Esondazioni, tombini esplosi, zone sommerse. I piani per le vasche di contenimento del Seveso
Il fiume sommerso che da quarant’anni rialza la testa e si prende la parte nord di Milano, ogni volta che sulla città si abbattono nubifragi «tropicali», sempre più frequenti in epoca di ormai conclamata crisi climatica. Ieri, dalle sei del mattino in poi, è successo ancora. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio meteorologico Milano Duomo, in poche ore sono caduti oltre 60 millimetri di pioggia (equivalenti circa alla media mensile) nelle zone centrali della città, con punte anche maggiori nella parte nord, quella più colpita. La prima chiamata alla centrale operativa dei vigili del fuoco arriva alle 6.15. Ne seguiranno oltre 200, per interventi concentrati nei quartieri settentrionali. Auto intrappolate nell’acqua, allagamenti, tombini che esplodono. Sul banco degli imputati finisce sempre il Seveso. O, più precisamente, la soluzione mancata al problema delle esondazioni del fiume, che corre sotterraneo in viale Fulvio Testi, l’arteria nord della città. E la questione della costruzione delle vasche di contenimento, che solo in questo periodo ha visto un piccolo ma significativo passo in avanti.
«Il Seveso, dalla metà degli anni 70, in media esonda due volte e mezzo l’anno:
la causa principale è la forte impermeabilizzazione del suolo, unita a piogge sempre più esplosive», spiega in un lungo post su Facebook l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran. Nel 2014, Roma (governo Renzi) sblocca i fondi per intervenire in alcune situazioni di dissesto idrogeologico. Il piano anti esondazioni (da 170 milioni di euro) prevede la creazione di 4 vasche per contenere le sfuriate del Seveso. Tre di queste previste in altrettanti comuni a nord della metropoli. Lentate e Varedo, nel monzese, e Senago, dove il cantiere è già in atto. E poi quella del Parco Nord, polmone verde della cintura settentrionale del capoluogo, nel punto dove il Seveso si inabissa prima di entrare in città.
Opera appena partita (si prevede la fine nel 2022)
e avversata da alcuni comitati civici, dal comune dirimpettaio di Bresso e dai residenti dei palazzi che se la troverebbero sotto i balconi. La discussione dei ricorsi pendenti è prevista in autunno, ma il tribunale delle Acque, il 17 luglio, ha respinto la richiesta di sospensiva del fronte del No. «È legittimo non volere una vasca nel proprio comune — dice Maran — nonostante i progetti tengano conto dell’impatto ambientale, ma serve che qualcuno decida». Gli anni passano, restano le polemiche. E a farne le spese sono i cittadini di Niguarda e degli altri quartieri. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, prova a guardare avanti: «Dopo anni di stallo, questa settimana sono partiti i lavori per la vasca di Bresso. Opera fondamentale per risolvere la decennale questione Seveso». Sul punto anche l’assessore alla Mobilità Marco Granelli: «Dobbiamo accelerare: abbiamo aperto il cantiere, abbiamo due gare in corso, dobbiamo essere il più veloci possibile, Milano non può attendere». Il temporale con grandinata abbattutosi ieri su Milano, con i suoi 63,3 millimetri di pioggia è stato, finora, il più violento dei tre episodi di questo tipo verificatosi da giugno. Secondo la Protezione civile, il livello del Seveso è cresciuto di 270 centimetri in 20 minuti
(Corriere della Sera)