A 90 giorni dall’elezione presidenziale, dalla procura di Manhattan trapela la notizia che l’azienda di Donald Trump è sotto indagine per possibili frodi ai danni di banche e assicurazioni.
L’annuncio è stato dato in anteprima dal sito del New York Times. A capo della procura di Manhattan c’è un noto magistrato democratico, Cyrus Vance Jr., figlio di un ex segretario di Stato e già sotto i riflettori per l’inchiesta sull’ex direttore del Fondo monetario Dominique Strauss Kahn.
La notizia a tre mesi dal voto rappresenta un notevole ampliamento delle indagini già in corso per eventuali reati fiscali a carico del gruppo immobiliare e alberghiero, le cui icone sono le Trump Tower presenti in diverse città degli Stati Uniti e del mondo.
Quando Trump divenne presidente, lasciò la direzione dell’azienda ai due figli maschi (Donald, Eric), ma senza mai dissociarsene completamente né abbandonare il suo ruolo di supervisione. Il nome più usato dell’azienda è The Trump Organization, si tratta di una galassia che raggruppa circa 500 società, nessuna delle quali è quotata in Borsa. L’opacità è totale, l’ultima stima (non confermata) le attribuisce un reddito annuo di quasi 700 milioni di dollari.
L’indiscrezione è filtrata quando la procura di Manhattan ha presentato nuovi dossier a sostegno della sua richiesta: vuole poter accedere alle dichiarazioni dei redditi presentate negli ultimi otto anni dall’azienda del presidente.
Trump si è sempre rifiutato di consegnare quei documenti: sia le dichiarazioni fiscali dell’azienda sia quelle sui suoi redditi personali, in questo infrangendo una tradizione che durava dai tempi del presidente Richard Nixon.
Il procuratore Vance ha già incassato una vittoria procedurale un mese fa, quando la Corte suprema ha dichiarato legittima la richiesta della procura di Manhattan. Tuttavia per il decorso dell’istruttoria sembra escluso che le dichiarazioni dei redditi possano diventare di pubblico dominio prima dell’elezione. Il nuovo filone dell’istruttoria diretta da Vance dovrebbe appoggiarsi sulle confessioni dell’ex avvocato di Trump, Michael Cohen, secondo il quale il presidente gonfiò il valore delle proprie aziende. In questo caso ci sarebbero gli estremi della truffa ai danni delle banche e altri creditori del gruppo.
Personaggio di primo piano a New York, Vance ebbe un periodo di notorietà mondiale quando fece arrestare Strauss Kahn per le accuse di stupro da parte di una cameriera di albergo. L’indagine stroncò la carriera di colui che all’epoca era considerato un potenziale presidente francese.
(La Repubblica)