di contagio Rt è superiore a 1: si tratta di Veneto (1,18), Emilia Romagna (1,14), Piemonte (1,07), Liguria (1,06), Lazio (1,04) e Lombardia (1). Rispetto alla scorsa settimana, scende sotto 1 la Toscana (di pochissimo, 0,99), mentre va oltre la Liguria. Ci sono anche 3 regioni con Rt fermo a zero: Calabria, Molise e Puglia. Molto basse anche Basilicata (0,06), Valle d’Aosta (0,1), e poi Umbria (0,3) e Sardegna (0,32), mentre sfiorano quota 1 Campania (0,8) e Sicilia (0,88).

GRAFICI E MAPPE

TUTTI I GRAFICI E LE MAPPE SULL’EPIDEMIA

(La Repubblica)

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