27 Dicembre, 2024
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Gestione idrica, nel sud Pontino fa acqua da tutte le parti

Nel sud pontino la gestione del servizio idrico fa acqua da tutte le parti nel vero senso della parola. Già, perché nel basso Lazio si perde il 71% dell’acqua immessa nella rete contro una media nazionale, già drammatica, del 37%.

Non è un caso, infatti, che a livello regionale in testa ai livelli di dispersione ci sia proprio il Lazio (56%). A gestire interamente dal 2002 il servizio idrico integrato in 38 comuni (33 in provincia di Latina, 3 in provincia di Frosinone e 2 in provincia di Roma) dell’Ambito Territoriale Ottimale 4 – Lazio Meridionale è Acqualatina, società mista a prevalente capitale pubblico (il 51% del capitale è detenuto dai Comuni dell’Ato 4 in proporzione alla popolazione residente).

 

I dati sono dell’ultimo rapporto informativo di Acqualatina e parlano chiaro: su oltre 125mila metri cubi di acqua potabile immessa in un anno, 36mila sono stati fatturati e 89mila dispersi. Per il recupero delle dispersioni idriche il piano di investimenti dell’Ato 4 oggi prevede 115 milioni di euro di cui 45 milioni già realizzati. Secondo Acqualatina però sarebbero necessari ulteriori 140 milioni di euro per l’adeguamento agli standard dettati dall’Autorità nazionale (Arera).

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Insomma, si bussa alla porta di governo e regione per nuovi fondi e nel frattempo si sceglie di aumentare i metri cubi di acqua presenti nella rete idrica. Come? Facendo nuovi pozzi per la captazione delle acque sotterranee e poco importa se la rete è un colabrodo.

Il progetto. Nel 2017, a seguito della straordinaria carenza idrica che per mesi ha lasciato la cittadinanza senz’acqua, l’azienda Acqualatina si è impegnata a realizzare nuove strutture per l’approvvigionamento idrico. Il progetto consiste nella realizzazione di un nuovo campo pozzi in un’area vasta, adiacente alla S.S 7 Appia, in località ‘25 Ponti’ nel Comune di Formia. Il sistema acquedottistico denominato ‘Campo Pozzi 25 Ponti’, avrà lo scopo principale di sopperire ai periodi di magra e di torbidità che si presentano, periodicamente, presso le opere di captazione gestite dal servizio idrico integrato del settore Formia, Gaeta, Minturno e Castelforte.

Il progetto prevede la realizzazione di 6 pozzi complessivi della profondità di almeno 50 m, con lo scopo di raggiungere la portata di sfruttamento di circa 50 litri al secondo per ogni pozzo. Ad oggi ne sono stati costruiti due (Tulliola e Terenzia) e la società spinge per realizzarne a breve altri due.

Le reazioni.

“Perché si investe in pozzi, nel collegamento con l’acquedotto di Cellole e non si investe nel recupero delle perdite?” chiede Beniamino Gallinaro di Leu/Articolo Uno che all’Adnkronos denuncia: “Acqualatina gestisce il sistema idrico dal 2002, siamo nel 2020; sono passati 18 anni e, guardando tutti i rapporti, la percentuale di perdite è rimasta sempre uguale se non addirittura peggiorata; questo vuol dire o che hai investito male o che hai lavorato male perché non hai recuperato proprio un bel niente”.

Inoltre, spiega Gallinaro, “bisogna capire se in questi pozzi si possono innescare processi di salinazione. Il rischio? E’ che si fa un lavoro che serve a poco; senza contare che ci potrebbe essere un abbassamento della falda”. Per valutare l’eventuale impatto delle opere di captazione sulla risorsa idrica sotterranea, Acqualatina ha richiesto una valutazione tecnica scientifica al Dipartimento di ingegneria civile edile e ambientale (Dicea) dell’Università La Sapienza di Roma.

Quali sono le conclusioni del report?

Da un punto di vista qualitativo sia la sorgente Mazzoccolo che quella di Capodacqua costituiscono “una importante ed affidabile fonte di approvvigionamento idropotabile per il comprensorio di Formia, Gaeta, Itri e Minturno”.

Il campo pozzi 25 Ponti, dunque, si legge nel rapporto, “può costituire una importante riserva straordinaria, da utilizzare per limitati periodi di tempo e sotto un attento monitoraggio”. I risultati del monitoraggio, infatti, “sembrano indicare che si possono innescare processi di salinizzazione, se l’acquifero costiero interessato dal progetto venga sfruttato eccessivamente e/o per periodi prolungati, soprattutto nei periodi estivi quando l’acquifero alimentante è nel periodo di magra”.

La proposta di eseguire due nuovi pozzi, in aggiunta ai due esistenti, “può quindi essere considerata positivamente, purché il campo pozzi 25 Ponti rimanga una risorsa da attivare in condizioni straordinarie e per tempi limitati”.

All’Adnkronos il responsabile scientifico del rapporto Dicea, Giuseppe Sappa, ha ulteriormente spiegato che non ci sono rischi per le sorgenti ma ribadisce: “si tratta di un piccolo serbatoio di riserva strategica al quale ricorrere solo in circostanza straordinarie e sotto stretto monitoraggio. Il mio suggerimento è ovviamente sempre di riparare la rete ma poi sta al gestore e alla politica utilizzare con parsimonia la risorsa”.

Insomma, se lo scopo è quello di evitare nuove emergenze soprattutto nei periodi più critici dell’anno, ovvero d’estate, la soluzione dei pozzi non sembra convincere.

