Bruxelles. Nominato presidente ad interim dell’Erc il matematico 73enne Jean-Pierre Bourguignon
L’organismo centrale della ricerca europea, lo European Research Council (Erc), è in crisi profonda. Da quando, ad aprile, il nanotecnologo italo-americano Mauro Ferrari era stato allontanato burrascosamente dalla direzione di questo organismo dopo soli tre mesi, questo punto di riferimento per le ricercatrici e i ricercatori europei non ha avuto nessuno che, in nome del suo Consiglio scientifico, perorasse la causa della scienza alla Commissione europea nel bel mezzo di una pandemia e durante i cruciali negoziati per il prossimo budget settennale. E i risultati non si sono fatti attendere: nel lunghissimo tira e molla dei leader europei dello scorso fine settimana sui 3mila miliardi di euro per il recovery fund, la ricerca europea è rimasta all’asciutto.
ANCHE PER QUESTO ieri, la Commissione europea ha ratificato la proposta della Commissaria per la ricerca, innovazione, la cultura, l’educazione e la gioventù, la bulgara Mariya Gabriel, e ha nominato come presidente ad interim dell’Erc il matematico 73enne Jean-Pierre Bourguignon, il predecessore di Ferrari, che aveva già ricoperto la carica per sei anni.
Come ha dichiarato la stessa Gabriel, Bourguignon «ha l’esperienza e la fiducia della comunità scientifica» e sarà in grado di garantire «un corretto funzionamento dell’Erc durante le ultime fasi di Horizon2020 e nelle fasi cruciali di preparazione di Horizon Europe». Se Horizon2020 è il budget che arriva fino alla fine di quest’anno, Horizon Europe è il budget per i sette anni successivi, che è quello che si sta discutendo in questi mesi. Si era partiti da una proposta del Parlamento Europeo del 2017 di 120 miliardi di euro, poi ridimensionata fino ad arrivare ai 94 che stava negoziando la commissione europea a giugno, un piccolo aumento rispetto alla cifra di 80 che si maneggiava a primavera (il budget settennale di Horizon 2020 è stato di circa 77 miliardi di euro, di cui il 17% è andato all’Erc per finanziare generosamente i migliori ricercatori e ricercatrici europee). Dopo il negoziato dei leader europei, siamo rimasti a 76, più 5 che dovrebbero venire dal recovery fund.
Il Consiglio scientifico dell’Erc, visti i numeri rachitici per la ricerca che si stavano maneggiando già prima del negoziato, aveva emesso dieci giorni fa un comunicato dai toni molti duri, esprimendo sorpresa per una decisione in controtendenza rispetto alla necessità di «sviluppare la conoscenza scientifica e la tecnologia», proprio nel bel mezzo di una crisi dove la ricerca scientifica sta giocando un ruolo chiave. Non era solo la ricerca biomedica a preoccupare, ma anche l’investimento nell’economia verde (proprio quando Joe Biden ha promesso la gigantesca cifra di 2000 miliardi di investimenti in 4 anni proprio per rilanciare l’economia verde negli Stati Uniti).
LA COMMISSIONE si è resa conto che il principale organismo di ricerca europea non poteva rimanere senza guida nei mesi chiave in cui si dovranno definire i numeri proposti dai leader europei:
«La mia priorità è gettarmi subito nel dibattito sul budget», ha detto infatti Bourguignon, dicendosi «scioccato» per la decisione di ritagliare gli investimenti in ricerca e sviluppo. «C’è bisogno di molto lavoro», ha aggiunto. Il nuovo budget dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio. «La tempistica è molto stretta, deve accadere tutto a settembre e ottobre, tutto deve essere concluso se vogliamo che Horizon Europe entri in vigore in tempo». Il mandato temporaneo e d’emergenza di Bourguignon dovrebbe anch’esso terminare alla fine dell’anno, quando si spera che la commissaria per la ricerca abbia identificato un meccanismo di nomina del successore che eviti di prendere decisioni avventate come accaduto nel caso del controverso nanotecnologo Ferrari.
(Il Manifesto)