Mai come questa volta la famiglia e gli amici di Patrick George Zaky erano convinti che la vicenda dello studente dell’università di Bologna arrestato al Cairo a febbraio fosse a una svolta.
La scorsa settimana, all’improvviso, la procura del Cairo aveva finalmente accettato di discutere il ricorso presentato settimane fa dal team difensivo del ragazzo contro il suo arresto: di più, Patrick stesso era stato portato in aula domenica, la prima volta che i suoi avvocati avevano potuto incontrarlo da marzo.
Ma anche questa volta le speranze sono state deluse: la procura del Cairo ha deciso di prolungare la detenzione del giovane, 28 anni compiuti in cella, per altri 45 giorni.
E ancora una volta lo ha fatto senza fornire alcuna spiegazione, come consente la legge egiziana. Il calcolo dei giorni parte dalla data dell’ultima udienza: Patrick resterà dunque in carcere almeno fino a fine agosto, in quello che la sua legale, Hoda Nasrallah, ha descritto come “un gioco legale”.
“Devastati. Piegati”, così chi li conosce descrive i familiari di Patrick, la sorella minore Marise e i genitori, che per stare più vicino al figlio si sono trasferiti da Mansoura, dove risiedevano, al Cairo: nelle ultime settimane infatti la famiglia aveva cercato di fare pressione sulle autorità con l’aiuto degli esponenti della chiesa copta e sperava che questo, insieme alle pressioni che continuano ad arrivare dall’Italia, consentisse al ragazzo di tornare a casa. Ma così non è stato.
Patrick Zaky, Amnesty International: “È crudele pensare che sia in quella prigione per altri 45 giorni”
“Non smettiamo di lottare”, dice Amnesty International in un tweet: ma l’impressione è che di settimana in settimana la vicenda si sia complicata e che al di là delle accuse formali – diffusione di informazioni dannose per lo Stato e incitazione ad azioni contro lo Stato – Patrick Zaky sia finito in una vicenda più grande di lui: il braccio di ferro che dal 2016, quando il ricercatore Giulio Regeni fu ucciso al Cairo – oppone Italia ed Egitto e che nelle ultime settimane si è riacceso con la trattativa per la vendita al governo egiziano di due navi da guerra italiane.
(La Repubblica)