“Ma i sindaci, che devono controllare e validare gli investimenti, fino ad oggi dove sono stati?” conclude Beniamino Gallinaro che denuncia: “in questi 18 anni c’è stata un’assenza totale della politica; a parte qualcuno che si è sempre distinto ma che da solo poteva fare ben poco”.

Tra i più battaglieri c’è sicuramente la sindaca di Formia, Paola Villa, che da anni denuncia la gestione inefficiente di Acqualatina: “abbiamo una dispersione oltre il 70% e il gestore investe in pozzi, in nuove tubature ma non nella rete perché non gli conviene”. Secondo Villa, al gestore “conviene captare nuovi fonti idriche e far sì che nella rete entri più acqua possibile per coprire, aumentando i metri cubi di acqua, le dispersioni”.

Si tratterebbe, però, di una situazione comune a livello nazionale: “questa è geopolitica; quello che si vuole fare è creare in giro per l’Italia una serie di impiantistiche, per mettere in rete tutti i singoli acquedotti delle diverse regioni d’Italia e metterle in mano a determinate multinazionali, che sono pochissime, tra cui Veolia, che avranno la gestione idrica di intere nazioni”.

In questa vicenda, però, la parte pubblica ha le sue responsabilità. L’assemblea dei sindaci, spiega Villa, “è un organo politico ma il cda di Acqualatina dovrebbe essere un organo tecnico ed invece è diventato un modo per fare clientele politiche. Quando si confonde l’interesse pubblico con l’interesse tecnico allora hai vanificato l’Ato”.

Dello stesso avviso il sindaco di Aprilia, Antonio Terra: “sul gestore in questi anni c’è stato poco controllo. Abbiamo lasciato nelle loro mani la gestione totale della risorsa idrica. Quest’anno Acqualatina ha avuto 9 milioni di euro di utile che non distribuirà. Gli utili alla pubblica amministrazione fanno poco ma dovrebbero servire a dare un servizio di qualità e ad ammodernare le reti”.

In questo territorio, sulle gestione del servizio idrico “c’è un problema storico” afferma Terra che aggiunge: “non si procede con la manutenzione della rete e abbiamo spesso problemi con l’erogazione. In un mese sono già 4-5 volte che viene fermata l’erogazione dell’acqua perché c’è un problema su alcune linee che non sono state sostituite”.

La risposta del gestore. Il risanamento delle reti idriche è una priorità ma le risorse economiche disponibili non bastano; per questo, spiega Acqualatina, “tali opere vanno necessariamente supportate da investimenti complementari, come il potenziamento delle fonti esistenti, la ricerca di nuove fonti e la realizzazione di interconnessioni di reti diverse, in grado di contribuire con portate significative in tempi relativamente contenuti”.

Il risanamento delle reti, spiega Acqualatina, “è da sempre una priorità nell’Ato4 e ha acquisito ancora maggior rilievo dopo le siccità che hanno colpito il territorio nelle estati del 2016 e 2017”. Un’attività che “si divide in riparazioni ordinarie, oltre 10mila ogni anno, e in modifiche strutturali che richiedono una prima mappatura e distrettualizzazione delle reti, la regolazione delle pressioni e infine la sostituzione di interi tratti di condotte”.

Si tratta, però, “di attività onerose, si in termini di tempo che economici”. Per intenderci: “per ridurre la dispersione fino ad una percentuale del 44,7% entro il 2032, nel rispetto di quanto stabilito dall’Autorità nazionale Arera, sarebbe necessario investire oltre 200 milioni di euro e sostituire oltre 1.250km di condotte. Tuttavia, il piano degli investimenti dell’Ato4 e la relativa tariffa, approvati dalla Conferenza dei sindaci, sostengono attualmente solo 70 milioni da destinare al risanamento delle reti”.

Avendo, dunque, vincoli temporali e di risorse economiche, “questo progetto va supportato da interventi complementari come il potenziamento delle fonti esistenti, la ricerca di nuove fonti come il campo pozzi ’25 Ponti’ di Formia, e la realizzazione di interconnessioni di reti diverse come quella tra Minturno e Cellole: soluzioni in grado sia di supportare il servizio con portate significative in tempi relativamente più contenuti, sia di far fronte a emergenze qualitative, come la torbidità, che comportano la necessità di dismettere temporaneamente le sorgenti coinvolte dal fenomeno”.

La legge sull’acqua pubblica. Il dibattito sul percorso di ripubblicizzazione dell’acqua è, dunque, molto sentito nel territorio del sud pontino ma, attenzione:

“Un testo di legge non è la soluzione a tutto; serve la volontà dei sindaci” avverte Federica Daga (M5S), prima firmataria e relatrice del testo di legge.

“Se io mi ritrovo con i sindaci che non riescono a riprendersi il servizio, dove c’è un 49% di privato, allora bisogna chiedersi: perché non se ne esce?”.

Secondo la deputata, dunque, alcune situazioni vanno avanti con il beneplacito della politica locale: “chi li butta fuori i privati se, in alcune situazioni, i sindaci sono invischiati?” e aggiunge: “Il nazionale e regionale fanno le leggi poi ci sono i poteri decisionali e la possibilità di rivolgersi anche all’authority con la quale fare determinate valutazioni. Ci vuole la volontà dei sindaci per fare qualcosa. La cittadinanza è stanca, e lo so, ma se i sindaci non si attivano allora lì c’è il problema”.

Quanto al testo di legge sull’acqua pubblica, Daga spiega che “in questo momento è in fase di rivisitazione e discussione con la maggioranza che riprenderemo presto in commissione”.

(AdnKronos)

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