20 Luglio, 2024
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Ponte di Genova, i familiari delle vittime: “Non sarà un carnevale, ma noi non ci saremo”

Non sarà il grande giorno dal varo del nuovo ponte “Genova San Giorgio”, lunedì, per i familiari delle vittime del crollo del Morandi. Mentre una città intera aspetterà l’atto finale della ricostruzione del viadotto della tragedia, dopo due anni di dolore e disagi, “noi non ci possiamo sentire parte dell’attesa, né vogliamo parteciparci”, spiega Egle Possetti, portavoce del comitato che riunisce i parenti delle vittime. “Passeremo la giornata in viaggio perché il Presidente della Repubblica Mattarella ha chiesto di incontrarci, un’attenzione per noi davvero importante, e ci riceverà in città prima dell’inaugurazione. Ma lì ci fermeremo”.
Queste ore di vigilia “per noi sono angoscianti e faticosissime, emotivamente e non solo” – continua Possetti, che nel disastro dell’agosto 2018 ha perso la sorella, il cognato, i due nipoti – ma l’allestimento delle cerimonie di questi giorni pare averle rese un po’ più serene. Ieri sera, venerdì, una rappresentanza dei familiari ha partecipato al concerto organizzato dal Teatro Carlo Felice ai loro cari: “abbiamo ascoltato il brano che ha dedicato loro Ennio Morricone ed è stato molto bello”. E pure il programma dell’inaugurazione del ponte nato sulle macerie del Morandi, dopo tante polemiche, “non sarà quel carnevale che ha rischiato di essere, –  fa notare la portavoce – e vi assicuro che per chi ha perso tutto o quasi nella tragedia, rappresenta tantissimo”.

Possetti, dopo la decisione di non presenziare all’inaugurazione, e le tante polemiche di questi mesi, state facendo “pace” con il clima di questi giorni?

“Noi non dovevamo fare pace con nessuno, erano quelli che hanno pensato di trasformare l’inaugurazione di un ponte nato da una tragedia in una festa di carnevale, che dovevano fare pace con i nostri morti. Dal programma che vedo sarà una cerimonia sobria, e siamo contenti che i nostri cari siano ricordati a margine di un momento del genere. Non ci sentiremo mai parte di quel ponte, nato sulle ceneri di un dramma, personalmente non ci metterò mai piede, né ci interessa l’inaugurazione e spero vivamente che una volta in funzione tutta questa attenzione mediatica finisca. Ma almeno i nostri cari saranno ricordati in modo attento e rispettoso. La cosa più importante”.
Nei giorni tesi delle polemiche, quando le istituzioni hanno deciso comunque di festeggiare con concerti e Frecce tricolori il varo della nuova infrastruttura, avevate chiesto espressamente non venissero nominati i vostri familiari. Ora avete cambiato idea, perché?
“Quando si è prospettata la possibilità di una inaugurazione in diretta tv con presentatori e cantanti, abbiamo chiesto al sindaco e commissario straordinario Marco Bucci, con il quale siamo in costante contatto, di non leggere durante l’inaugurazione i nomi dei nostri cari. Ora sembra che la cerimonia sia diventata più sobria, più giusta, e saremo contenti se verranno pronunciati i loro nomi. Ma il loro ricordo, il vero momento della memoria, per noi troverà spazio solo il 14 agosto, nel secondo anniversario della loro morte, tra gli alberi del memoriale temporaneo che è stato allestito sotto al nuovo ponte. Solo lì potranno avere il giusto rispetto che meritano”.

Come voi, in tanti hanno rinunciato a presenziare al taglio del nastro, dal comitato degli sfollati ai Vigili del Fuoco. Che ieri hanno fatto sapere non saranno tra gli invitati di lunedì.

“Queste notizie ci fanno commuovere, non finiremo di ringraziarli. Queste dimostrazione di vicinanza per noi sono determinanti, ci fanno coraggio, ci danno forza nella nostra ricerca della verità. Una battaglia di civiltà, non solo una battaglia dei parenti di chi ha perso la vita nel crollo”.
Cosa direte, al Presidente Mattarella? Ha chiesto espressamente di incontrarvi prima della riapertura del nuovo viadotto.
“Ci dirà alcune cose lui, abbiamo tante cose da dirgli noi. Rimarrà tutto tra noi, però, non voglio anticipare quello che gli chiederemo. Di sicuro gli faremo presente alcune nostre sensibilità, e faremo qualche richiesta per il futuro”.

Infastidisce, come ogni cosa che riguarda questo ponte diventi un caso politico? Dall’inaugurazione all’assegnazione temporanea del nuovo ponte al vecchio concessionario, ancora prima della decisione sul trasferimento delle quote di Aspi dalla famiglia Benetton allo Stato?

“È una questione di visione. L’assegnazione della concessione del nuovo viadotto ad Aspi ha fatto impressione nello specifico del momento e del ponte, anche per la sua valenza simbolica, anche perché più facile da strumentalizzare politicamente. A noi però ha sempre importato e importa ancora allargare l’inquadratura”.
Ovvero?
“Ci aspettavamo la revoca totale delle concessioni, ci aspettiamo ora verità e giustizia dai processi, e continuiamo a portare avanti una battaglia che non è solo nostra, ma di tutti. Capisco che in molti vogliano dimenticare in fretta il disastro, ma per noi è fondamentale che l’esercizio della memoria permetta a questo Paese di progredire, di migliorare. Due anni dopo non abbiamo avuto né giustizia, né verità, e i primi a essere arrabbiati dovrebbero essere i cittadini italiani. La nostra lotta, ormai, la portiamo avanti soprattutto nell’interesse loro. Noi abbiamo perso tutto sotto al ponte, oggi combattiamo per far sì che a nessuno succeda mai più quello che è  capitato a noi”.

(La Repubblica)

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