23 Dicembre, 2024
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Torquati (PD): “Per Roma niente protagonisti ma una squadra competente”

Pubblichiamo un’intervista a Daniele Torquati – Capogruppo PD Municipio Roma XV

Consigliere, come sono stati i 4 anni di opposizione alla giunta Raggi (e a quella municipale)?

Purtroppo, faticosi e poco producenti. Sono un ottimista e nonostante la delusione della sconfitta pensavo che, a prescindere, il Movimento 5 Stelle e la carica di cambiamento che diceva di voler portare, potesse rappresentare anche un aiuto al cambiamento all’interno degli altri partiti. Compreso il mio. Non è stato così. Non solo non hanno prodotto nessun risultato in termini amministrativi, distruggendo quello che con fatica di buono era stato fatto, ma hanno rappresentato la più grande esperienza di chiusura della politica romana. Non si sono presi nessuna responsabilità, hanno respinto gran parte dei tentativi di aiuto e collaborazione. Abbiamo fatto una opposizione nel merito, quello che dovrebbero fare tutti i partiti una volta che sono andati incontro alla sconfitta, nell’interesse generale. Faticoso, ma non abbiamo imparato nulla di nuovo se non ricordarci gli aspetti negativi della politica.

Se il suo partito volesse replicare l’alleanza di governo nell’amministrazione della Città, come lo spiegherebbe ai suoi elettori?

Con questo Movimento 5 Stelle, in particolare quello romano rappresentato dalla Sindaca Raggi, non credo che ci sia nulla da condividere. Nel nostro Municipio, come del resto in molti altri, le maggioranze 5 stelle trovano sponde molto di più in altre opposizioni che non nella nostra. Anche le storie e le scelte personali di alcuni esponenti dei 5 Stelle ci dicono questo. Penso all’VIII al VII e a molti consiglieri che hanno cambiato casacca scegliendo partiti degli stessi schieramenti, sicuramente non del centrosinistra.

Ci dica tre tematiche principali di cui, secondo Lei e secondo i cittadini che incontra, il suo schieramento dovrebbe occuparsi? 

Riforma per Roma, anche in un’ottica rivendicativa nei confronti del Governo nazionale di qualunque colore esso sia, per fare in modo che Roma recuperi anche nei fatti e con la concretezza il suo essere capitale. Il risanamento idraulico e ambientale. Roma rischia in ogni avvenimento atmosferico per alluvioni e frane. Non si tratta solo di manutenzione ordinaria, ma di investimenti. Lotta alle disuguaglianze. Tutte. Quelle tra centro e periferie, tra uomini e donne, tra chi ha casa e chi non ce l’ha. Dobbiamo disegnare e immaginare una città più giusta attraverso politiche concrete. I Municipi di periferia devono trattenere gli oneri concessori dei metri cubi per fare arrivare i servizi insieme alle case. Fare in modo che ci siano grandi investimenti sulle scuole e gli asili cercando di attingere ai fondi europei come facemmo noi che abbiamo lasciato più di 3 milioni di euro alla nuova giunta. Un piano strategico per nuove case popolari. Investire sulla rete del trasporto pubblico. Chiudere il ciclo dei rifiuti e riprendere la raccolta differenziata. Rivedere i nostri servizi sociali senza tagliare riscoprendo la cooprogettazione ed eliminando le gare a massimo ribasso per il sociale. Questo vuol dire ridurre le disuguaglianze: fare in modo che la periferia abbia quello che gli spetta, permettere ad un ragazzo di periferia di avere la stessa possibilità di andare al cinema con le linee di servizio pubblico, permettere al mondo del sociale di progettare insieme i servizi. La concretezza è la strada migliore per essere più giusti.

Come immagina Roma tra 10 anni?

La immagino come una vera Città metropolitana alla stessa stregua delle altre capitali europee con un profilo internazionale: attraente, gentile, giusta e funzionale. La immagino. Lo spero.

Che caratteristiche deve avere un Sindaco per poter far fronte alle questioni irrisolte della Capitale? Secondo Lei, è preferibile che sia scelto tra i Big della Politica nazionale o deve provenire dal territorio?

Non deve essere solo e non si deve isolare. Roma è complicata. Bella, ma complicata. Un uomo o una donna da soli non si possono definire sindaci. Serve una squadra, poco egoista e molto generosa.

Ad oggi ci sono più candidati che progetti e poche squadre. Purtroppo siamo partiti con il piede sbagliato. Questo dibattito, questo clima, tutte queste candidature, portano solo ad aumentare una confusione e fare in modo che tutti possano dire: “Se lo fa lui, allora lo posso fare anche io”. Invece non è così. Lo può fare solo chi amando Roma e con una grande esperienza amministrativa non vive di protagonismo, ma si dota di una squadra competente.

Veniamo al metodo della scelta: che giudizio dà del metodo delle Primarie? In passato ci sono stati episodi poco chiari durante lo svolgimento delle consultazioni, le regole attuali sono sufficienti a garantire la correttezza delle operazioni di voto?

Io le ho sempre chieste, anche nel 2016, quando tutti davano per scontato che sarei stato lo stesso candidato a Presidente del Municipio XV. Paradossale, per esempio, che allora in tutti i campi c’erano veramente poche persone che si vollero candidare. Oggi sembra invece che a molti sia ripresa la voglia di fare politica. Allora c’era il vuoto. Oggi invece tutti si sentono di candidarsi a tutto.

Le primarie le ho chieste allora e le chiedo oggi. Credo che sia una condizione imprescindibile per Roma e per i territori.

Primarie aperte alla società civile o deve essere una scelta comunque interna ai partiti?

Primarie aperte nella chiarezza dei degli schieramenti: chi partecipa poi lavora per dopo, anche se perde.

Tra i sindaci del passato, qual è il suo preferito? Perché?

Non sono un tifoso. Non sono affezionato ai personaggi, ai miti.

Per il senso che dicevo prima della squadra credo che le esperienze più positive siano quelle di Rutelli e Veltroni, con tante uomini e donne di grandi qualità.

Poi dai racconti dagli amministratori che vissero quelle stagioni politiche, non posso non provare ammirazione per alcuni spunti, oggi ancora attuali: come non poter dare atto, per esempio, ad Argan che riunì la prima conferenza agricola cittadina del Comune di Roma in un’occupazione di agricoltori romani, ricordandoci che Roma ancora oggi è il più grande comune agricolo d’Europa non valorizzato pienamente.

E come non ricordare il coraggio vero del Sindaco Petroselli che contro ogni critica diede finalmente casa a migliaia di baraccati romani, dando cittadinanza al riscatto di chi a Roma viveva in grande difficoltà.

Sono una amante della politica non dei politici.

Suggerisca al centrosinistra uno slogan per vincere le elezioni amministrative del 2021

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