17 Luglio, 2024
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Roma, da Prati a Trastevere le mani delle mafie sui locali della movida

Se stanno a pija’ tutto, pure Trastevere”.

Nelle notti folli di violenza e inciviltà alle quali il rione sembra condannato, la voce che gira è questa. La raccogli tra i gestori dei locali alle spalle di piazza Trilussa; la senti ripetere nelle locande storiche di San Calisto; la annusi tra le serrande chiuse dei ristoranti che cambiano gestione. La mafia. Anzi, le mafie hanno messo gli occhi su Trastevere. “Almeno tre locali sono stati comprati da gente di Napoli – racconta il titolare di un pub, alludendo alla camorra – arrivano con le valigette piene di soldi, e quando subentrano abbassano la qualità, fanno una concorrenza spietata sui prezzi e così alimentano la movida violenta”. La convinzione tra chi da anni lavora nei vicoli del rione, è che dietro le bande di ragazzini che invadono i locali urlando “Torbella regna” ci sia lo sballo a prezzi di saldo, una prassi che può permettersi solo chi lavora per riciclare, senza l’obbligo di far tornare i conti a fine mese.

Da Trastevere a Prati, da piazza del Popolo al Pantheon, Roma è una grande lavatrice di denaro sporco.

La centrifuga gira e i soldi escono puliti. Anche in tempi di Covid. Nei giorni scorsi la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma ha disposto il sequestro di tre società riferibili a un clan di camorra. Un’operazione di ordinaria amministrazione nel corso della quale è emerso che, proprio nei mesi del lockdown, il clan aveva provveduto ad acquistare altre tre aziende, pagando sempre in contanti, tutte titolari di licenze per locali di prestigio nel centro di Roma.

È il mercato dei saldi, quello degli imprenditori strozzati dalla crisi e delle attività commerciali sull’orlo del fallimento.

Ad oggi il valore dei beni sequestrati o confiscati alle mafie a Roma è pari a 2 miliardi di euro. Oltre 500 aziende, 3.000 immobili, centinaia di teste di legno, migliaia di persone alle dipendenze delle società alimentate con il denaro sporco della criminalità organizzata.

Sodalizi come quello degli Amato-Pagano, il clan di camorra operante a Nord di Napoli che – secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri coordinate dalla DDA di Roma – aveva trovato in Gaetano Vitagliano, un 46enne sveglio e smaliziato, l’uomo ideale per conquistare mezza città, dalla Tiburtina fino al Bar dell’Orologio di piazzale Flaminio. L’ultima operazione contro il patrimonio di questo ” imprenditore” risale alla fine di maggio, quando i militari della Guardia di Finanza hanno sequestrato bar e ristoranti per oltre 5 milioni di euro. Briciole rispetto al valore complessivo di una consorteria criminale che su Roma aveva messo insieme oltre 80 aziende e centinaia di immobili, molti dei quali affidati ad ex- dipendenti trasformati in imprenditori con la bacchetta magica del denaro illecito.

Come dimostrano queste operazioni, l’eco dei nomi conta solo in parte.

Oltre ai Casamonica (ai quali a giugno sono stati confiscati beni per 20 milioni di euro), ai Fasciani, agli Spada e a tutte le consorterie che hanno colorato le cronache con il folklore del loro esibizionismo criminale, i volti e le storie di chi si sta mangiando Roma sono ancora sconosciuti. E spesso si nascondono dietro l’abito ben stirato di tanti professionisti

(La Repubblica)

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